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Unità: «È finita l’era degli esami da burletta Ora patti chiari con le private»

L'ex ministro Berlinguer: più rigore e maggiori garanzie anche per i ragazzi

27/07/2007
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l'Unità

di Massimo Palladino / Roma

«I numeri in assoluto sono ancora contenuti ma è chiaro che qualche segnale interessante c’è. Il fatto che sia raddoppiato il numero dei ragazzi bocciati significa che l’esame è ora caratterizzato da un maggior rigore. E poi me lo lasci dire abbiamo finalmente chiuso l’era degli Unni». Giovanni Berlinguer, già ministro della Pubblica Istruzione ai tempi del primo governo dell’Ulivo, valuta positivamente i dati forniti da Fioroni, sui risultati ottenuti dagli studenti nella prima edizione della nuova maturità entrata in vigore quest’anno. Ma soprattutto è sollevato dall’inversione di marcia rispetto al modello di maturità dell’era Moratti.
Professor Berlinguer scegliamo un aggettivo: una maturità più severa o seria?
«Seria e di conseguenza anche più rigorosa. Ma andiamo con ordine. Con la stagione degli Unni (il riferimento è al precente ministro Moratti, ndr) è andata in scena la maturità burla dove le commissioni giudicatrici erano composte da membri interni. Mentre per noi, con la riforma del ‘98, maturità voleva dire essere valutati da un giudice terzo, cioè un docente esterno. Se si è preparati, lo dico sempre ai ragazzi, si è pronti comunque. Con la riforma Fioroni si è fatta giustizia di questa situazione».
Vogliamo commentare qualche dato?
«Intanto sono stati fermati i doppi e tripli salti mortali degli ottisti cioè quegli studenti che con la media dell’otto prima potevano saltare l’ultimo anno ed essere ammessi direttamente all’esame: da 3.800 a 147. Anche i candidati privatisti sono diminuiti passando dai circa 25mila del 2006 ai 20mila di quest’anno. Evidentemente di fronte alle novità qualcuno si è scoraggiato, o forse non era semplicemente preparato. Inoltre sono state introdotte misure che premiano i ragazzi con il 100 e lode. Insomma abbiamo intrapreso la giusta direzione... ».
Ma le scuole private, da quel che dice, non rischiano di essere additate nuovamente come realtà poco serie?
«Al contrario. Ci sono delle buone scuole private che saranno incoraggiate ad andare avanti e a fare sempre meglio, ma altre, quelle per intenderci che chiudono un occhio perché si paga una retta salata, dovranno ripensarsi».
Partendo dai dati della maturità 2007 e parlando più in generale della scuola, si può dire che si è di fronte a una svolta?
«Come detto in precedenza per ora siamo di fronte a una inversione di marcia e diciamo che eravamo arrivati su una china molto pericolosa, però è evidente che occorre ripensare un modello di istruzione diverso, una scuola per tutti ma più qualificata. Oggi l’impianto in vigore in Italia è autoritario, deduttivistico cioè il sapere viene calato dall’alto. Lo studente non è centrale, occorre invece valorizzare la sua creatività emotiva. E per far ciò occorre un nuovo tipo di organizzazione caratterizzata da maggior autonomia e più ricerca didattica. Ai docenti che seguono i ragazzi dico di verificarli continuamente e che la stessa maturità non deve essere un traguardo estraneo alla sensibilità del ragazzo. Sta al docente sollecitare gli stimoli intellettuali che tutti gli studenti hanno».
E ai maturandi che affronteranno la nuova prova che cosa si sente di dire?
«Anche nel ‘98,quando presentammo la nuova maturità, si dicevano tutti preoccupati. In realtà, dati alla mano registrammo un maggior impegno da parte dei ragazzi e una miglior preparazione. Ma poi arrivarono gli Unni... ».


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