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Unità: Fare il giro del mondo dai banchi di una scuolanel centro di Roma

Alla “Federico Di Donato”, nel quartiere Esquilino, i bambini immigrati sono più del 60 per cento dei 550 iscritti.

09/02/2010
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l'Unità

G.M.B.

Nella scuola “FedericoDi Donato” la sogliadel 30 per cento dibimbi immigrati è stata,più che superata,travolta: sono il 64 per cento (su550 iscritti). E rappresentano unabuona parte del mondo: dalla Cina(la comunità più forte dopo quellaitaliana) alla Moldavia, dal Bangladeshalla Polonia, dalle Filippine allaRomania.Abbiamo scritto “rappresentano”e non “provengono” perché menodel 20 per cento dei “bambini immigrati”(cioè dei bambini senza cittadinanzaitaliana) è nato all’estero.Tutti gli altri, più dell’80 per cento,sono nati da noi. E sono dunque“stranieri” solo per via della legge.Per via della nostra legge che, alcontrario delle leggi di altre partidel mondo, degli Stati Uniti d’America,per esempio, si fonda sul“diritto del sangue” anziché sul“diritto della terra”, sullo ius sanguinis,anziché sullo ius soli.Fatto sta che la “Federico Di Donato”«è una scuola bellissima, soffittialti, corridoi spaziosi e un ampio cortiledove si può giocare». Si trova nelquartiere romano dell’Esquilino, adue passi da Piazza Vittorio. Un indirizzoche a molti farà venire in menteun’orchestra, “L’orchestra di PiazzaVittorio”, appunto, la band multetnicaraccontata nel pluripremiato documentariodi Agostino Ferrente che èriuscita a fondere suoni, musicisti estrumenti di ogni parte del mondo.In un certo senso la “Federico Di Donato”ne è la versione pedagogica. Alposto delle note musicali, le parole ei colori. Al posto dello spartito, un calendarioche s’intitola “Il mondo ènella mia scuola”.È dalle sue pagine che abbiamotratto la descrizione di questa «scuolabellissima». A scrivere la presentazioneè stata Maria Grazia, una signorache non solo è una delle mammedella minoranza italiana, ma è statauna scolara della “Federico Di Donato”«tanti anni fa, quando la situazioneera completamente diversa e dibambini “stranieri” praticamentenon ce n’erano». Una donna romanache ha assistito a questo «enormecambiamento» senza certezze, conqualche paura, ma anche senza pregiudizi.Che ha ragionato a lungo primadi iscrivere sua figlia in quellascuola che non era più, anche se erala stessa, quella di quando lei era una bambina. E che, alla fine, ha deciso:«Un pensiero ha vinto su tutti: permia figlia voglio una scuola che riflettail mondo in cui si vive, una scuolache insegni il dialogo, la convivenza,il rispetto».Sono le stesse parole che i leghistiliquidano come “buoniste”. Perché,dicono, la realtà è diversa e, quandosono troppi, i bambini immigrati creanoconfusione e rallentano i corsi distudio. L’esperienza della “FedericoDi Donato” dimostra che la verità èesattamente opposta. E infatti le famiglieitaliane scelgono di mandare ifigli nella scuola multietnica dell’Esquilino.Il calendario la racconta con i voltidei bambini. Mese dopo mese, inuna specie di giro del mondo. Dagennaio- con la foto di Tasnim, IVB, Bangladesh- a dicembre - con l’immaginedi Kasim, IVC, Benin. Due bambiniche, come la figlia di Maria Grazia,non dovranno studiare cos’è l’integrazioneperché, semplicemente, larespirano: «Fa già parte della loro vitaquotidiana, la vivono ogni giornotra i banchi della mensa e il cortile eogni giorno compiono un viaggio,un percorso intrigante, divertente eprofondo». v


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