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Unità: E nella scuola il governo «crea» i precari permanenti

Il taglio delle cattedre e lo stop al turn over bloccherà l’immissione in ruolo di migliaia di docenti. Per sempre

13/07/2008
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l'Unità

di Marina Boscaino/ Roma

IL PIANO TRIENNALE del governo Prodi prevedeva l’immissione in ruolo di 150 mila precari. Il decreto Tremonti - una vera e propria possibile involuzione
della scuola italiana, con un taglio di circa 100 mila docenti - va ovviamente ad incidere in maniera pesante anche su quelle previsioni; nei prossimi anni per una decina di docenti che vanno in pensione, si potrebbe verificare un’unica assunzione. Venerdì a Roma i C.I.P. - Comitati Insegnanti Precari, associazione nazionale - hanno organizzato assieme ad altre associazioni un incontro nazionale che ha posto al centro non solo la questione del precariato, ma anche la necessità di unire le forze per orientarle contro il progressivo disimpegno strategico ed economico proposto dalla maggioranza. "Precario" è un termine generico: nell’attuale anno scolastico a questo titolo -tra docenti e Ata- sono state reclutate 150.000 persone. A questi va aggiunto la schiera senza nome di docenti che ogni anno vengono chiamati per brevi periodi. Considerando il decreto economico, le 25 mila immissioni in ruolo, per cui si attende ormai solo l’atto formale, potrebbero essere le ultime, se il Governo durasse in carica 5 anni e si verificassero le condizioni di attuabilità dei tagli stabiliti. Le circa 100mila cattedre destinate a sparire in tre anni saranno in gran parte compensate dai pensionamenti. Infatti dal 2009 alcuni variabili previste -incremento del rapporto alunni-docente, modifica dell’organico della scuola primaria con il ritorno al maestro unico (ipotesi su cui la Gelmini continua a nicchiare), riduzione dell’orario settimanale nei tecnici e nei professionali, per non parlare dell’ipotizzata (e caldeggiata soprattutto da Aprea) riduzione delle discipline e delle ore relative)- causeranno un allontanamento dalla scuola pari al numero dei pensionati. Le graduatorie ministeriali saranno pertanto immobilizzate fino alla sostituzione con le nuove liste di reclutamento, mentre quelle ad esaurimento saranno usate solo per le supplenze. È probabile che agli abilitati vecchi e nuovi dal 2012 venga destinato un albo regionale, da cui le singole scuole potrebbero chiamare i docenti, con probabile assorbimento delle graduatorie preesistenti. Come rispondere a questo attacco non solo al ricambio generazionale all’interno della scuola, ma all’esigibilità dei diritti di quanti - moltissimi - hanno permesso alla scuola di funzionare, accettando situazioni di continua mobilità, sospensione degli stipendi, precariato lavorativo ed esistenziale, considerando incertezza e lentezza delle nomine? La preoccupazione è stata testimoniata dalla grande partecipazione all’incontro dei Cip. Oltre che delle disposizioni contenute nel decreto 112, si è discusso di autogoverno delle istituzioni scolastiche e stato giuridico dei docenti, di tagli alla scuola statale e finanziamenti alla privata, di graduatorie, soprattutto in vista delle novità cui si accennava. L’assemblea ha espresso una forte volontà di mobilitazione comune nella rivendicazione dei diritti acquisiti, nonché contro la proposta del centro destra di attribuire ulteriori poteri ai dirigenti scolastici nel reclutamento dei docenti. La volontà di azione comune dei pracari della scuola ribadita da Curreli, presidente del CIP, si va ad aggiungere alla promessa di un autunno caldo ribadita qualche giorno fa da Panini, segretario nazionale della Flcgil. A sottolineare l’emergenza istruzione minacciata dalla manovra di Tremonti.


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