Unità: E la Cgil diventa il rifugio delle anime del centrosinistra

di Felicia Masocco
La destra ha vinto e guiderà un governo di legislatura. Comincia da questo dato inconfutabile l’analisi del voto che ieri ha impegnato alcune ore la segreteria della Cgil. Berlusconi ha vinto e per il sindacato di Corso d’Italia non è una buona notizia. Si apre una nuova fase che, spera, non ripeta nulla dell’esperienza del precedente governo di centrodestra scandita da accordi separati senza la Cgil e da un forte conflitto sociale. Dal canto suo Guglielmo Epifani fa sapere che si confronterà col nuovo esecutivo «senza ideologismi» e lo giudicherà «in base alle scelte e al metodo che assumerà».
Fare il sindacato in senso stretto e farlo unitariamente a Cisl e Uil. Questa la scelta di Epifani. Perché se è vero che non ci sono governi amici, è pur vero che alcuni hanno meno simpatia di altri per il sindacato. Meglio restare uniti. Quindi - scrive Epifani in una nota - «per la Cgil il confronto con il governo ripartirà dal documento unitario sulla riduzione del fisco per lavoratori dipendenti e pensionati e sulla riduzione di prezzi e tariffe, c’è bisogno di sostenere la domanda dei consumi e degli investimenti».
Sarà un confronto che in Parlamento avrà il Pd come unico referente per il centrosinistra. La Sinistra Arcobaleno è fuori, la maggioranza della Cgil non ha mai nascosto critiche e malumori per quella “concorrenza diretta” al sindacato che la sinistra radicale non ha fatto mancare nei due anni di governo Prodi, basti pensare al protocollo sul Welfare. Detto questo per Epifani «colpisce negativamente l’assenza in Parlamento delle forse della Sinistra Arcobaleno e quella di altre forze politiche storicamente da sempre presenti, dato sul quale è necessario che queste formazioni sappiano fare una lucida e coraggiosa analisi».
Viene meno la “concorrenza diretta”, ma anche la rappresentanza politica che quelle forze assicuravano a un pezzo di società italiana, un pezzo che per buona parte si sovrappone a quello rappresentato dalla Cgil. La seconda sfida per Epifani viene da qui, tanto più che il voto ha segnato uno spostamento a destra dell’asse politico del Paese. «Questo voto carica di responsabilità nuove anche la Cgil - commenta Epifani sul prossimo numero di Rassegna sindacale - siamo l’unica sede in cui sono presenti tutte le anime e le culture del centrosinistra e anche una parte di chi ha votato in un’altra direzione». Che fare? Maggiore concretezza, non perdere mai di vista le condizioni delle persone e la capacità di dare risposte ai bisogni concreti: «Occorre farlo senza fughe in avanti, senza ideologismi e senza cercare improbabili rivincite a breve». Ma dando più forza ai valori e ai programmi ritenuti essenziali. Il messaggio per l’ala sinistra di Corso d’Italia è chiaro, no al conflitto fine a se stesso, con allegato l’invito a riflettere su di un voto che non ha soltanto penalizzato il centrosinistra perché, tra l’altro, «non ha dato le risposte necessarie alle attese di lavoratori e pensionati», ma ha bocciato il “radicalismo ideologizzato”.
C’è poi un’altra sovrapposizione. Il voto del Nord, con l’impressionante affermazione della Lega, conferma che molti iscritti Cgil hanno votato a destra con un’evidente scissione tra rappresentanza sociale e rappresentanza politica. Più in generale: «l’andamento del voto di operai e pensionati interroga tutti, anche la Cgil», afferma Epifani. Il comitato direttivo per discuterne è per il 29 aprile. A fine maggio la conferenza di organizzazione che per la Cgil segnerà «un reinsediamento più forte nei luoghi di lavoro e nei territori».