FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3786255
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Unità-Cresce l'università, non fermatela

Unità-Cresce l'università, non fermatela

Mappa di "Almalaurea" su 100mila laureati. Il governo considera le "triennali" come semplici scuole tecnico-professionali Cresce l'università, non fermatela La riforma "3+2" dell'Ulivo ha...

24/06/2004
Decrease text size Increase text size
l'Unità

Mappa di "Almalaurea" su 100mila laureati. Il governo considera le "triennali" come semplici scuole tecnico-professionali

Cresce l'università, non fermatela

La riforma "3+2" dell'Ulivo ha raggiunto nuove fasce sociali e raddoppiato i laureati. Ma la destra è pronta a smantellarla

Adriana Comaschi

BOLOGNA È tempo di primi bilanci per la riforma universitaria del 3+2, battezzata nel '98 dal ministro Luigi Berlinguer: con un ritratto dei primi 20 mila laureati dei corsi triennali, disegnato dall'indagine nazionale del consorzio bolognese "Almalaurea" presentata ieri a Torino.
Ma nel commentare i risultati della ricerca, condotta in oltre 27 dei 38 atenei aderenti al consorzio su oltre 100 mila laureati nel 2003, il 60% del totale dei laureati - il mondo dell'università lancia più di un messaggio al governo. Tutti gli interventi hanno sottolineato come ci sia bisogno di "tranquillità" per valutare appieno i risultati della riforma, portata avanti oltretutto "a costo zero", altro punto criticato. "Se i dati di questa prima indagine venissero confermati - riassume Mario Morcellini, direttore del dipartimento di Sociologia e Comunicazione della Sapienza - direbbero che la riforma del 3+2 sta funzionando. Mi sembra invece che il centrodestra non faccia alcuna analisi ma si limiti a voler ritoccare per forza il quadro esistente".
La riforma centra molti dei suoi obiettivi: raggiunge fasce che prima non avevano accesso alla laurea; triplicano gli studenti che fanno esperienze di tirocinio e stage (il 62,1% rispetto 20,1% delle lauree tradizionali); cresce del 20% la frequenza alle lezioni, cala il ritardo rispetto ai tempi di legge: in particolare si passa dal 9,4% dei laureati in corso e in età "canonica" dei percorsi pre-riforma al 31,1% dei titoli triennali. Ma rimane alta, addirittura cresce la percentuale di chi non ha nessuna esperienza di studio all'estero - l'85%, rispetto al 79% della lauree tradizionali - : un dato che il professor Andrea Cammelli, direttore di "Almalaurea", definisce "preoccupante", in un contesto che di lavoro e non solo che richiede competenze sempre più internazionali. L'Europa, dunque, rimane lontana.
Più controversa secondo Cammelli un'altra indicazione: i due terzi dei laureati triennali decide di proseguire negli studi con un'altra laurea, quella biennale (24,8%), scuole di specializzazione (22,6%), master o corsi di perfezionamento (12%). Con le lauree tradizionali a voler studiare ancora era il 53,7%. Un dato che sembra smentire uno degli obiettivi della riforma, quello di rendere immediatamente spendibile il titolo triennale sul mercato del lavoro. "Ma attenzione - avverte Cammelli - la contingenza economica negativa potrebbe aver influito, spingendo studenti che hanno avuto buoni risultati a rifiutare posti non coerenti con la loro preparazione o comunque sottoqualificati".
Un altro elemento di novità importante è quello relativo alla composizione degli iscritti ai corsi triennali: "C'è stato un vero e proprio spostamento del baricentro sociale dell'università, a cui finora avevano accesso in sostanza i figli delle classi alte e medie" nota il professor Morcellini. "Almalaurea" sintetizza così il cambiamento: crescono gli studenti di "classe operaia", che sono il 17,5% rispetto al 14,7% di quelli dei percorsi tradizionali. Altro dato rilevato da Morcellini è "la crescita con le lauree triennali del numero di immatricolazioni di persone che non arrivano direttamente dal diploma ma magari dal mondo del lavoro". Nel complesso, nota il rapporto "Almalaurea", "per i 3/4 dei laureati del 2003, quello ottenuto è il primo titolo del genere in famiglia". Rimangono una maggioranza netta gli studenti-lavoratori (oltre il 52% tra vecchie e nuove lauree), quelli cioè che lavorano in modo più o meno continuativo negli anni dell'università. Diminuisce ma rimane alta - dal 41% al 35% - la percentuale di studenti che non hanno mai lavorato neanche una volta, in calo anche quella dei lavoratori-studenti - dal 9% del 2001 si passa al 7% del 2003 - persone che non frequentano regolarmente le lezioni a causa di un'attività a tempo pieno. Proprio tra loro si segnalano le maggiori difficoltà: il 47% si laurea con almeno 5 anni di ritardo, contro 16,2% di chi deve solo studiare.
"Questa ricerca - conclude Cammelli - ci dice che non c'è più una sola Università ma che ce ne sono tante. E allora, se l'università deve rispondere a esigenze formative diverse deve cambiare anche l'organizzazione: invece si va avanti con gli stessi orari e gli stessi calendari mentre è evidente che servono aule e biblioteche aperte e corsi attivi anche di sera". Altro errore individuato quello di "molti professori che hanno trasferito pari pari nei corsi triennali i programmi delle vecchie lauree, occorreva una semplificazione che non c'è stata. È così che gli studi diventano una una corsa a ostacoli che non permette agli studenti di allontanarsi all'estero per lunghi periodi". Dall'autocritica alla critica, Morcellini individua invece "due errori macroscopici del governo: voler trasformare le lauree triennali in una professionalizzazione secca, come non fa alcun altro paese europeo. E soprattutto non voler concordare con gli atenei i ritocchi ai problemi individuati".


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL