unità-Controriforma Moratti, la rivolta delle mamme
01.2004 Controriforma Moratti, la rivolta delle mamme di Eduardo Di Blasi Quando si innervosisce, alla signora Anita viene fuori una vena pronunciata sopra al collo. E ieri al VII circolo Montes...
01.2004
Controriforma Moratti, la rivolta delle mamme
di Eduardo Di Blasi
Quando si innervosisce, alla signora Anita viene fuori una vena pronunciata sopra al collo. E ieri al VII circolo Montessori di Roma, con una delle sue tre figlie, una bimba minuscola con dei capelli di un rosso acceso che tiene in mano uno dei palloncini della protesta contro la "riforma" Moratti, ha discusso animatamente con la deputata Ds Alba Sasso. "Perché vogliono far diventare i nostri bambini delle persone becere, privi della capacità di pensare con la propria testa", afferma, vene in vista. La bimba, Chicca, grande poco più del palloncino rosso che ha nella mano, pare già pensare con la propria testa, poiché tira la madre per la manica e le dice amorevole: "Dai mamma, non litigare". E la signora Anita, biologa, madre di due gemelline e di una bimbo down di nome Francesco, si scusa della sua irruenza. L'assurdità della "riforma" Moratti, o di quello che ne resta, si abbatterà su questa scuola come un ciclone e Anita urla che questo non può accadere, non in questo posto che applica il metodo pedagogico della Montessori, non qui: questa scuola non potrà diventare il parcheggio progettato dal ministro manager.
Le ore di scuola "volano"
Iniziamo con il tempo pieno. Delle normali 40 ore settimanali (5 giorni da 8 ore), secondo il disegno del ministro, ne resteranno appena 27 "ufficiali", cui se ne aggiungeranno altre 3, più, ancora, a richiesta, altre 10. In totale il calcolo sembra giusto: 27+3+10=40. Il ministro ha anche assicurato che le ore "facoltative" saranno coperte finanziariamente dallo Stato e che i genitori non cacceranno una lira in più. Sì, ma che servizio sarà? "Con questo sistema - attacca la signora Anita - non si ha più la garanzia del valore educativo di questa nuova scuola. A me non interessa tenere mia figlia a scuola per 40 ore, mi interessa che in quelle 40 ore sia seguita, apprenda, socializzi con gli altri bambini. Altrimenti tanto vale che la porti alla ludoteca".
Aiuto per la discesa
Una signora, più preoccupata, tiene per mano il suo bambino che cerca di scappare fuori. Prima d'essere tirata via pure lei ce la fa a dire: "Mio figlio è già ignorante, se gli levano anche le ore di scuola poi non gli resterà a 12 anni che scegliere l'indirizzo professionale". Dodici anni, il tempo delle scelte. Un'altra signora insiste sulla questione: "Come si fa in 27 ore a concentrare tutte le materie? Un'ora per la religione, una per la sicurezza stradale, una per l'educazione civica, più le lingue straniere perchè fa molto chic: ma quando studiano l'italiano e la matematica?". Un'ultima testimonianza sulla vicenda: "Qui siamo in una scuola che applica il metodo Montessori - afferma una mamma - si alternano fasi più leggere a fasi di maggior impegno per i bambini, l'insegnamento è diluito con ore di gioco. Concentrando i programmi in 27 ore, oltre a creare discriminazioni tra chi potrà permettersi le 40 ore e chi dovrà accontentarsi delle 27, si distruggerà il sistema di insegnamento che è fatto anche di pause".
Il tempo pieno (di cibo)
Un'altra interessante questione, nelle 27 ore, sono queste lunghissime "pause mensa". Il ministro pare aver deciso che i bambini dovranno fare tanta mensa, almeno due ore al giorno fermi nei refettori non controllati nemmeno dagli insegnanti. "Il rapporto con il cibo è importante - afferma una signora, madre di 5 figli - io devo sapere se mio figlio mangia o se rifiuta il cibo. Non possiamo pensare di mandarli a un self service. Devono essere controllati da personale capace". Interviene ancora Anita: "E poi io come faccio con Francesco? Come pensano che possa reagire a stare due ore in una mensa?". "E poi come si fa, materialmente, a tenerceli senza che si tirino le forchette addosso?", domanda una terza.
Bambini e ometti
Una nuova disposizione della circolare Moratti permetterà l'ingresso a scuola di bimbi ancora più minuscoli di Chicca: 2 anni e 4 mesi. "Cosa pensano che verranno a fare a scuola dei bambini così piccoli? - domanda un'insegnante - . Far entrare dei bimbi in così tenera età significa escluderli da qualsiasi progetto con gli altri bambini: spesso nemmeno parlano, hanno il pannolino, hanno bisogno del riposo pomeridiano e mattutino. È chiaro che questo non è il luogo adatto per loro".
Francesco e la bidella
Francesco, il figlio maggiore della signora Anita, è, come detto, down. Negli anni scorsi, quando ancora non c'era attenzione per il sostegno ai portatori di handicap, spesso Francesco, dopo qualche ora, veniva "spedito" dalla bidella affinchè non disturbasse. Adesso, con il doppio taglio (quello agli insegnanti di sostegno e quell'altro, forse più grave, alla stessa valutazione della disabilità, che ha escluso un gran numero di quei bambini cosiddetti "caratteriali"), Francesco, probabilmente, rischia di ritornare dalle parti della bidella. Perché? Lo spiega Anita: "Avendo cancellato i "caratteriali" e avendo aumentato il numero degli alunni per classe, un insegnante si troverà a fare i contri non solo con il mio bambino dichiarato disabile, ma anche con gli altri che disabili non sono stati dichiarati, ma che occorrono di una maggiore attenzione".