Unità-Devolution, è sempre più pasticcio
Devolution, è sempre più pasticcio Ora tocca all'"interesse nazionale". L'opposizione: impossibile dialogare con chi smantella Stato e diritti Luana Benini ROMA Avanti come tren...
Devolution, è sempre più pasticcio
Ora tocca all'"interesse nazionale". L'opposizione: impossibile dialogare con chi smantella Stato e diritti
Luana Benini
ROMA Avanti come treni ad approvare a maggioranza quella che Gerardo Bianco, Dl, ha definito ieri "una Costituzione esoterica". E Massimo D'Alema "un indegno pastrocchio". In un clima davvero poco costituente. Con l'obiettivo di chiudere la partita alla Camera entro l'8 ottobre. Prima si approvano le riforme costituzionali e poi si inizia l'esame dei provvedimenti finanziari. Le opposizioni hanno chiesto almeno "il rispetto della quota del 20% del tempo" che il regolamento assegna loro. Se ne riparlerà nella capigruppo di domani. Nel frattempo si prevedono sedute notturne dal 5 al 7.
Berlusconi in questa situazione si appella al dialogo? "L'appello di Berlusconi - ironizza D'Alema - è rivolto a Berlusconi". Finora "la disponibilità al dialogo della maggioranza si è limitata all'accoglimento di proposte di modifica marginali" osserva Castagnetti, Dl.
E man mano che si va avanti nella votazione degli emendamenti emerge la vera faccia di questa riforma, confusa e contraddittoria, si moltiplicano gli allarmi. Che rimbalzano nell'aula di Montecitorio. Ieri Ugo Intini, Sdi, ha citato il presidente emerito della Corte Costituzionale, Casavola secondo il quale la nuova Costituzione "non è più la carta dei diritti ma un regolamento di condominio", con la devolution "che smantella lo Stato unitario", con la "desovranizzazione della Repubblica su materie come la scuola e la sanità sulle quali si misurano i diritti dei cittadini", con "nuove burocrazie che si sommano a quelle dello Stato". Duplicazione di ruoli, dispendio di denaro. Anche il segretario della Cisl, Savino Pezzotta, ieri ha usato parole durissime contro "questa devolution": "Come si fa un federalismo istituzionale senza quello fiscale? Insomma chi paga? Noi e gli italiani vogliamo saperlo". La verità, aggiunge, è che ci troviamo di fronte a una riforma costituzionale "sequestrata da una parte politica". E, come osserva Maura Cossutta, Pdci, è strettissimo il nesso "tra modello costituzionale e modello sociale", "le modifiche dell'assetto istituzionale, della forma di governo, del sistema delle autonomie hanno una ripercussione diretta sui diritti sociali di tutti".
Ieri di gran carriera sono stati approvati, con il voto contrario dell'opposizione, gli articoli 35 e 36 del testo (che modificano gli articoli 118 e 120 della Costituzione) e si è cominciata la discussione dell'art.39 (127 della Costituzione). Nell'articolo 36 è stata introdotta la cosiddetta "clausola di supremazia", ovvero la possibilità per lo Stato, di sostituirsi in alcuni casi (pericolo per la sicurezza, rispetto di norme internazionali, tutela "dell'unità giuridica ed economica") a regioni, province, città metropolitane e comuni "anche con provvedimenti legislativi". È una "bandierina" targata Alleanza nazionale. "Con questa formulazione lo Stato, ovvero le maggioranze parlamentari - spiega Luciano Violante - possono cambiare le leggi regionali, mentre nell'attuale Costituzione questo potere è affidato a un organo terzo, la Corte Costituzionale. Di qui la nostra contrarietà". Da una parte la devolution, dall'altra la clausola di supremazia. Non solo. Da una parte la devolution, dall'altra un generico "interesse nazionale", altra bandierina di An introdotta nell'art.39. In sintesi, il governo, qualora ritenga che una legge regionale pregiudichi l'interesse nazionale può invitare la regione a ritirarla. Se questa non lo fa viene sottoposta la questione alle Camere in seduta congiunta che la possono annullare a maggioranza assoluta (neppure qualificata). E questa non è solo la foglia di fico di An alla devolution ma qualcosa di più grave. L'opposizione ha attaccato compatta: "È una formidabile ricentralizzazione, dov'è la visione federale? E soprattutto, questa è la fine dell'autonomia legislativa delle regioni". Il controllo non lo esercita una autorità terza ma una maggioranza politica che può stabilire in modo arbitrario e fazioso che l'interesse nazionale è violato, annullando una legge. "Siamo al limite di un regime dittatoriale" ha affermato in un intervento molto applaudito Antonio Boccia, Dl.
Con l'art.35 si è costituzionalizzata la Conferenza Stato-regioni cosa che, oltre all'Anci e Upi (che così vedono penalizzata la Conferenza unificata, e teme l'aggravamento dei rapporti interistituzionali) ha fatto infuriare persino il presidente del Senato Marcello Pera: "Temo che aver costituzionalizzato la Conferenza Stato-Regioni, averle attribuito il compito di promuovere accordi e intese e non aver limitato questo compito alle sole funzioni amministrative costituisca una forte limitazione delle prerogative del parlamento e del Senato". Il rischio, secondo Pera, è che il Senato si riduca a "Camera di ratifica di accordi presi in altre sedi". "Nel testo - commenta Roberto Villetti, Sdi - vi è persino una confusione tra competenze del Senato federale e funzioni della Conferenza Stato-Regioni, che non fa più capire bene quante e quali siano le sedi di decisione in materia di devoluzione con un grande pasticcio nel quale neppure la maggioranza sembra più in grado di venire a capo". Il fatto è che modifiche, anche giuste (come ad esempio il "principio di sussidiarietà orizzontale" tra gli organi dello Stato introdotto nell'art.35), vengono affogate in quadro scombinato. Perchè una norma contraddice l'altra. Un labirinto.