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Unità-Destra unita contro le pensioni

Destra unita contro le pensioni di Marcella Ciarnelli A colpi di fiducia. Senza confronto nella maggioranza. Senza dialogo con l'opposizione. Calpestando il ruolo del Parlamento e delle istituzio...

27/07/2004
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l'Unità

Destra unita contro le pensioni
di Marcella Ciarnelli

A colpi di fiducia. Senza confronto nella maggioranza. Senza dialogo con l'opposizione. Calpestando il ruolo del Parlamento e delle istituzioni. A testa bassa per raccattare quanto più è possibile prima della fine. Lo aveva minacciato il presidente del Consiglio. Ora sta attuando il suo piano. Voto di fiducia, quindi, quest'oggi sulle riforma delle pensioni. Voto di fiducia appena possibile per abrogare quella legge "infame" sulla par condicio che, il premier non manca di ripeterlo ogni volta che può, sarebbe la causa prima della sua sconfitta elettorale. E, quindi, va eliminata. Lo danneggia troppo. Se ne faccia una ragione Marco Follini che poco prima del voto per le europee riuscì a bloccare l'iniziativa del premier. Voto di fiducia anche sulla normativa per il risparmio. Voto di fiducia ogni volta che qualcuno oserà dire la sua in una coalizione in cui se non tutte le cose vanno bene in compenso "si sta lavorando".

"Il padrone della coalizione sono io" cerca di sostenere Silvio Berlusconi anche in queste ore in cui tutto gli sfugge dalle mani tanto che per risolvere la questione delle pensioni è stato costretto a far intervenire Bossi in persona scavalcando con una sola telefonata le diverse anime delle Lega che stavano andando ognuna per proprio conto. Come nei giorni scorsi lo sono andate quelle dell'Udc. E prima quelle di An con i forzisti che qualche mal di pancia lo accusano. Altro che una coalizione a quattro. A ben contare si arriva almeno ad una dozzina di rami. Ed il premier, come un animale ferito, tira zampate dove può, all'impazzata. Ma il rischio è che a farsi male, alla fine, sia innanzitutto lui.

Tra le facce amiche dei deputati di Forza Italia, riuniti per il tradizionale saluto prima delle vacanze, il premier ha concluso un'altra delle sue giornate difficili. Agli "azzurri" ha raccontato di un Italia che vede solo lui. Un Paese felice, senza problemi. Che andrà al voto come previsto nel 2006 quando "vinceremo ancora una volta noi" ma "se dovesse andarci male scappiamo tutti in Russia perché lì sono meno comunisti di quanto sono in Italia" ha aggiunto parlando a lungo della sua amicizia con Vladimir Putin pari a quella con Tony Blair che in agosto si farà un paio di bagni in Sardegna ospite di villa Certosa. Un Italia che ha un suo peso sulla scena mondiale come non mai, tanto che il Cancelliere tedesco gli avrebbe garantito che "non ci saranno più riunioni da cui noi saremo esclusi" ammettendo, quindi, che finora gli è stata sbattuta la porta in faccia più di una volta e che con gli Stati Uniti ha un ottimo rapporto tanto che "anche la possibile vittoria di Kerry non crea problemi". Certo l'amico George non sarà contento neanche un po'. Un Paese dove lui si dà un gran da fare. E se qualche volta si sbaglia come nel caso della proposta di aumentare l'imposta sui mutui "si può sempre riparare".

Il clima disteso della serata, con Sandro Bondi gran cerimoniere, il "rappresentante dell'etica e della moralità di Forza Italia" è servito a disperdere almeno per un'ora le tensioni della giornata. Ben altra atmosfera a palazzo Grazioli durante il vertice di maggioranza convocato per decidere la fiducia (già decisa) sulle pensioni. "Non possiamo fare altrimenti. Avevo preso l'impegno con l'Ecofin. Lì ho detto che era fatta e loro mi hanno creduto. Non posso rischiare che vada tutto all'aria, di andare sotto per un emendamento qualsiasi". Quindi "fiducia". La battuta sferzante per Marco Follini, arrivato solo alla fine, è stata l'unica.

"Abbiamo deciso di mettere la tassa sulle bandiere" ha detto il premier al segretario dell'Udc che spesso, nei giorni scorsi, aveva parlato di rispetto per le proprie bandiere. Liquidata in pochi minuti la pratica pensioni si è passati al Dpef. E sul tavolo, a sorpresa, Gianfranco Fini, fino ad allora silenzioso, quasi defilato ha posto la questione del "principio di salvaguardia dello stato sociale" arrivando a citare il possibile patto anti-declino proposto dal sindaco di Roma, Walter Veltroni. Brivido in sala. Categorico il ministro Maroni: "Con quelli nessun patto". Aperto il ministro Siniscalco: "Può convenire anche a noi lavorare su alcuni punti Ad esempio, la lotta all'evasione. "Non mi fido" ha detto il premier che ha fisso nella mente un solo obbiettivo: la riforma fiscale. La carta vincente. "Questa finanziaria -ha detto- deve segnarne l'avvio. Non la faremo quest'anno, ma dobbiamo arrivare a farla. Magari con un terza aliquota al 39 per cento". Dobbiamo smetterla di parlare sempre di manovre fatte di lacrime e sangue, anzi "sanguinolente". Largo ai sogni.


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