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Unità-Conti pubblici, stangata "amministrativa"

Conti pubblici, stangata "amministrativa" Siniscalco: no alla manovra, ci penso io. Fassino: la Finanziaria è insostenibile Sergio Sergi DAL CORRISPONDENTE BRUXELLES Dalla maratona d...

18/02/2005
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l'Unità

Conti pubblici, stangata "amministrativa"

Siniscalco: no alla manovra, ci penso io. Fassino: la Finanziaria è insostenibile

Sergio Sergi

DAL CORRISPONDENTE BRUXELLES Dalla maratona dell'Ecofin, Domenico Siniscalco, erede di Tremonti e Berlusconi al Tesoro, è uscito tutto contento. Ha annunciato che la Commissione europea ha espresso "apprezzamento" sulla politica economica del governo italiano, tra una scazzottata e l'altra che si sono scambiati i ministri sul progetto di riforma del "Patto di stabilità". Come spesso è aduso fare il presidente del Consiglio, il ministro Siniscalco si è felicitato con sè stesso. Tanto gaudio deriverebbe dal fatto che il programma di stabilità presentato a Bruxelles sia stato approvato sulla base di un giudizio formulato dall'Ecofin (consensso dei ministri finanziari) che ha ritoccato il testo presentato dalla Commissione. Il via libera al programma non contiene più il riferimento alla necessità di "misure aggiuntive" per riacciuffare un bilancio che balla sull'orlo del 3% di deficit. Da qui il sorriso. Che, peró, si è quasi subito stemperato sul volto del ministro del Tesoro quando gli hanno riferito dell'attacco del segretario ds Piero Fassino: "Se il 2005 manterrà un basso livello di crescita, come il 2004, la Finanziaria sarà impraticabile e Siniscalco dovrà venire in Parlamento ad annunciare una manovra correttiva con ulteriorio aggravi per le imprese e i cittadini". Un colpo allo stomaco. Pari a quello dell'Istat che ha "sorpreso" il ministro il quale, a sua volta, ha sorpreso Palazzo Chigi per aver manifestato la suddetta sorpresa. Che dire?
Il ministro del Tesoro ha esclamato: "Non ci sarà alcuna manivra-bis". Infatti, per mantenere i conti a posto il ministro ha illustrato la sua linea d'azione: "La gestione dei conti di cassa si vede settimana per settimana e gli interventi non si fanno con manivre aggiuntive ma con misure di tipo amministrativo e con aggiustamenti dei flussi di cassa". Insomma, l'economia alla giornata. Una teoria che, applicata alla situazione italiana, è claudicante ad occhio nudo. Il ministro del Tesoro, tuttavia, ha affermato un concetto importante: "L'importante è essere credibili". E ha promesso: "Faremo tutto il possibile per migliorare la politica economica e le politiche per la crescita". Come? Ci sarà da attendere i famosi provvedimenti sulla competitività? Difficile con una frenata della crescita. Dove attingere, infatti, i finanziamenti? In effetti anche Siniscalco, chi meglio di lui?, sa che la promessa di "fare tutto il possibile" rischia di scoppiargli in mano.
É lo stesso documento dell'Ecofin che, dopo aver cambiato alcune paroline al rapporto del commissario Joaquin Almunia, ad aver confermato la fotografia dell'economia italiana. Tre sono le verità che nemmeno il "Comitato economico e monetario" dell'Ecofin poteva nascondere sotto il tappeto. La prima: il governo italiano deve fare il necessario per "assicurare il raggiungimento degli obiettivi" sul deficit per quest'anno. Siniscalco non ha previsto, invece, alcuna manovra aggiuntiva. Navigherà di settimana in settimana. Ma se sarà costretto a ricorrervi, a quale approdo s'attaccherà? La seconda verità: il governo italiano, è scritto nel documento dell'Ecofin, "non sembra dare un margine di sicurezza sufficiente contro lo sfondamento del limite del 3% nel rapporto deficit-Pil entro il 2006". Guartda un po', proprio quel che Fassino ha mandato a dire a Siniscalco e che ha fatto innervosire il ministro. La terza verità: a partire dal 2006 l'Italia dovrà fare di trutto per arrivare due anni dopo, nel 2008, al bilancio in pareggio e, nello stesso tempo, ridurre il debito pubblico ad un "ritmo più veloce".
Sul deficit e la possibilità di guardare con una maggiore flessibilità al "Patto di stabilità e crescita" all'Ecofin c'è stata battaglia. E ve ne sarà ancora nelle prossime settimane, sino al summit Ue del 22 marzo, come ha rivelato il presidente di turno, il premier del Lussemburgo, Juncker. Il quale è ottimista sulle conclusioni dello scontro ma non ha escluso che sul campo restino dei feriti. Germania e Francia hanno sostenuto che è necessario bandire ogni automatismo d'intervento quando un bilancio supera il tetto del 3%. Si vorrebbe un'applicazione "economica e ragionevole". Il compromesso di marzo si giocherà su questo punto. Ma Juncker, capofila di alcuni Paesi più virtuosi, si è difeso bene. In ogni caso, ha precisato, il potere della Commissione in questa materia non deve essere messo in discussione e se essa riterrà che un Paese sfondi il tetto del 3% sarà suo compito fare una raccomandazione". Senza eccezione.


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