Unità: «Così il governo uccide l’Università»
Milano, assedio e blitz al Politecnico:
Ci sono tutti per farsi sentire: gli studenti che organizzano anche il teatro-denuncia e i ciellini che declamano versi «finché avremo fondi a pioggia sull’università, non splenderà mai il sole». Benedetti «problemi tecnici». Possono capitare, anche nella società iperconnessa del terzo millennio. Così la lettera di saluti di Mariastella Gelmini è arrivata in ritardo all’inaugurazione dell’anno accademico al Politecnico di Milano e non ha potuto essere letta durante la cerimonia.
È stato un bene - a posteriori si può dire - perchè le parole sul bisogno di «metter mano a riforme non di facciata» per l’università avrebbero ricevuto fredda accoglienza. E il ministro, che ha rinunciato a partecipare alle celebrazioni nella sede della Bovisa, avrebbe dovuto affrontare a viso aperto le critiche che le sono piovute addosso da ogni dove. Nell’ordine: dagli studenti (di sinistra e di destra), dai docenti (giovani ricercatori e anziani decani), dal magnifico rettore e pure dal suo collega di partito, nonchè presidente della regione Lombardia, Roberto Formigoni.
La giornata è iniziata con l’«assedio culturale» organizzato dai collettivi universitari nel parcheggio dell’ateneo. Un centinaio di ragazzi hanno animato la protesta da mane a sera, sotto la pioggia, con musica dal vivo e performance teatrali, compresa una lezione d’improvvisazione sul tema «Che cosa succederà dell’homo italicus dopo l’applicazione della 133»: all’inizio fu la parola, alla fine la smorfia animalesca, c’è poco da stare allegri. L’hanno profetizzato pure i ricercatori del Gruppo Arancia, «l’università è la vitamina C del paese», una dieta povera lo farà ammalare.
Nel frattempo un gruppetto di studenti di Azione Universitaria, vicini ad An, interrompeva la cerimonia in aula magna per mostrare lo striscione «Voi baroni preoccupati, noi studenti disoccupati» e lanciare in aria volantini contro gli sprechi. Non è stata un’irruzione in senso stretto, i quattro erano senatori accademici muniti d’invito, ma «una goliardata» di testimonianza, perchè ieri nessuno al Politecnico voleva passare sotto silenzio.
Nemmeno gli universitari di Lista Aperta, quelli legati a Comunione e Liberazione, che a decine si sono fatti trovare in cortile per condannare i tagli al sistema accademico: «Tremonti, quando si pota un albero è per farlo crescere, non per farlo morire». Ed ancora: «Finchè avremo fondi a pioggia sull’università, non splenderà mai il sole». Quando sono stati raggiunti da Formigoni, politico di riferimento del movimento ciellino, si sono lanciati in un caloroso applauso ed hanno ricevuto in cambio adeguata benedizione: «Sono d’accordo con voi, state facendo un buon lavoro».
Il governatore lombardo stava uscendo dalla cerimonia, fresco di stroncatura del ministro Gelmini: «Invito il governo al ripensamento - l’ha bacchettata nel suo discorso - capisco che in un momento di crisi bisogna stare molto attenti, ma la razionalizzazione deve puntare alla qualità. Non ci devono essere tagli indistinti».
Più esplicito di lui è stato solo il rettore del Politecnico, Giulio Ballio: «Ridurre il finanziamento pubblico alle università significa far morire i nostri atenei. Abbiamo già fatto tutte le economie del caso. Se i tagli previsti nel 2010 saranno mantenuti, potremmo fare di tutto, anche chiudere il Politecnico».
LUIGINA VENTURELLI
MILANO
lventurelli@unita.it