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Unità: Epifani: pronti alla piazza per i valori antifascisti

Non ci sarà un’altra commemorazione sporcata dai rigurgiti revisionisti dei finiani.

12/09/2008
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l'Unità

La promessa della Cgil è chiara: il sindacato è pronto a scendere in piazza se i fatti dell’ultimo 8 settembre si ripeteranno ancora una volta. Guglielmo Epifani lo dice senza giri di parole: «se ad ogni commemorazione da ora in poi il ministro della Difesa dirà che in fondo erano tutti, seppure su fronti diversi, figli della stessa storia, chi combatteva per la libertà e chi combatteva insieme con i fascisti e i nazisti; oppure se possiamo consentire che il sindaco di Roma dica che fino alle leggi razziali il fascismo non aveva commesso fatti esecrabili, noi non dobbiamo sentire solo l’indignazione, ma dobbiamo tornare in piazza a dire non le nostre ragioni, ma le ragioni della verità. Sui valori della Resistenza e della Costituzione "non si arretra», semplicemente.
Il segretario generale della Cgil ieri ha parlato dal palco dell’attivo dei delegati bolognesi cui presentava la mobilitazione prevista in tutta Italia contro la politica economica del Governo Berlusconi. Ma nella città emiliana medaglia d’oro per la Resistenza è inevitabile non rievocare quelle parole del sindaco romano Gianni Alemanno e del ministro Ignazio La Russa, i quali alla prima occasione di commemorazione ufficiale si sono lanciati in un improbabile tentativo di riabilitare il fascismo e la Repubblica sociale. E la reprimenda di Epifani è durissima. D’altronde, spiega il leader Cgil «cosa deve dire un sindacato come il nostro, che fu il primo oggetto degli attacchi del fascismo? Noi abbiamo avuto morti nelle Camere del Lavoro, incendi, distruzioni, l’abolizione della libertà sindacale nel 1926. Dal ’19 al ’26 abbiamo costellato con il sangue di lavoratori e dirigenti sindacali il nostro paese».
Epifani cita Giacomo Matteotti, Giovanni Amendola e «tutti quelli che morirono» prima della promulgazione delle leggi razziali. «Noi - redarguisce - dobbiamo stare attenti, perché in un’epoca come questa il senso della memoria viene in qualche modo molto ristretto. Purtroppo quello che per noi è pacifico, non lo è per le nuove generazioni. Di questo ho paura, non della durezza delle frasi che vengono dette da un ministro o dal sindaco di Roma, ma del fatto che queste frasi cadono su una memoria in cui la forza di valori condivisi non c’è più».
Oltre al fronte delle lotte sociali e per i salari, dunque, gli eredi di Giuseppe Di Vittorio sono pronti a passare in prima linea anche per la difesa dei valori costituzionali e dell’antifascismo. Bruciano troppo quelle dichiarazioni di Alemanno e La Russa che anche il segretario bolognese del sindacato, Cesare Melloni, reputa «gravissime e inopportune, ma non sorprendenti: quando la destra è al Governo si presenta sempre come "il nuovo", ma porta il vento della restaurazione e del revisionismo. Invece l’Italia nuova è quella nata dalla Resistenza e che si basa sulla Costituzione».


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