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Unità: Enti di ricerca prime vittime della manovra. ISFOL occupato

I 630 dipendenti mobilitati contro l’ipotesi di chiusura prevista dal decreto anti-crisi Il provvedimento riguarda anche altri istituti, come Isae e Ias. Il no di Pd e sindacati

25/05/2010
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l'Unità

Laura Matteucci

L’anno scorso, per concorrere a finanziare il mancato incasso dell’Ici, ne prosciugarono il fondo istituzionale. Quest’anno, per partecipare alla manovra contro la crisi che non c’è mai stata e, semmai, è alle spalle, lo vogliono chiudere tout-court. La ricerca sacrificata per denaro: poco, tra l’altro, visto che la maggior parte dei finanziamenti per questo genere di attività arrivano da Bruxelles, dove la sensibilità per il lavoro intellettuale è più viva. L’Isfol (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori) rischia di essere tra le prime vittime della manovra, insieme ad altri enti statali di ricerca, quali lo Ias (che si occupa di affari sociali) e l’Isae (che invece si occupa di analisi economiche). I dipendenti, da ieri, stanno occupando la sede di Roma: sono 630 persone, 270 delle quali con contratti a tempo determinato che verrebbero lasciate a casa, mentre per gli altri si prospetta un futuro con Sacconi al ministero del Lavoro, oppure di mobilità verso altri enti. L’assemblea dei dipendenti ha già chiesto un incontro immediato a Sacconi,ma soprattutto vuole «il ritiro dell’ipotesi di soppressione dell’Isfol e degli altri enti di ricerca». Oggi il Consiglio dei ministri potrebbe decidere del loro destino (ma le voci su un rinvio sono insistenti), stralciando o confermando quell’articolo del documento economico da 26 miliardi di tagli che ne dichiara il necessario sacrificio. Il valore della ricerca Come spiega Claudia Tagliavia, ricercatrice: «Noi facciamo analisi, studio e proposte nei campi delle politiche sociali, del lavoro e della formazione professionale, forniamo anche assistenza tecnica a soggetti istituzionali, come gli enti locali. Tutto questo ha senso ed è utile se il governo intende mettere in campo politiche attive del lavoro. Se gli enti di ricerca dovessero venire chiusi, si disperderebbero altri pezzi di conoscenza, altre competenze andrebbero sprecate». Tagliavia lavora all’Isfol dal 2001, ma solo nel 2009 è stata stabilizzata, insieme ad altri 300 colleghi, precari anche da 15 anni, a seguito di lunghe battaglie sindacali. Lo ricorda Gianni Fuga, Flc Cgil di Roma: «Problemi di organico ne abbiamo avuti sempre - dice - Il comparto della ricerca è il più precarizzato tra i settori pubblici. Adesso, questa ipotesi di soppressione è un vero e proprio attacco all’autonomia della ricerca». I dipendenti dell’Isfol incassano la«piena solidarietà» del Pd, in una ventina hanno dormito negli uffici, e intendono proseguire la lotta contro la chiusura. «A fronte di un discutibile risparmio economico - si legge nella nota del Pd diRoma- ci si priverebbe di quegli strumenti di conoscenza e supporto tecnico alle politiche del lavoro e della formazione fondamentali per il sostegno ai lavoratori, in un periodo di grave crisi come quello attuale. Inoltre sarebbe un duro colpo per la ricerca pubblica, mentre proprio gli investimenti in ricerca e innovazione giocano un ruolo strategico nello sviluppo del Paese» (del resto, anche il ministro alla Sanità, Ferruccio Fazio, parlando ai medici di Milano, conferma tagli al comparto: «Ci auguriamo non nella ricerca», riesce a dire). «L’ennesimo atto di macelleria sociale, da parte di quel centrodestra - sempre il Pd - che sino a poche settimane fa negava la gravità della recessione, e ora vuol far pagare il conto della sua irresponsabilità ai lavoratori. È inaccettabile». Altri risparmi, sempre previsti dalla manovra, dovrebbero arrivare da alcune razionalizzazioni degli istituti di previdenza e infortunistici. Potrebbero venire soppressi l’Ipost (ente previdenziale dei lavoratori delle poste) e Ipsema (previdenza e assistenza del settore marittimo): le rispettive funzioni sarebbero assorbite da Inps e Inail.


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