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Unità-Dopo la classe islamica, Milano scopre le aule vuote

Dopo la classe islamica, Milano scopre le aule vuote Il caso dei venti ragazzi musulmani che si rifiutano di andare in classe rivela ai magistrati un'amara realtà: 1450 bimbi non risultano iscri...

04/09/2004
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l'Unità

Dopo la classe islamica, Milano scopre le aule vuote

Il caso dei venti ragazzi musulmani che si rifiutano di andare in classe rivela ai magistrati un'amara realtà: 1450 bimbi non risultano iscritti

Susanna Ripamonti

MILANO La magistratura milanese ha aperto un'inchiesta su 1450 bambini che non risultano iscritti in nessuna delle scuole medie ed elementari di Milano. I loro genitori rischiano di essere incriminati per evasione dell'obbligo scolastico, anche se il numero iniziale dei "desaparecidos" è destinato a ridursi: tra loro ci sono infatti 500 italiani, che non hanno ancora risposto al censimento fatto dal Comune di Milano e che, prevedibilmente, a fine inchiesta risulteranno in regola. La stessa cosa potrebbe valere per una parte dei 600 stranieri che mancano all'appello, ma ci sono 350 immigrati, di varie nazionalità, che hanno dato risposte non convincenti e la loro situazione dovrà essere verificata. Idem per i molti arabi che hanno dichiarato che i figli frequentano la scuola islamica di via Quaranta: si tratta di una scuola che non è legalmente riconosciuta e che non prevede, a fine corso, esami in scuole pubbliche italiane. Sono in corso trattative, ma allo stato, non è legale.
Tutto è iniziato col pasticcio della classe islamica che avrebbe dovuto essere istituita al liceo Agnesi di Milano. Per ordine del ministro Moratti è stata cancellata e non si sa più nulla della sorte di una ventina di ragazzi e ragazze che si erano iscritti e dopo il veto della ministra hanno ritirato la loro iscrizione. Ma la questione ha tolto il tappo al problema della scolarizzazione degli stranieri. Tanto per cominciare, l'assessore all'educazione del comune di Milano, Bruno Simini, ha fatto un censimento. Gli studenti islamici del caso Agnesi hanno superato l'età dell'obbligo e dunque le loro famiglie non sono perseguibili se non li mandano a scuola. Ma gli altri? Quelli in età scolare, sono in regola? Il Comune ha spedito 3500 lettere a tutte le famiglie, italiane e straniere, residenti a Milano, i cui figli non risultano iscritti a scuola e a conti fatti ha preso nomi e cognomi dei 1450 irregolari e li ha trsmessi alla magistratura. I genitori che hanno evaso l'obbligo scolastico rischiano solo una multa di 30 euro, ma quanto meno, l'iniziativa di Simini ha avuto il merito di fare il punto sulla scolarizzazione degli stranieri. La consigliera diessina Marilena Adamo, ex assessore all'educazione dice: "Perfetto, a questo punto abbiamo la diagnosi. Ma la terapia? Il problema degli islamici che non vogliono frequentare la scuola pubblica resta e c'è anche un problema di disparità di trattamento: gli ebrei ortodossi per esempio, hanno una scuola, in locali affittati a prezzo politico dal Comune di Milano, che sulla carta svolge i programmi ministeriali, ma che di fatto è una scuola talmudica. La soluzione ottimale sarebbe l'inserimento nella scuola pubblica degli stranieri, ma col taglio dei finanziamenti mancano i facilitatori, ovvero quegli operatori che dovrebbero facilitare l'inserimento di ragazzini che non parlano una parola d'italiano". Adamo ha preparato un'interrogazione per capire meglio diagnosi e cura.
Hamid El-Shairy, presidente dell'Istituto culturale islamico ironizza: "Adesso i nodi vengono al pettine perchè se sono i cinesi, i filippini, gli eberi o i francesi a chiedere una scuola bilingue, non c'è problema. Ma se sono gli arabi, subito si parla di scuole coraniche, talebane, integraliste. Noi non possiamo fare una scuola araba parificata, perchè costa troppo. Abbiamo da 13 anni la scuola di via Quaranta e i ragazzi che frequentano questa scuola danno gli esami al consolato egiziano perchè nel loro futuro c'è la prospettiva di rientrare al loro Paese. Comunque noi siamo pronti a fare tutto ciò che è richiesto per metterci in regola". L'assessore Simini spiega che la regola è una sola: "Alla fine dell'anno scolastico si devono dare esami, in lingua italiana, su programmi ministeriali italiani, in una scuola pubblica. A queste condizioni io ritengo che non ci siano problemi per legalizzare la scuola di via Quaranta, anche se a mio avviso la soluzione corretta è che i bambini stranieri frequentino le scuole pubbliche. Nelle nostre scuole il 25% degli allievi provengono da 56 diversi Paesi. Nessuno può dire che le scuole milanesi non abbiano strutture ed esperienza adeguate per accogliere gli stranieri e vorrei che anche i genitori che tengono a casa i loro bambini si convincessero della ricchezza che deriva da una cultura multi-etnica. Il mio atteggiamento non è persecutorio, ma esiste una legge, che è quella dell'obbligo scolastico, che va rispettata".


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