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Unità: Finanziaria, i sindacatiscelgono la linea dura

Polemica con l’impostazione del governo anche Rifondazione Previdenza e sanità al centro del braccio di ferro

02/09/2006
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l'Unità

di Bianca Di Giovanni / Roma

ALTOLÀ Basta attacchi alle pensioni a mezzo stampa, un tavolo subito. I sindacati si compattano sulla previdenza, uno dei 4 capitoli indicati da Tommaso Padoa Schioppa (e dal Dpef) per realizzare le riforme sulla spesa pubblica. Non va giù né ai confede-
rali, né all’Ugl l’ipotesi di innalzare l’età pensionabile a 62 anni utilizzando disincentivi. Quei disincentivi sono «peggiori della legge Maroni», dichiara Guglielmo Epifani a Repubblica dichiarandosi pronto allo scontro. Ma quell’ipotesi secondo Cesare Damiano è destituita di ogni fondamento. Al ministero non si nasconde l’irritazione per quell’uscita a freddo del leader sindacale. «Se si preferisce la Maroni bisogna anche avere il coraggio di dire allora che chi compie 57 anni il primo gennaio 2008 dovrà aspettare tre anni per andare via - bisbigliano i collaboratori del ministro - Noi siamo per la Dini e per la flessibilità di uscita. Per tutta la Dini». L’ipotesi 62 anni non esiste? Eppure sui giornali se ne dibatte da giorni. Se non è di Damiano, la «simulazione» sui 62 anni con disincentivi sarà del Tesoro, rivelano i boatos. D’altronde si sa che Padoa-Schioppa vuole incidere in profondità sul sistema previdenziale, come ha di recente consigliato anche il governatore Mario Draghi. Il patto generazionale è a rischio - ragiona il ministro - si deve intervenire per i giovani precari. Il fatto è che nel mezzo ci sono i diritti di milioni di cittadini, messi di continuo nel mirino.
Sul fronte politico Rifondazione si schiera subito con i rappresentanti dei lavoratori, annunciando per lunedì la presentazione di un «pacchetto» di misure più attente ai ceti più deboli. Niente tagli a pensioni e sanità, e subito l’avvio della trattativa in Europa per ammorbidire la manovra, ripetono Franco Giordano, Paolo Ferrero e Giovanni Russo Spena. Per il resto la maggioranza procede in ordine sparso, con i Radicali (Bonino e Capezzone) a chiedere più rigore, Cesare Salvi (sinistra ds) che si affianca a Rifondazione, Marina Sereni (ds) che ricorda gli obiettivi dell’Unione nella tutela dei ceti più deboli. In un’intervista pubblicata oggi dal Mattino Livia Turco dice no all’ipotesi ticket. Insomma, la situazione è fluida. Servirà a trovare una posizione comune il vertice di maggioranza in programma lunedì? Difficile dirlo oggi. Altro appuntamento decisivo la conferenza Stato Regioni convocata da Vasco Errani per il 7. Ancora sconosciuta la data d’avvio del confronto con le parti sociali: sarà prima del 12 settembre, quando Romano Prodi andrà in Cina.
Sta di fatto che solo la trattativa di merito scioglierà davvero i nodi. «Solo lì tutti dovranno scoprire le carte - dichiara il sottosegretario Alfiero Grandi - Quanto a Rifondazione, penso che stia facendo un’opera meritoria: non ha mai chiuso la porta al dialogo, ha sempre spinto per l’equità». «Non diamo in pasto alla stampa soluzioni che hanno solo l’effetto di spingere la gente a scappare dal lavoro - dichiara il segretario Cisl Raffaele Bonanni - Bisogna sedersi intorno a un tavolo». «Abbiamo già visto in passato il bailamme di informazione mediatico-finanziaria - commenta Marigia Maulucci , Cgil - Serve subito una proposta unitaria del governo. Noi chiediamo che la manovra sia più riequilibrata sulle entrate, con la lotta all’evasione, la cancellazione del secondo modulo della riforma Tremonti e le rendite. Dovrà esserci anche il recupero del fiscal drag».


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