Unità: Epifani: pensioni niente ultimatum
«Se qualcuno ha intenzione di lasciare la legge attuale ricordi che questo porterebbe a iniziative di lotta»
«Non accetteremo ultimatum». Il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, torna sul «prendere o lasciare» imposto da Padoa-Schioppa in tema di riforma delle pensioni e avverte: «Se qualcuno ha intenzione di lasciare la legge attuale ricordi che questo porterebbe a iniziative di lotta». Intanto, mentre nelle fabbriche si registrano le prime proteste, Prodi minimizza le tensioni nella coalizione: «Gli interessi e i valori sono enormi e differenti, per questo il problema pensioni va risolto con il consenso». IL GIORNO DOPO la bufera sulle pensioni i toni si smorzano, ma le posizioni restano le stesse. Il premier minimizza le tensioni nella coalizione «ci sono nella maggioranza, nella minoranza, e tra diverse categorie sociali» spiega. Il tema è complesso «gli inte-
ressi sono enormi e differenti e per questo va risolto con il consenso».
La necessità di un’intesa condivisa espressa da Romano Prodi frena l’impeto rigorista del ministro Padoa-Schioppa che ai sindacati ha dato l’aut-aut, o si fa un intesa entro giugno o resta lo scalone. Un prendere o lasciare che ha sollevato un vespaio. Contrari i sindacati, contraria l’ala sinistra della maggioranza che ha ripetuto di non volerci stare. Diliberto e Giordano lo hanno detto direttamente al premier impegnato in un difficile lavoro di mediazione.
Ci torna su il segretario della Cgil che non solo dice che non accetterà «ultimatum», ma si interroga sul gioco che si sta giocando, quello del gatto e il topo? «Noi a fare il topo non ci stiamo», conclude. Anche perché i sindacati hanno una base a cui rispondere e dalle fabbriche del Nord ieri è partita la mobilitazione a colpi di fax e scioperi. Protagoniste proprio le tute blu della Cgil. «Se qualcuno ha in mente di lasciare in vigore l’attuale legge ricordi che questo porterebbe a iniziative di lotta nei confronti dello stesso governo», avverte il sindacalista.
A sentire il ministro del Lavoro se ne farà a meno. Cesare Damiano fa notare che Padoa-Schioppa rappresenta il governo tanto quanto lo rappresenta lui. «E io sono un uomo di dialogo, non sono abituato a lanciare aut-aut», dice. Quanto al merito «le soluzioni si troveranno all’interno delle linee che il governo ha esposto». Quelle scritte nel documento illustrato dal titolare del Lavoro o quelle verbali scandite dal titolare dell’Economia? «Nella relazione che ho presentato ci sono i contenuti essenziali dell’azione che il governo perseguirà». Il governo ha una visione complessiva unitaria», afferma Damiano. Le divergenze verranno superate? La domanda è stata girata a Tommaso Padoa-Schioppa. «Stiamo facendo di tutto per farcela», è stata la risposta.
Dalla sua parte il ministro dell’Economia ha il Fondo monetario internazionale che reclama la riforma previdenziale in quanto «cruciale» per l’Italia, dato il debito pubblico ancora alto e l’invecchiamento della popolazione.
La sinistra radicale non ne vuole sapere. «Padoa-Schioppa parla per sé, non per il governo. E sicuramente non parla in mio nome», fa sapere Oliviero Diliberto. Il segretario del Pdci ha avuto un colloquio telefonico con Prodi che ha anche incontrato Franco Giordano, Prc, il quale gli ha ripetuto che «se la posizione del governo rimane quella di Padoa-Schioppa, l’accordo non ci sarà mai». L’accordo ci farà perché «è una strada obbligata». È questa la posizione dei Ds che con Massimo D’Alema, Vincenzo Visco e Piero Fassino invitano tutti a «non drammatizzare».