Unità-Domani ci riprovano con la devolution
Domani ci riprovano con la devolution Riprende il cammino delle riforme. Il Polo mostra i muscoli ma deve farcela entro l'8 ottobre ROMA Riprenderà domani mattina alla Camera l'esame del di...
Domani ci riprovano con la devolution
Riprende il cammino delle riforme. Il Polo mostra i muscoli ma deve farcela entro l'8 ottobre
ROMA Riprenderà domani mattina alla Camera l'esame del disegno di legge di riforma costituzionale e dovrebbe essere questo il giorno dell'approvazione definitiva della devolution. Tre giornate di votazioni (mercoledì, giovedì e la mattinata di venerdì) non sono state infatti sufficienti per arrivare all'approvazione dell'articolo 34 del provvedimento, che assegna alle Regioni la competenza legislativa esclusiva in materia di assistenza e organizzazione sanitaria, organizzazione scolastica, definizione dei programmi di interesse specifico della Regione, polizia amministrativa regionale e locale.
Tutti gli emendamenti dell'opposizione che miravano a modificare questa disposizione sono stati respinti e il centrosinistra è riuscito soltanto a rinviare di qualche giorno un sì che tutti aspettavano già per venerdì scorso. Tre quindi gli articoli del testo approvati finora: quello in base al quale il Parlamento è composto da Camera e Senato federale, che tante polemiche ha suscitato per l'astensione della Lista unitaria; quello su Roma capitale e quello che disciplina le procedure per la formazione degli statuti speciali di Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Valle d'Aosta, Sicilia e Sardegna. Uno dei pochi punti, questo, sul quale è stato possibile registrare una convergenza tra maggioranza e opposizione, come pure sull'emendamento presentato dalla Cdl, e approvato, che sancisce il principio di leale collaborazione e sussidiarietà tra Stato, Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni.
Per il resto muro contro muro. A cominciare dalla norma relativa a Roma capitale, contestata dal centrosinistra perchè affida allo Statuto della Regione Lazio il compito di definire per la capitale le forme e le condizioni particolari di autonomia, anche normativa, nelle materie di competenza regionale. Una disciplina, accusa il centrosinistra, che degrada Roma a semplice capoluogo di Regione. Alla competenza legislativa esclusiva dello Stato viene invece affidato il compito di regolare l'ordinamento della Capitale.
Insoddisfatta l'opposizione anche per gli aggiustamenti apportati, rispetto al testo del Senato, all'elenco delle materie che rientrano nella potestà dello Stato. Non sarebbero sufficienti a evitare il rischio di creare diseguaglianze tra le varie Regioni, mentre nelle intenzioni della maggioranza vanno nella direzione di garantire "una devoluzione ragionevole che avviene all'interno di una statualità rafforzata", per usare le parole di Bruno Tabacci, dell'Udc.
In particolare, lo Stato conserva la potestà per quanto riguarda le norme generali sulla tutela della salute, sicurezza e qualità alimentari; quella sull'ordine pubblico e sulle norme generali sull'istruzione. Tuttavia, oltre al merito, il centrosinistra contesta anche la forma, perchè la mancanza di un punto e virgola tra le parole salute da un lato e sicurezza e qualità alimentari dall'altro, renderebbe questa formula equivoca, tale da far pensare che la competenza statuale non riguardi la salute tout court ma solo l'aspetto legato alla materia alimentare. Un dubbio che dovrà risolvere il Comitato dei nove.
Sciolto il nodo della devolution, rimarranno comunque da superare numerosi ostacoli prima di arrivare all'approvazione finale di tutto il disegno di legge, prevista entro l'8 ottobre. Su questo il ministro per le Riforme Roberto Calderoli non ha dubbi: "Assecondati come siamo da questa sinistra, è difficile perdere" ha ribadito anche per scaramanzia. Il voto potrebbe slittare anche di qualche giorno, visti i rallentamenti registrati durante le prime votazioni. E la sessione di bilancio incombe mentre resta da esaminare l'articolo relativo alla disciplina sull'interesse nazionale, prima di tornare indietro nel testo alle parti dedicate al premierato, alla composizione e alle competenze di Camera e Senato, all'iter di formazione delle leggi. Punti sui quali rimangono questioni da chiarire e divergenze da appianare.
Le autonomie locali ad esempio continuano a reclamare meccanismi che nel futuro Senato federale o attraverso una costituzionalizzazione di organismi già esistenti, consentano loro di far pesare la propria rappresentanza. Sul punto il confronto con governo e maggioranza è tuttora aperto. Una soluzione potrebbe esserci per quanto riguarda il procedimento di formazione delle leggi, stando almeno alle parole del ministro Calderoli, che venerdì scorso, dopo un incontro con il premier Silvio Berlusconi, ha affermato di aver individuato un'ipotesi. E quelli a cui l'ha sottoposta, assicura, "fino ad ora dicono che funziona".