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Unità_firenze-viaggio verso Auschwitz alla ricerca delle Verità della Storia

viaggio verso Auschwitz alla ricerca delle Verità della Storia Sul treno della Memoria Francesco Sangermano Quando il Treno della Memoria parte per la quarta volta da Firenze, c'è ...

26/01/2005
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viaggio verso Auschwitz alla ricerca delle Verità della Storia

Sul treno della Memoria

Francesco Sangermano

Quando il Treno della Memoria parte per la quarta volta da Firenze, c'è una bandiera della pace che sventola dalla carrozza numero 7. Ore 12.55, il treno riparte. Destinazione Oswiècim, meglio conosciuta come Auschwitz. Ci arriverà stamani, dopo 20 ore di viaggio passando per l'Austria e la Repubblica Ceca. Sui convogli diretti in Polonia più di mille persone tra studenti, docenti, rappresentanti delle istituzioni, giornalisti, privati cittadini. E due donne, Andra e Tatiana Bucci, che sessant'anni fa vivevano le ultime ore dentro a quel campo. Avevano 4 e 6 anni quando ci arrivarono. "Poi, un giorno, arrivarono i russi con le camionette. Li riconoscemmo dal berretto con la stella rossa" ricordano. Era il 27 gennaio 1945. Loro, le uniche bambine italiane scampate dall'inferno del campo, ci tornano per la terza volta. "Ma il nostro Auschwitz non l'abbiamo più visto. Lo faremo domani (oggi, ndr) e non sappiamo come sarà". Il loro Auschwitz. "I nostri ricordi di bambine non sono legati alla quotidianità. Abbiamo flash di immagini, sensazioni, odori. Per noi Auschwitz vuol dire freddo e neve. Se chiudiamo gli occhi vediamo il comignolo che non c'è più. E la nostra baracca, il Kinderblock. I bambini nei letti a castello, la blockova che dormiva dietro una tenda. E una stufa con la canna fumaria molto lunga. Una stufa che non scaldava". Dieci anni fa ci andarono d'estate. A ottobre c'è tornata solo Andra perché Tatiana si era fatta male a una gamba. "Ma la neve non c'era". E ad Auschwitz, il loro Auschwitz, quella non può mancare. "La prima volta che ci sono tornata ho visto l'erba. E i fiori". Ma non ci sono fiori nella loro memoria. "C'era solo terra brulla. Dura. Oppure il fango. E le nostre gambe nude, le scarpe troppo larghe che affondavano nella neve". Le hanno invitate anche alla commemorazione in ricordo delle foibe, il 10 febbraio. Tatiana si stizzisce. "Ci sarà il ministro Tremaglia, non ci andrò. Non l'ho mai sentito ammettere di essere stato dalla parte sbagliata. Non me la sento di stare insieme a uno così". Gli studenti ascoltano in silenzio. Hanno abbandonato i loro scompartimenti, le cuccette dove passeranno la notte. Per un po' i cellulari e le carte possono attendere. Si fanno fotograre con loro. Azzardano qualche domanda. "Mio nonno è stato in campo di concentramento, ma non ha mai voluto raccontarmi niente, gli faceva troppo male. A voi non dà noia tornare là?". "Ci torniamo per passarvi il nostro testimone, perché il tempo non cancelli la memoria". I ragazzi ascoltano. Lara, Veronica Laura, Alessandra, Simona e Antonella vengono da Castelfiorentino. Tre di loro sono già state a Mauthausen. "Ma Auschwitz è un'altra cosa. Lì si è consumato l'orrore". "Vedere significa capire quello che i libri non possono spiegare" dice Giulia Balestri di Pistoia. "Mi aspetto di prendere coscienza di quello che è successo - aggiunge Maicol Alunno - e poter davvero tramandare il ricordo". Hanno studiato. Valentina e Caterina, del Liceo Forte Guerri di Pistoia, hanno letto diversi libri sull'argomento. Ora vogliono verificare. "Perché per quanto uno si documenti niente vale più della testimonianza diretta". Andrea e Guglielmo del Giotto Ulivi di Firenze intervisteranno Andra e Tatiana. Servirà per un cd rom in cui inseriranno anche le foto del viaggio. "No, quella domanda non farla. Troppo retorica. Piuttosto chiediamogli se può un reduce accettare il pentimento del suo carnefice". Tatiana e Andra si guardano. Abbozzano un sorriso.


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