Unità: Epifani: «Vedo poca sinistra nel Pd»
Il segretario Cgil preoccupato: la manifestazione del 20 ottobre finirà per essere contro il sindacato
di Simone Collini / Bologna
L’ARRABBIATO Ne ha per tutti, Guglielmo Epifani. I promotori della manifestazione del 20 ottobre e quanti accusano il sindacato di difendere i fannulloni, Confindustria che pensa solo a sé e il governo che sulla Finanziaria ha ricominciato col brutto balletto di
cifre proprio come l’anno scorso. Intervistato alla Festa nazionale dell’Unità, per ognuno di questi il segretario della Cgil ha una risposta. Anche il Partito democratico non ne esce indenne: «Dovrà lavorare sull’identità e sui valori. È strano che alla fine del percorso la sinistra democratica possa essere rappresentata da quel residuo 10% che ne resterà fuori . Si dovrà dar voce all’ala sinistra all’interno del Pd». Ma è un argomento che occupa i minuti finali dell’intervista. Che invece è inevitabile parta dal protocollo sul welfare. Epifani guarda alle prossime settimane con un misto di fiducia e preoccupazione. La prima è per il fatto che la consultazione sul protocollo sarà la «risposta democratica a chi vorrebbe che il sindacato conti meno»: se ai primi di ottobre voteranno, come già accaduto in passato, quattro milioni di lavoratori, il sindacato avrà dimostrato di essere capace di mettere in campo «una prova democratica che nessuno è in grado di fare». Dalle urne Epifani si aspetta un sì all’accordo, perché pur non avendo lui nascosto un giudizio critico su alcuni punti, il giudizio sul complesso del provvedimento non può che essere "positivo": «Dire no all’accordo significa dire no al superamento dello scalone voluto da Maroni e al fatto che dopo vent’anni si ridà attraverso la contrattazione ai pensionati il potere d’acquisto perduto». Per questo Epifani, tra gli applausi difende l’accordo: «Abbiamo fatto il massimo possibile. Sfido coloro che lo criticano a fare meglio di noi. Se ci riescono, mi tolgo il cappello, ma non ce la possono fare».
Ma la sfida portata al sindacato al momento rischia di essere la manifestazione del 20 ottobre. Epifani lo sa: «Mi sfugge per quale motivo sia fatta questa manifestazione. A un certo punto ho temuto, e in parte per la verità continuo a temere, che fosse contro l’accordo». Ecco il paradosso e i rischi che vede in questa iniziativa il segretario della Cgil. Il referendum di lavoratori e pensionati si chiude il 10 ottobre. «Se diranno sì la manifestazione diventa contro la maggioranza dei lavoratori. Molto più logico sarebbe stato aspettare l’esito del referendum». Ma ormai la manifestazione è stata indetta. Con una piattaforma che, nota con un sorriso Epifani, ogni giorno cambia in parte. Questo per consentire di non farla apparire come contro il governo. Ecco allora l’altro timore. «Mi viene il sospetto che si voglia mettere al riparo il governo e attaccare per l’accordo il sindacato. Se è questo il gioco, non ci sto».
Per il segretario della Cgil ognuno dovrà fare la propria parte, anche per evitare che "il malessere, che c’è «si riversi contro un accordo che "migliora le condizioni di lavoratori e pensionati». E se la vittoria del sì al referendum per Epifani «spingerebbe il governo a fare quello che i cittadini si aspettano» in materia di welfare, occupazione, fisco, è anche vero che il governo da parte sua «non deve deludere». Cominciando dalla Finanziaria. «L’anno scorso abbiamo assistito a un balletto di cifre che non va bene perché ai cittadini si deve trasparenza sui conti. E poi sono state fatte troppe promesse non mantenute: il governo deve selezionare gli obiettivi. Chiedo a loro il coraggio e la responsabilità di assumere una proposta. Se lo abbiamo fatto noi siglando l’accordo, lo sappia fare anche il governo».
«Bisogna fare meglio», è il messaggio che Epifani lancia al governo. Insieme a quello di non seguire troppo le sirene di Confindustria. Montezemolo chiede una riduzione delle tasse alle imprese? A parte che lo scambio proposto Ires-incentivi non sarebbe a costo zero. Ma Epifani sottolinea che Confindustria primo, deve essere coerente e secondo, non può pensare solo a sé, chiedendo ancora riduzioni fiscali dopo aver già ottenuto il taglio del cuneo fiscale: "A chi ci ha accusato di difendere i fannulloni dico che noi non difendiamo chi non fa il proprio dovere, che non è un amico dei lavoratori. E che ci sono fior di dirigenti condannati che non si riesce a mandare a casa, e non è il sindacato che li difende. Faccio poi notare che non ci sono solo lavoratori fannulloni. Ci sono anche imprese fannullone, che prendono soldi pubblici e poi chiudono, che assumono con gli sgravi e poi licenziano alla prima difficoltà. Confindustria quando parla di salari dice che vanno legati alla produttività, per premiare chi lavora di più e meglio. Quando parla di imprese se lo scorda e dice che in quel caso gli aiuti vanno dati a tutti». Alla Festa dell’Unità sono solo applausi, ma a Epifani non sfugge che i prossimi saranno mesi complicati.