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Unità-Dopo la marcia dei sindacati europei anche i governi si convincono: stop alla Bolkestein

22.03.2005 Dopo la marcia dei sindacati europei anche i governi si convincono: stop alla Bolkestein di r.m.c. Il 19 marzo, al grido di "Bolkestein uguale Frankestein" oltre 60 mila lavoratori de...

23/03/2005
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l'Unità

22.03.2005
Dopo la marcia dei sindacati europei anche i governi si convincono: stop alla Bolkestein
di r.m.c.

Il 19 marzo, al grido di "Bolkestein uguale Frankestein" oltre 60 mila lavoratori dell'Ue hanno marciato a Bruxelles per chiedere una profonda modifica di quell'ode al liberismo che è la direttiva Bolkestein. Una riforma che se adottata dalla Ue - dicono i sindacati europei - provocherebbe un progressivo abbassamento del livello di tutele dei lavoratori e l'abbandono del modello sociale europeo per trasformare l'Europa in un'altra America. Alla manifestazione promossa dalla Confederazione tra i sindacati europei (Ces), che rappresenta 60 milioni di lavoratori nella Ue, c'erano tutti i principali sindacati della vecchia (inclusi Cgil, Cisl e Uil) e della nuova Europa.

La direttiva Bolkestein propone l'obiettivo di abbattere qualsiasi barriera nell'offerta di servizi nei paesi europei e dunque impone ai 25 una concorrenza commerciale spietata e senza limiti in tutte le attività de servizi. La definizione di servizio codificato nel documento è la seguente: "Ogni settore di attività economica in cui un servizio può essere fornito da un privato". Un mercato che vale il 70% del Pil europeo.

Ma il cuore della Bolkestein - quella che motiva le polemiche, le scaramucce diplomatiche e le marce dei sindacati europei - risiede nell'art. 16 relativo al principio del paese d'origine: un fornitore di servizi è sottoposto esclusivamente alla legge del paese in cui ha sede l'impresa, e non a quella del paese dove fornisce il servizio. Per dirla in parole comprensibili: un' impresa polacca dislocata in Italia o Germania non dovrà più chiedere l'autorizzazione alle autorità italiane e tedesche per erogare servizi in quei paesi se ha già ottenuto l'autorizzazione delle autorità polacche, e ai suoi lavoratori applicherà la legislazione polacca (retribuzione, orario di lavoro, tutele &). Questo principio decreta la fine del proposito dell'Ue di armonizzare le normative dei singoli Stati e affida questo compito al mercato.

Nel comunicato di un'organizzazione aderente alla manifestazione si legge: "Siamo di fronte ad un incitamento legale a spostare le imprese verso i Paesi a più debole protezione sociale e del lavoro, e una volta approvata definitivamente la Direttiva, a pressioni fortissime sui Paesi i cui standard sociali e di lavoro sono storicamente molto più avanzati". Difatti sono soprattutto i Paesi dell'Europa dell'est a guardare con favore alla normativa che apre nuovi mercati per i servizi a più basso costo delle loro imprese.

Il 22 e 23 marzo, la questione Bolkestein è destinata a scaldare l'atmosfera del Consiglio europeo di Bruxelles. Il 13 gennaio 2004 la Commissione guidata da Romano Prodi aveva approvato all'unanimità la direttiva dell'allora commissario al Mercato interno, l'olandese Frits Bolkestein. Il consenso alla manovra sembrava unanime ma la situazione recentemente si è ingarbugliata: i sindacati si mobilitano, i partiti mugugnano, gli Stati minacciano il veto. La proposta sta creando un vero e proprio caso nazionale in Francia, dove pochi giorni fa un sondaggio ha indicato che la Costituzione europea potrebbe essere bocciata nel referendum del 29 maggio perché ostaggio dell'avversione di una larga fetta dell'opinione pubblica alla Bolkestein.

La polemica ormai è divampata. Alcuni Stati, in particolare Francia, Germania, Svezia e Belgio, oltre ai sindacati europei, hanno chiesto il ritiro della direttiva. Il presidente della Commissione Josè Manuel Barroso e il successore di Bolkestein - l'irlandese Charlie McCreevy - si sono detti disponibili a fare alcune modifiche ma il ritiro è considerato improponibile. L'andamento e l'esito del summit a questo punto dipenderanno soprattutto dalla posizione che assumerà il presidente francese Jacques Chirac - molto duro nelle ultime settimane sulla direttiva Bolkestein - il quale certamente porterà ai colleghi i dati sugli ultimi sondaggi nel suo Paese e li avvertirà sui rischi che avrebbe, per l'Ue, una bocciatura della Costituzione da parte dell'elettorato francese.

"Noi siamo pronti a modificare la direttiva - ha detto Barroso - Ora spetta agli uomini politici francesi spiegare ai loro elettori che il 29 maggio non votano sui servizi, ma sulla Costituzione", ha commentato Barroso, preoccupato ed indispettito dalla piega che ha preso la polemica. È anche vero però che da qui a ottobre 2006 sono otto i paesi che si dovranno pronunciare sulla Costituzione con un referendum e quindi non è la Francia l'unico, potenziale spauracchio per la Magna Charta europea.


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