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Unità: Epifani: «Dal governo ora ci aspettiamo risposte convincenti e concrete»

I leader sindacali convenuti al congresso della Uil fanno intendere che la fase di «luna di miele» con l’esecutivo sta per finire

28/06/2006
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l'Unità

I leader sindacali convenuti al congresso della Uil fanno intendere che la fase di «luna di miele» con l’esecutivo sta per finire. Domani il primo incontro a palazzo Chigi
Né a priori né a prescindere Il consenso della Cgil al governo seguirà le scelte. Dal palco del congresso della Uil Guglielmo Epifani non dimentica le ovazioni che il suo sindacato tributò a Prodi candidato premier. Anzi, parte da lì, dalle aspettative di cambiamento di cui la Cgil si è fatta portatrice schierandosi contro Berlusconi in barba a una neutralità ipocrita. «Ma chi ha investito in quel cambiamento ora lo vuole, vuole risposte», dice rivolto a Romano Prodi che entra al palazzo dei Congressi poco dopo l’inizio del suo intervento. Come Angeletti e Bonanni, e forse più di loro, Epifani è in attesa di sapere. È questione di ore, Enrico Letta ha confermato che l’incontro a palazzo Chigi con le parti sociali ci sarà domani. Le opinioni del sindacato «devono pesare sulle scelte conseguenti», scandisce Epifani, e questo già sarebbe un segnale di cambiamento.
I paletti di Corso d’Italia affondano in questo primo mese di governo in cui - necessariamente - ci sono stati più annunci che fatti. Ma per il segretario della Cgil non c’è bisogno di allarmi, «uno dopo l’altro», per dire che la situazione è delicata. Il paese sa come stanno le cose, a suo avviso «è maturo» «dirglielo ripetutamente genera allarme sociale». «Nessun catastrofismo, è la realtà» replicherà Prodi. Epifani sa, e lo dice, che l’eredità ricevuta «è più difficile di quanto si immaginasse». Questo però non giustifica «come ho letto in una fantomatica tabella C» tagli alla cultura, alla cooperazione alla ricerca, all’università. Quanto a sanità e scuola, altri tagli non sarebbero sopportati. Le linee di intervento indicate dalla Cgil guardano alla lotta all’elusione, all’evasione , al lavoro sommerso «si faccia pagare in maniera equa quella parte di paese che in questi anni si è arricchita» e quando si tratterà di ridurre il cuneo fiscale, si faccia attenzione a dare «pari dignità» a imprese e lavoratori, guai se questi venissero trattati in modo residuale.
Il congresso della Uil è anche l’occasione per parlare alle altre due confederazioni, per dire che «con l’unità sindacale i lavoratori sono più forti». Quanto all’iniziativa di Luigi Angeletti di dare disdetta all’accordo del 23 luglio ‘93, per Epifani «prima converrebbe raggiungere un nuovo accordo».«Dobbiamo trovare tra di noi una soluzione sulla riforma del modello contrattuale. Con serenità, senza strappi perché questa situazione di stallo non si giustifica», ha detto dopo di lui il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni. Anche da via Po si levano preoccupazioni all’indirizzo del governo . «La manovra correttiva non ci convince. È necessaria? Alcuni ministri importanti hanno messo le mani avanti. Anche Cgil, Cisl e Uil mettono le mani avanti», sintetizza Bonanni. Dopo l’intervento di Prodi, il leader cislino si sentirà rassicurato «però bisogna vedere sul campo». Per i sindacati, insiste, il passo preliminare è capire da che parte si va «quando si tratta di sacrifici». «Poi discutiamo del resto».
Il presidente del Consiglio è stato ben accolto dalla platea Uil. Lo stesso è avvenuto al ministro del Lavoro Cesare Damiano che con molti dei presenti ha condiviso battaglie e iniziative. Tocca a lui scendere un po’ più nel dettaglio di alcune questioni che stanno a cuore al sindacato. Sulle pensioni: «No a nuove riforme, occorre correggere lo “scalone”, la bussola è la riforma Dini del ‘95, bisogna far decollare la presidenza integrativa, anche nel pubblico». Il cuneo fiscale «va ridotto a chi assume a tempo indeterminato» e «non deve toccare i contributi previdenziali ma gli oneri impropri». Rispondendo a Epifani, Damiano afferma che a suo avviso i benefici «devono andare tanto a vantaggio dell’impresa che del lavoro». E se si vuole ridurre il lavoro precario, oltre che modificare radicalmente la legge 30 si deve alzare il carico contributivo per il lavoro parasubordinato, rendendolo meno conveniente.
Tutti o quasi i sindacalisti intervenuti al palazzo dei Congressi hanno rifiutato la logica dei due tempi, cioè prima il risanamento, poi lo sviluppo. Il ministro è d’accordo. Se il Paese ha bisogno di rimettere i conti in ordine, la questione del rigore «sia contestuale alla questione dello sviluppo e alla redistribuzione delle risorse in base a principi di equità». Il congresso della Uil si chiude oggi. Domani tutti a palazzo Chigi. È prevedibile che il tempo di «luna di miele» che per Luigi Angeletti va concesso al nuovo esecutivo stia per scadere. Come ha chiesto Epifani «comincia il tempo delle scelte e delle risposte».


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