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Unità: Dalla spesa impazzita allo stipendificio. Mariastella ministro «mille-bugie»

Gelmini maestra unica non smette di stupire neppure se stessa

08/10/2008
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l'Unità

di Maristella Iervasi / Roma
«La fiducia al decreto è necessaria per rispondere al bullismo, introdurre il voto in condotta, il ritorno ai voti ed è importante lo studio della Costituzione», ha detto il ministro Mariastella Gelmini per nulla turbata dalle proteste della piazza. Come se fossero questi i reali presupposti d’urgenza per una legge. Gelmini maestra unica non smette di stupire neppure se stessa. Ai sindacati confederali ha rivelato che «è vincolata ad appliccare la legge», la Finanziaria Tremonti sulla scuola. Tant’è che non ha neppure mai provato a difendere l’istruzione dalla mannaia economica che colpisce pesantemente insegnanti e bidelli.
Al paese, invece, persino dai salotti di Mediaset senza contraddittorio, continua a diffondere «lezioni» di rigore e disciplina. Informando le famiglie sulla «necessaria urgenza» di riformare la scuola pubblica, fonte di sprechi e fannulloni. Una «lezione» che ruota sempre sugli stessi punti: la spesa è fuori controllo; scuola «è uno stipendificio»; «non può essere un «ammortizzatore sociale»: ci sono «troppi insegnanti e pochi alunni».
Tutto vero? Abbiamo cercato di fare chiarezza. E tutte le bugie della Gelmini sono venute al pettine. Risultato: un piano scuola fatto di soli tagli. E pretesti.
Spesa sotto controllo
Settembre scorso, Chianciano Terme. Gelmini ospite alla festa nazionale dell’Udc: «In 10 anni la spesa per l’istruzione è salita del 33% passando da 33 a 43 miliardi di euro, senza l’aumento degli stipendi, della qualità e delle strutture scolastiche». Ma i numeri del ministro sono infondati, come dimostrano i dati forniti dallo stesso Miur. Dalla tabella qui a fianco si evince che la spesa per l’istruzione non è affatto impazzita. Dal 1990 al 2007 la spesa dello Stato per l’istruzione è passata dal 3,9% al 2,8% del Pil. Vale a dire, negli ultimi 10 anni è stata pari allo 02%(3,07 miliardi di euro). Un testo di Emanuele Barbieri, ex capo del dipartimento Programmazione del ministero fino all’agosto scorso, e pubblicato sul sito del Cidi, inquadra nel dettaglio la questione. La «bugia» era stata già mascherata sul nascere da Enrico Panini, ex segretario della Flc-Cgil. Ma la Gelmini la continua a raccontare.
I numeri sugli alunni
Non è vero come sostiene la Gelmini che negli ultimi 10 anni «Gli insegnanti aumentavano mentre gli studenti diminuivano», lanciando la tesi della scuola usata come «ammortizzatore sociale». Anche qui la ministra è stata pizzicata dal sindacato: anno scolastico 1997-98 alunni 7.599.110 e docenti 741.004. Nell’anno scolastico 2007-2008 gli studenti sono saliti a 7.751.356 e i docenti scesi a 723.353. Ciò dimostra che il numero complessivo degli alunni è cresciuto di +2% pari a 152.246 alunni; mentre il numero degli insegnanti è diminuito del 2,38%, pari a 17.651 docenti.
Nessun stipendificio
Più volte il ministro a sostegno delle sue posizioni fa riferimento all’altissimo costo sostenuto dalla Stato per il personale scolastico: «Il 97% della spesa è destinato agli stipendi». E anche qui i numeri e le percentuali comunicate ai cittadini non rispecchiano la realtà. Leggendo con attenzione i dati del ministero si evince che la spesa per gli stipendi è inferiore al 74%, per l’esattezza è del 73,8%, ben al di sotto del 79% della media europea. E il conto è presto fatto: alla spesa per l’istruzione concorrono il ministero con 42,4 miliardi (2007, bilancio di assestamento), più altri 10 miliardi circa di Regioni e gli enti locali. In totale 52 miliardi. Per gli stipendi del personale si spendono circa 40 miliardi, come aveva fatto osservare meno di 20 giorni fa al ministro la Flc-Cgil.
Disabili e integrazione
Il governo evidenzia che il rapporto docenti/alunni in Italia è del 10% superiore alla media Ocse quantificando 200 docenti in eccesso. «In realtà - come sottolinea il professor Emanuele Barbieri - la spesa per alunno non viene calcolata correttamente».
Ed ecco perchè: l’Italia dagli anni ‘70 ha scelto di inserire gli alunni disabili nelle classi. In molti paesi europei l’istruzione di questi ragazzi è affidata a scuole speciali e i costi non vengono imputati al costo d’istruzione. Da qui l’ennesima bugia.


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