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unità-"Contratto, contratto, contratto": a Roma la protesta colorata di 200mila statali

"Contratto, contratto, contratto": a Roma la protesta colorata di 200mila statali di Paola Nania "Non si taglia la qualità dei servizi. Contratto contratto contratto". Giuseppe, infermiere di Le...

18/03/2005
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l'Unità

"Contratto, contratto, contratto": a Roma la protesta colorata di 200mila statali
di Paola Nania

"Non si taglia la qualità dei servizi. Contratto contratto contratto". Giuseppe, infermiere di Lecco, porta sul petto un cartoncino dallo slogan eloquente. Come lui tanti altri, tra i 200mila dipendenti pubblici (secondo le stime degli organizzatori) venuti da ogni parte d'Italia per protestare. Una babele di dialetti e accenti diversi per chiedere il rinnovo di un contratto, quello del pubblico impiego, scaduto da 15 mesi. Milano, Bari, Modena, Rovereto, Reggio Emilia, Chieti, Potenza, Torino, Vercelli.. .E una distesa di palloncini, bandiere e fischietti coloratissimi: quelli blu della Uil, rossi della Cgil, e verdi della Cisl. Tutti insieme, insegnanti, infermieri, dipendenti comunali, vigili del fuoco riuniti in gruppi sempre più fitti, a discutere di "un governo che proprio non va" e ridere dei volantini che passano di mano in mano. Francesco, impiegato romano, ne osserva uno e scoppia a ridere: due foto di Silvio Berlusconi, una in cui è stempiato e l'altra in cui i capelli sono visibilmente aumentati, e sotto la scritta "La ricrescita che vi ha promesso non è quella economica...". La musica fa da sottofondo non troppo discreto: uno, poi due camioncini diffonde canzoni di De Andrè e Rino Gaetano. Qualcuno azzarda pochi passi di danza, qualcun altro s'impegna per fare più rumore possibile con fischietti e tamburelli.

"Valorizzare il lavoro pubblico per tutelare i diritti dei cittadini. Rinnovare i contratti". Lo striscione che apre il corteo non lascia spazio a dubbi sulle richieste avanzate dai dipendenti statali. "Questo governo non sa riconoscere e sfruttare le risorse umane che ha disposizione. Peccato... perché sono davvero tante", commenta con una punta di rassegnazione Fulvia, restauratrice pugliese.

Una voce di donna arringa la folla: "Siamo di nuovo tutti qui, non vogliamo più continuare a sopportare, vogliamo che il nostro contratto venga rinnovato...". E giù con gli applausi che esplodono a tratti e si perdono nella confusione. Si marcia lungo via Cavour, si scivola verso piazza di Santa Maria Maggiore e poi ancora lungo via Merulana. Il serpentone invade le strade e i marciapiedi con le bandiere rosse, quelle bianche e verdi, quelle celesti. E con gli slogan ripetuti con insistenza: "Come mai?... Come mai?... Sempre contro gli operai". Oppure, facendo il verso a un motivetto ideato dalla trasmissione di Teo Mammuccari: "Anvedi come taglia Silvio... È proprio la fine del conto... Anvedi come taglia per sé". Ai cori si aggiunge all'improvviso il suono della zampogna di Attilio, dipendente comunale di Rovereto e "unico zampognaro d'Italia in sciopero", come fa notare garbatamente l'amico Luca. È proprio Luca, impiegato trentino, che insiste per spiegare le sue ragioni di sciopero: "Perché sono qui? Perché non mi piace la politica dell'ottavo nano". L'ottavo nano? "Frottolo!".

Confusi tra la gente i leader delle tre confederazioni sindacali. Savino Pezzotta è accolto con entusiasmo: fotografie, saluti, sorrisi, complimenti e tanti autografi. Luigi Angeletti e Guglielmo Epifani sono più avanti: "È una situazione insostenibile commenta marciando a passo svelto il leader della Cgil - da 15 mesi i lavoratori attendono il rinnovo del contratto e ancora non si è sbloccato nulla. Noi chiediamo un aumento che tenga conto dei problemi dovuti all'incremento dei prezzi, il Governo da parte sua sta facendo un po' il gambero, prima ha offerto 5,1% e ora ritorna a 4%. Una trattativa in cui si va indietro io non l'ho mai vista". "Siamo stati costretti a fare questo sciopero aggiunge il segretario generale della Uil - perché il governo è assolutamente latitante rispetto al suo dovere di datore di lavoro che è quello di rinnovare i contratti ed evitare che i lavoratori pubblici continuino a perdere potere di acquisto".

A piazza San Giovanni si arriva alla spicciolata ed è di nuovo un'esplosione di allegria, colori, bandiere e palloncini. La gente approfitta del sole e si mette distesa sui prati o seduta sui marciapiedi e le panchine. Sul palco allestito per l'occasione iniziano a parlare: "Oggi siamo qui per farci sentire, sventolate quelle bandiere..". Poi l'annuncio di una "sorpresa" (i fumogeni colorati che riempiono il cielo di San Giovanni) e una voce tra il pubblico che chiede ironica: "Che sorpresa? Ci porti Berlusconi?".

Sul palco sale Angeletti: "C'è un solo miracolo italiano, quello dei lavoratori italiani che arrivano a fine mese". Poi Pezzotta: "Mortificare la contrattazione, ridurre il ruolo delle parti sociali alla semplice convocazione e illustrazione dei provvedimenti già definiti e sottratti al confronto, non aiuterà il Paese a ritrovare quello slancio di cui ha bisogno per uscire dalla crisi". A Epifani l'ultima parola: "Il tempo sta passando senza che il Governo si sia preso la briga di convocare un tavolo per il rinnovo. Questo è un Governo che fugge dalle proprie responsabilità, che non crede al valore centrale dei servizi e del lavoro pubblico. Che anzi li vede come un impiccio, un costo e non come una grande risorsa per il Paese, senza la quale non c'è cittadinanza uguale, certezza dei diritti".

"Parole sante", commentano dal pubblico.


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