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Unità-Controrifoma Moratti: non c'è un soldo, tutti protestano ma la ministra non si ferma

23.01.2004 Controrifoma Moratti: non c'è un soldo, tutti protestano ma la ministra non si ferma di Chiara Martelli L'ostinazione con la quale procede la corsa del decreto di riforma della s...

23/01/2004
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l'Unità

23.01.2004
Controrifoma Moratti: non c'è un soldo, tutti protestano ma la ministra non si ferma
di Chiara Martelli

L'ostinazione con la quale procede la corsa del decreto di riforma della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione sembra avere la forza esplosiva di un kamikaze. Tant'è che il provvedimento, nonostante la bocciatura della Commissione Bilancio del Senato, varcherà la soglia di Palazzo Chigi. A nulla sono valsi gli uno e più appelli lanciati dall'opposizione nelle commissioni parlamentari di merito, le divergenze nate all'interno della stessa maggioranza, le mobilitazioni di piazza, i pareri contrari di molte regioni e comuni, le avvisaglie dei sindacati del comparto scuola e l'incostituzionalità del decreto dichiarata con la sentenza della Corte Costituzionale che ha accolto il ricorso della regione Emilia Romagna.

Al ministro Moratti ancora non è sorto nessun dubbio sulla bontà della sua controriforma e continua a premere l'acceleratore purché si arrivi al più presto anche al varo definitivo da parte del governo. Ha fretta, ma a volte la fretta gioca brutti scherzi soprattutto quando il portafoglio piange. "La disperata esigenza del Ministro di portare a termine senza risorse la sua presunta riforma della scuola - dichiarano congiuntamente i senatori dell'Ulivo - travolge ogni regola ad iniziare dalle competenze parlamentari, disubbidisce alle procedure previste della legge 53 e la porta allo scontro con la parte migliore della sua stessa maggioranza". Sotto l'apparente correttezza dell'iter legislativo che sta traghettando la scuola pubblica verso la sua dissoluzione (sorvolando l'abuso della delega contenuto nella circolare ministeriale che dà il via alle iscrizioni per il prossimo anno scolastico) si celano non pochi problemi tecnici, primo dei quali la mancanza di copertura finanziaria per attuare gran parte degli obiettivi caposaldo della riforma.

Due delle tanto famigerate tre "i" morattiane, ovvero l'insegnamento alle elementari dell'inglese e dell'informatica, non si porteranno a compimento se non si trovano nei capitoli di spesa i denari per finanziarli. Allo stesso modo e per lo stesso identico motivo, è impraticabile l'avvio della seconda lingua straniera obbligatoria nella scuola primaria di II grado. Infatti, i soldi stanziati non sono sufficienti per far fronte agli oneri richiesti dalla legge Moratti, una legge delega per la quale il governo si impegna a emanare decreti legislativi con aggravio economico solo in seguito alla definizione delle risorse della finanziaria.

Ma se i soldi non ci sono perché viale Trastevere ha proceduto ugualmente a emanare il decreto? Dalla commissione di programmazione economica di palazzo Madama - analizzato il primo schema attuativo - si è espresso, non senza imbarazzo, un parere favorevole al licenziamento del provvedimento a condizione che vengano apportate specifiche e sostanziali modifiche. "Con toni gentili si sono pronunciate parole pesanti. - afferma Enrico Morando, vicepresidente Ds in commissione Bilancio al Senato - Il testo definitivo che verrà presentato a palazzo Chigi dovrà prevedere uno scaglionamento delle anticipazioni alle iscrizioni nelle scuole materne nonché dovrà essere privo di tutti i costi aggiuntivi e la generalizzazione dell'offerta formativa e la frequenza della scuola materna dovrà essere assicurata attraverso ulteriori decreti legislativi. Se non dovessero essere apportate modifiche alla bozza nei punti indicati dalla commissione, la situazione sarebbe molto grave e saremo costretti ad intervenire, con ulteriori provvedimenti, poiché si viola l'articolo 81 della Costituzione".

L'estensore del parere, il senatore Ivo Tarolli (Udc) è certo che il ministro ha già provveduto alle variazioni poiché queste indicazioni "sono un obbligo in quanto la ragioneria non autorizzerebbe i flussi finanziari". "Finalmente è stato svelato il gioco delle scatole cinesi della maggioranza - afferma Maria Grazia Pagano, rappresentante Ds in commissione cultura al Senato - per il finanziamento del decreto si rimanda alla legge 53, quest'ultima invece rimanda alla finanziaria. Fatto sta che i soldi non ci sono".


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