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Unità: Concorsi, riforma in salita:rettori, presidi (e lobby) di traverso

Mussi sta per emanare il nuovo regolamento-trasparenza Dagli atenei arrivano i mugugni: «Non è lo strumento adatto»

06/06/2007
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l'Unità

Mussi sta per emanare il nuovo regolamento-trasparenza
Dagli atenei arrivano i mugugni: «Non è lo strumento adatto»

di Massimo Franchi/ Roma

A PAROLE sono tutti «contro i concorsi farsa», «contro i nepotismi», «contro i bandi ad honorem». Quando però si cerca di mettere mano alle norme per evitare che negli atenei italiani gli scandali dei concorsi continuino, le lobby universitarie che hanno sempre
usato questi metodi iniziano a fare distinguo, a criticare, a chiedere «cambiamenti», auspicando «tempi più lunghi». Con il chiaro obiettivo di non cambiare niente.
Il copione è stato rispettato nel caso del nuovo regolamento per i concorsi per ricercatori universitari. La Finanziaria ha previsto che il ministero emani un nuovo regolamento per mettere a bando i posti del piano straordinario di assunzioni (quasi tremila l’anno fino al 2009). Il ministero è deciso a vararlo entro fine luglio e di far bandire i primi concorsi già a settembre.
Fabio Mussi e il sottosegretario Luciano Modica hanno predisposto un testo che abbatte le antiche consuetudini in cui sguazzavano i baroni che designavano i loro protetti. Invece delle graduatorie di abilitati, da cui spuntano sempre i soliti noti, i bandi avranno vincitori per lo stesso numero dei posti a disposizione. I curricula saranno valutati da esperti di fama internazionale in modo anonimo e poi i candidati passeranno il vaglio di una commissione di ateneo formata, in parte, da elementi istituzionali che saranno gli stessi per almeno dieci bandi e, in parte, da docenti della macroarea per cui si bandisce il concorso. Indicazioni di buon senso che seguono i criteri usati in tutti i paesi avanzati. Indicazioni contro le quali si sono scagliati nel giro di poco tempo l’associazione dei presidi di facoltà, i rettori, il Consiglio universitario e, ieri, anche l’Associazione nazionale docenti universitari.
Lo scorso 22 maggio il nuovo Consiglio universitario nazionale (organo composto da 58 membri eletti dai docenti che deve dare parere consultivo a molti degli atti del ministero) ha emanato un documento molto duro, contestando metodo e contenuto del regolamento. Due giorni dopo la Conferenza dei rettori è stata leggermente più morbida, ma comunque critica. Entrambe hanno messo le mani avanti e, per non essere tacciate di difesa del sistema, hanno premesso che ritengono «che l’università abbia bisogno di una visione strategica dei problemi del reclutamento» (Cun) e che condividono «la revisione del sistema di reclutamento» (Crui). Poi però si passa alle critiche e, pur di far le pulci al testo, ci si attacca a tutto.
«Leggo che contestano la poca trasparenza, ma in questo modo le critiche rischiano di apparire pretestuose - contesta il sottosegretario Modica -. Il problema di fondo è il sostenere che non vi è modo di avere concorsi trasparenti, che qualsiasi regola possa essere aggirata. L’opinione è radicata solo tra i docenti, mentre studenti e opinione pubblica ritengono sia possibile. Noi diamo più importanza a questi ultimi». Le critiche delle lobby per prima cosa si riferiscono allo strumento del regolamento (il provvedimento non ha bisogno di passaggi parlamentari), sostenendo che i concorsi vadano regolati per legge. «La disquisizione è puramente giuridica - risponde Modica - noi abbiamo il parere dei nostri esperti: se ci saranno ricorsi, vedremo». Poi si entra nello specifico delle norme. Vengono contestate la loro complessità e il poco rispetto dell’autonomia degli atenei. Sulla modalità delle prove concorsuali ci si scaglia contro la previsione di tenere seminari al posto delle prove scritte. «È l’obiezione che non capisco. I seminari si usano in tutti i concorsi dei paesi avanzati perché sono il modo migliore per spiegare pubblicamente i risultati della propria ricerca». Alcune osservazioni saranno comunque accolte: «Ad esempio sulla composizione delle commissioni: i membri “istituzionali” potranno essere pari a quelli “disciplinari” (competenti della materia). In più anche i docenti associati, che avevamo escluso in quanto “ricattabili”, potranno far parte delle commissioni».
Oggi Mussi e Modica parleranno al Cun. Spiegheranno le loro ragioni, le correzioni che faranno al testo del regolamento seguendo le indicazioni del Cun, ma diranno che si va avanti. Si spera che la rivolta delle lobby non stia preparando colpi di coda. La risposta, nel caso, è già pronta. L’obiettivo ultimo del ministero è infatti l’abolizione dei concorsi. «Quando l’Agenzia di valutazione del sistema universitario sarà a regime ogni ateneo potrà assumere chi vuole: se chiamerà un ricercatore non competente verrà penalizzata con meno fondi ministeriali».


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