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Unità: E' tra i più bravi d'Italia ma non è italiano

Henri Ibi, albanese, è uno dei 25 migliori studenti. È con noi dal 2001 e il suo sogno è la cittadinanza. Ma arriverà prima una medaglia d’oro

10/10/2009
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l'Unità

Cinque anni di residenza in Italia per ottenere la cittadinanza vi sembrano pochi? Henri Ibi è arrivato dall’Albania nel 2001. Nei primi 4 mesi, iscritto all'ultimo quadrimestre della quinta elementare, ha imparato l'italiano. Da allora la sua carriera scolastica si è svolta nel segno dell’integrazione, al punto che nell'ultimo anno scolastico si è qualificato come uno dei 25 migliori studenti d'Italia. Il5novembre riceverà dallemani del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano la medaglia d’oro di Alfiere del Lavoro, il premio della Federazione Nazionale Cavalieri del Lavoro pensato per valorizzare l'eccellenza intellettuale nel mondo della scuola. Incontriamo Henri Ibi nel Collegio Universitario dei Cavalieri del Lavoro, uno dei collegi nazionali d’eccellenza (il più famoso è la Normale di Pisa). È uno dei 14 che sono stati ammessi, su circa 200 candidati provenienti da tutta Italia. Studierà giurisprudenza a Roma, non ha ancora deciso se a "La Sapienza" o a Torvergata. A Cremona, nel liceo "Anguissola", dove si è diplomato col massimo dei voti, ha maturato una grande passione per il diritto e la legalità:«Abbiamo studiato la Costituzione articolo per articolo. A Palermo, abbiamo incontrato Rita Borsellino. Ci sono stati anche alcuni incontri con don Luigi Ciotti e abbiamo seguito la sua Carovana Antimafia». Henri sogna di diventare magistrato: «Un sogno che sembra impossibile, lo so. Ma anche quello di essere qui a Roma per studiare all'università era tale. Penso che il fatto di avere origini straniere potrebbe aiutarmi a capire le situazioni di altri cittadini immigrati e a trattarle con una maggiore consapevolezza». Gli inizi non erano stati facili: «Quando sono arrivato a Cremona non parlavo una parola di italiano. Ma fin dalle elementari ho trovato insegnanti e compagni stupendi, che mi hanno aiutato in tutti i modi ». Il padre, ex ufficiale della polizia albanese, era arrivato in Italia da Tirana nel 1998 e all'inizio si era dovuto adattare, come tanti suoi connazionali, ai lavori che capitavano. Nel 2001 è riuscito a far arrivare la famiglia: la moglie, Henri e la sua sorellina Agiola. Oggi il padre di Henri è titolare, con il fratello, di un’impresa edile, che conta anche alcuni dipendenti. Henri è stato bravo, ma anche fortunato, perché non ha mai sperimentato episodi di razzismo o di intolleranza. Mala legge sui respingimenti ugualmente l'ha colpito negativamente. «Credo che sia una legge sbagliata e disumana. Respingere un barcone di migranti significa consegnarli a un rischio concreto di morte .Macome si può avere il coraggio di mettere in pratica una cosa simile?». Henri ha solo un rammarico: non aver potuto votare alle ultime elezioni, pur avendo raggiunto la maggiore età, in quanto non ha ancora la cittadinanza italiana.


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