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Unità: Contratti, la Cgil frena sulla no-stop

«Serve tempo per discutere». In forse la riunione delle segreterie unitarie di domani

22/07/2008
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l'Unità

«Serve tempo per discutere». In forse la riunione delle segreterie unitarie di domani
La manovra economica, la riforma del modello contrattuale e l’accordo separato di Cisl e Uil sul commercio mettono a dura prova l’unità sindacale. In questi giorni se ne verificherà la tenuta. L’appuntamento in cui le confederazioni dovrebbero calare le carte è fissato per domani, con la riunione delle segreterie unitarie ma il condizionale è d’obbligo, è infatti probabile che slitti o salti del tutto. A riprova della difficoltà che le confederazioni stanno attraversando. Ieri Epifani, Bonanni e Angeletti si sono sentiti informalmente, i contatti continueranno anche oggi. Ma se la Cgil ritiene che la riunione sia necessaria, che occorra fare chiarezza sulla linea - possibilmente unitaria - da tenere, e sgomberare il campo dalle ambiguità che si vedono e si sentono soprattutto sull’operato del governo, la Cisl pensa che potrebbe non essere utile perché finirebbe col certificare le divisioni.
Resta invece confermato l’appuntamento con Confindustria per giovedì per negoziare un nuovo modello contrattuale. Anche qui i distinguo non mancano e (almeno ufficialmente) si concentrano sulla tempistica. All’ipotesi di una trattativa no-stop affacciata dal vicepresidente di Confindustria, Alberto Bombassei, il leader della Uil, Luigi Angeletti ha dato una risposta positiva a chiudere entro luglio sul nodo dell’inflazione. D’accordo anche Bonanni che ieri sera ha dato una “lezione” su cosa deve fare il bravo sindacalista: «Il suo compito principale è trattare. Quelli che lo fanno per metterlo a frutto, fanno le no-stop. Se uno non vuol fare le no-stop significa che o non vuole fare le trattative, o non vuole fare il sindacalista». La Cisl è pronta a mediare, convinta che Confindustria non accetterà mai di rinnovare i contratti al 4% di inflazione.
La Cgil non intende arroccarsi. Ma neanche intende dare risposte al ribasso all’emergenza redditi vissuta dai lavoratori e dalle loro famiglie. Tantopiù che la manovra economica del governo non dà nessuna risposta alla questione salariale che sta montando. L’inflazione su cui rinnovare i contratti è la sintesi di questa emergenza, si tratta di regole che resteranno in vigore per anni, non possono essere svendute. Quindi va bene trattare e discutere, ma le condizioni per una no-stop «non ci sono», le parti si erano già date la scadenza del 30 settembre per capire se chiudere o meno, «il tempo per approfondire c’è», per la Cgil.
Se n’è discusso ieri, in Corso d’Italia, in una riunione di segreteria allargata ai segretari delle categorie. Una no-stop in genere si fa in vista di una stretta finale, quando l’intesa è a portata di mano. In questo caso, invece, si è a carissimo amico. Troppe le distanze che dividono i sindacati dalle imprese, proprio sul recupero dell’inflazione, che poi è salario e reddito. Si sa che Confindustria vorrebbe aumenti salariali tarati su di un’inflazione molto al di sotto di quella reale. Si sa pure che i sindacati hanno scritto nella loro piattaforma unitaria che puntano ad avere quella realisticamente prevedibile.
Quanto allo strappo nel contratto del Commercio, è stato del tutto inatteso per una categoria che ha sempre privilegiato l’unità. In Cgil cova il sospetto che, aldilà del merito, sia stata una scelta deliberata. E sul perché ognuno può trarre le proprie conclusioni. Certamente è forte il pressing sulla Cgil perché liberi il campo dall’unità sindacale. Forse per questo sarebbe necessario che Cisl e Uil scoprissero le carte e dicessero a che gioco stanno giocando.


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