Unità: Da Milano a Roma, nelle università proteste a valanga
Atenei in rivolta contro la Gelmini. Catania non celebra l’inaugurazione dell’anno accademico
di Luigina Venturelli / Milano
RIVOLTA Affettuosamente la chiamano Gelminator, la ministra incaricata dal collega Tremonti di «sterminare l’università italiana». Il giudizio degli studenti sui tagli
da 1,4 miliardi di euro che minacciano gli atenei è inesorabile. Come inesorabile è la valanga di proteste sotto cui gli universitari vorrebbero seppellire il suo decreto legge: occupazioni, sospensioni didattiche, lezioni a cielo aperto, catene informatiche e cortei. Mariastella Gelmini sta scalando giorno dopo giorno la classifica dei ministri più contestati della storia repubblicana.
Non solo a Roma, dove continuano i cortei interni alla Sapienza. Ieri è stata l’ennesima giornata di mobilitazioni su tutto il territorio nazionale. Alla Statale di Milano, dopo l’occupazione del rettorato di lunedì, un centinaio di studenti si sono riversati negli uffici amministrativi e poi riuniti in assemblea nel cortile per ottenere una condanna ufficiale del senato accademico contro il decreto. Puntualmente arrivata: «I tagli previsti in finanziaria determinerebbero una situazione del tutto insostenibile per gli atenei, con effetti irreversibili sulle loro funzioni scientifiche e un degrado irrimediabile dell’offerta formativa e di servizi per gli studenti».
A Napoli, invece, gli universitari hanno interrotto lo svolgimento del senato accademico dell’Orientale per chiedere un’assemblea d’ateneo. Anche in questo caso, obiettivo centrato: mercoledì prossimo tutte le attività didattiche saranno sospese per consentire la pubblica discussione «dell’emergenza università». A Firenze la questura contava nella serata di ieri un totale di trenta sedi occupate, tra licei, istituti tecnici e due facoltà universitarie. Clima rovente anche a Torino, dove centinaia di studenti, ricercatori e docenti si sono ritrovati nell’atrio di Palazzo Nuovo per decidere il caledario delle prossime mobilitazioni: lezioni a cielo aperto già da oggi, assemblea d’ateneo per il 22 ottobre, presidio all’Unione industriali dove il 28 ottobre è attesa la ministra.
L’università di Catania ha addirittura deciso di non celebrare l’inaugurazione dell’anno accademico: «Non è tempo di celebrazioni ufficiali» è l’amara considerazione della dirigenza dell’ateneo, meglio «un incontro pubblico sui problemi del sistema nazionale universitario» a sostituire finti rituali d’entusiasmo. Mentre a Palermo la facoltà di lettere e filosofia - in vista del corteo cittadino del 20 ottobre in occasione della presenza in città della Gelmini - ha annunciato «lo stato di agitazione e di assemblea permanente» contro «il grave progetto di attacco alle garanzie e ai diritti dell’intera società».
E mentre il malcontento cresce anche tra il corpo accademico - le sigle sindacali dei docenti stanno organizzando una manifestazione nazionale da attuare nei primi giorni di novembre - oggi il mondo universitario e scolastico scenderà ancora in piazza a Roma, Bologna, Torino, Napoli, Parma, Genova, Perugia, Milano, Viareggio, Brescia e Castrovillari. E Mariastella Gelmini potrebbe presto eguagliare il primato delle proteste accumulate dai suoi predecessori nell’epoca ruggente del ‘68.