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Unità: Contratti, Epifani a Berlusconi: basta col paternalismo

La Cgil chiede a Berlusconi di smetterla con il paternalismo e tornare a dialogare con il sindacato: «Si abbia la volontà e capacità d'ascolto, in caso contrario il dialogo non può funzionare e prima o poi finirà».

29/05/2008
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l'Unità

La Cgil chiede a Berlusconi di smetterla con il paternalismo e tornare a dialogare con il sindacato: «Si abbia la volontà e capacità d'ascolto, in caso contrario il dialogo non può funzionare e prima o poi finirà». Secondo il leader della Cgil al sindacato «sono stati mossi gli attacchi più forti, ispirati a un ritorno di paternalismo ottocentesco, gli attacchi di chi dà senza contrattare e lo teorizza pure». Secondo Epifani «sono in tanti che non vogliono regole né in alto né in basso, hanno allergia ai tavoli con più sedie di fronte, vogliono rendere inutile la funzione sindacale e non ti riconoscono come soggetto di rappresentanza». I sindacati, ha detto Epifani, chiedono al governo «un intervento fiscale redistributivo su tutti i redditi da lavoro dipendente e da pensione pari a circa 400 euro a testa per sostenere la domanda in una fase di difficoltà crescente del potere d’acquisto di lavoratori e pensionati».

La riforma dei contratti «non sarà una trattativa facile, come sempre, e più difficile di altre». Il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, ha fatto passare la notte. Dopo aver lasciato il tavolo delle trattative con il ministro Renato Brunetta, e dopo le prime dichiarazioni a caldo. «Diventeranno un problema le diverse impostazioni delle controparti, il possibile gioco tra di loro, le stesse differenze che vi sono tra i settori di Confindustria. Non è una sfida tra chi è più furbo e chi è più fesso». Sulla contrattazione di secondo livello «dobbiamo ritornare a sporcarci le mani».

Il sindacato, sottolinea Epifani aprendo la conferenza d’organizzazione della Cgil, deve «contrattare di più e meglio nel territorio e nella contrattazione sociale» anche perché «contrattare è il nostro compito fondamentale». Il segretario generale della Cgil giudica «positiva» l’intesa raggiunta con Cisl e Uil sulla riforma dei contratti. «Il contratto nazionale - spiega - mantiene e qualifica le sue funzioni, a partire da quelle salariali, con indicatori nuovi e più sensibili al costo della vita, indispensabili in una fase di ricrescita dell'inflazione». Il secondo livello di contrattazione «andrà esteso, qualificato, potenziato a livello aziendale, di sito, di filiera e di territorio per le pmi che non hanno la contrattazione».

Il salario aziendale deve essere correlato «a una serie di indicatori, non a uno solo; ricostruiremo una capacità di confronto sulle strategie aziendali, sugli investimenti, sui bilanci, sui processi di riorganizzazione». Dove sarà possibile, secondo il segretario generale della Cgil, occorre «avere strumenti di governance duale senza consociativismi. Parteciperemo alle funzioni di indirizzo e sorveglianza, senza sovrapposizioni con l'attività contrattuale». L'estensione del secondo livello di contrattazione, dice Epifani, «è l'elemento decisivo per riunificare quello che la riorganizzazione del ciclo produttivo e le scelte aziendali spesso dividono e contrappongono e per intervenire nella condizione e nella prestazione di lavoro, nella sua sicurezza, nei tempi e negli orari, nella esigibilità dei diritti».

Il segretario generale si difende poi dall'accusa di chi dipinge il sindacato come il difensore dei fannulloni, in particolare nel pubblico impiego. «Anche per noi chi froda, chi viene meno ai suoi doveri, non può essere difeso», ma «con la stessa nettezza ci opponiamo a una raffigurazione caricaturale del lavoro pubblico, a campagne qualunquistiche che fanno di ogni erba un fascio». Sulla trattativa con la Confindustria sulla riforma del modello contrattuale: «Sarà una prova anche per il nuovo presidente di Confindustria. Marcegaglia - dice Epifani - è un interlocutore serio, rigoroso. Lo è per carattere e formazione: una donna d’impresa che conosce i risvolti del lavoro industriale, il bisogno del confronto con il sindacato, il rispetto reciproco». E proprio sul confronto con il sindacato, Epifani sottolinea, durante l'assemblea di Confindustria, «non mi è sfuggito il rispetto con cui Marcegaglia si è rivolta a tutto il sindacato italiano, alla sua funzione alla sua rappresentatività. Noi solo questo possiamo pretendere e lo esigiamo: il rispetto ci è dovuto per quello che siamo e per quello che rappresentiamo. Quello che è mancato, mi dispiace dirlo, in qualche attacco del presidente uscente di Confindustria».


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