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Unità-Finanziaria, l'unica certezza sono i tagli

Finanziaria, l'unica certezza sono i tagli A Regioni ed enti locali il 10% in meno di risorse: un vero salasso Verso il tramonto lo sgravio Irap: è gelo con Montezemolo. Tornano le una tant...

28/09/2005
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l'Unità

Finanziaria, l'unica certezza sono i tagli

A Regioni ed enti locali il 10% in meno di risorse: un vero salasso
Verso il tramonto lo sgravio Irap: è gelo con Montezemolo. Tornano le una tantum

di Bianca Di Giovanni / Roma

SOLO TAGLI "Siamo in emergenza, abbiate comprensione". Così Gianni Letta ha aperto il tavolo tra governo e parti sociali nella tarda serata di ieri. Dopo di lui, una scarna presentazione di Giulio Tremonti. Il quale non ha fornito numeri precisi. Solo qualche ac-
cenno. Di certo c'è una correzione di 11,5 miliardi concordata con l'Europa (saranno 14 nel 2007) oltre a 4,5 miliardi di spese incomprimibili. Dunque, una manovra da circa 15 miliardi solo per "galleggiare". Siamo lontani dai 25 miliardi annunciati dal premier in Parlamento. Altro dato: ben 9 miliardi da cessione di immobili, di cui 6 "ereditati" dal 2005 e 3 nel 2006. Altra certezza: non si rivedranno le aliquote sulle rendite finanziarie. Stop: lo sviluppo è ancora tutto da scrivere.
Tra le ipotesi, verso il tramonto il "taglio" dell'Irap per due miliardi: probabilmente sarà sostituito dal "taglio" degli oneri contributivi. Era stato lo stesso premier ad anticipare la nuova misura qualche ora prima dell'incontro. "Sembra che Confindustria preferisca una riduzione del costo del lavoro", spiega Silvio Berlusconi rivelando contatti in corso tra industriali e ministero. Eppure al tavolo Luca Cordero di Montezemolo preferisce non intervenire. "Cosa dovrei dire?", bisbiglia durante il confronto. Stessa cosa fa Sergio Billè. Con le organizzazioni datoriali è gelo: non era mai successo prima. Tremonti parla in modo sommesso, tanto che Raffaele Morese, presidente Confservizi gli esclama: "Anche lei la ritroviamo un po' depresso". Al termine l'atmosfera è di pesante delusione. Sta di fatto che la manovra è ancora da scrivere: oggi il lavoro continua ma si fa sempre più probabile l'ipotesi che domani il consiglio dei ministri vari solo la correzione del deficit, mentre le altre misure saranno affidate al maxi-emendamento.
Se con le parti sociali è gelo, con gli enti locali (incontrati prima) è già battaglia. "Anche noi siamo pronti al corpo a corpo sui capitoli di bilancio", dichiara Tremonti aprendo l'incontro con governatori e sindaci. Un vero affronto, visto che proprio le amministrazioni decentrate sono destinate a pagare un prezzo pesante per contenere il deficit: 3 miliardi in meno. Ovvero, spese tagliate almeno di circa il 10% secondo la stima del presidente Anci Leonardo Domenici. "Ma non si toccherà il welfare né la spesa per personale e aumenterà quella per investimenti", spiega il viceministro Giuseppe Vegas. A questo punto ci si chiede: cosa si toccherà allora? "Semplice - fanno sapere dall'Anci - Non si fa manutenzione delle strade, delle scuole, dei parchi, Non si pensa ai trasporti, ecc.". Quanto al welfare, gli enti locali aspettavano una risposta da Siniscalco sul fondo sociale di quest'anno. "Ma Tremonti è appena tornato da Washington - spiega al tavolo Gianni Letta - Non ha avuto ancora tempo per queste cose. Così come per le risorse dei piccoli comuni". Il taglio per le Regioni dovrebbe essere di 1,5 miliardi (sui 3 complessivi) , cifra che equivale al costo dell'applicazione dei decreti Bassanini sul federalismo amministrativo. Verranno cancellati? Anche la sanità resta sotto tiro: mancano due miliardi a quanto preventivato per il 2006.
Tra le ipotesi circolate, 3 miliardi (non meglio identificati) per gli obiettivi di Lisbona. Solo sulla carta c'è l'innalzamento delle pensioni minime a 600 euro mensili , il 5 per mille per le Onlus, due miliardi da destinare alle famiglie (deduzioni fiscali?) , l'innalzamento delle pensioni minime a 600 euro. Ma non si parla di Tfr. Si avvia però la "riscossione Spa", società pubblica a cui viene affidata la lotta all'evasione assieme ai Comuni, cui spetterebbe il 30% delle somme effettivamente recuperate. Le ipotesi si moltiplicano. Ma resta sempre la domanda: chi pagherà la crisi?


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