Unità: E i liceali non sanno cos’è l’Olocausto
Per un italiano su due se ne parla troppo. Ma nelle scuole vince l’ignoranza
SONDAGGI E PREGIUDIZI
Il 27 gennaio 1945 si aprirono i cancelli di Auschwitz. Ai primi soldati dell’Armata Rossa che entrarono nell’immenso campo di concentramento si spalancò davanti l’orrore. Per non dimenticare quell’immane tragedia, i sei milioni di ebrei, zingari, portatori di handicap, omosessuali sterminati dai lavori forzati, dal freddo, dalle camere a gas il parlamento italiano ha approvato sette anni fa Il giorno della Memoria, rispondendo a una direttiva dell’Onu. In Israele «Yom HaShoah», l’equivalente, è in vigore dal 1959. Una pausa di riflessione voluta affinché, anche chi non c’era e chi non sa, si possa rendere conto di cosa significò la Shoah. Conoscere la Storia, e i suoi crimini, perché non si ripetano.
Una preoccupazione inutile, addirittura eccessiva per un italiano su due. A rivelarlo è un recente sondaggio che ci informa anche che i nostri connazionali ritengono che i cittadini di religione ebraica parlino troppo della Shoah. Che la «lobby ebraica» abbia troppo potere economico lo pensa invece «solo» un terzo degli intervistati. Pregiudizi - per non dire rigurgiti di antisemitismo - che non appartengono solo al nostro paese. Secondo il rilevamento statistico nel resto d’Europa va anche peggio.
Che le risposte degli intervistati siano frutto di ignoranza e pregiudizio lo confermano, se ce ne fosse bisogno, i dati di un altro sondaggio, quello realizzato dalla Swg per il Venerdì di Repubblica. L’inchiesta, condotta su 500 studenti delle scuole superiori italiane (licei e tecnici), ha messo in luce delle lacune allarmanti: il 40 per cento degli studenti non sa cosa sia la Shoah, e a fronte di un 37 per cento che risponde correttamente, un altro 8 per cento sull’Olocausto fornisce una risposta comica se non fosse tragica: «Qualcosa che riguarda gli ebrei». La confusione regna sovrana anche intorno alla nascita dello Stato di Israele. Un terzo degli intervistati ignora del tutto la data, quasi un altro 30 per cento si perde nelle nebbie della storia, ponendone la fondazione al tempo dei romani o delle crociate, e solo il 28 per cento dei ragazzi risponde correttamente il 1948.
«Occorrono libri. Non leggi speciali...», ha detto il Rettore di Roma Tre, Guido Fabiani, presentando il master che l’Università dedica alla Shoah.
Per fortuna che se ne parlava troppo.m.i.f.