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Unità-Commercio Internazionale, diritti non in vendita

Commercio Internazionale, diritti non in vendita RAFFAELLA BOLINI ANDREA FERRANTE MAURIZIO GUBBIOTTI ALBERTO ZORATTI Questa settimana oltre 10 milioni di persone in 80 Paesi di tutto il...

12/04/2005
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l'Unità

Commercio Internazionale, diritti non in vendita

RAFFAELLA BOLINI ANDREA FERRANTE MAURIZIO GUBBIOTTI ALBERTO ZORATTI

Questa settimana oltre 10 milioni di persone in 80 Paesi di tutto il mondo si stanno mobilitando per dire "sì" al diritto di ognuno al cibo, all'acqua, alla salute, ad una vita dignitosa ed all'istruzione, e per dire "no" all'imposizione di accordi commerciali ingiusti, liberalizzazioni e privatizzazioni indiscriminate. È la Settimana Globale di Mobilitazione sul Commercio Internazionale.
È la nuova stagione di campagne politiche dei movimenti e della società civile per un commercio giusto, che accenderanno le piazze e i corridoi dei palazzi istituzionali fino al dicembre prossimo, quando a Hong Kong si è convocata l'Assemblea ministeriale della Wto. È lì che, dopo lo stallo di Cancun, si cercherà di chiudere il round di negoziati collocando come merci sul libero mercato diritti essenziali di milioni di persone come cibo, salute, acqua e istruzione.
Ma il libero commercio non funziona.
Nonostante la retorica, infatti, vincono soltanto i più forti: pur essendo solo il 14% della popolazione mondiale, secondo lo stesso Rapporto sul Commercio mondiale redatto dalla Wto, i Paesi più ricchi realizzano il 75% delle esportazioni mondiali, mentre i Paesi a basso reddito, il 40% degli abitanti della terra, esportano solo il 3% del totale. Tutta l'Africa subsahariana non rappresenta che l'1% dell'export mondiale. E le economie locali soffrono.
Quel tessuto importante di produzione, consumo e cultura che contribuisce a disegnare la fisionomia dei differenti territori, nel Nord come nel Sud del mondo, soccombe sotto i colpi della stessa crisi, alimentata da un sistema di regole commerciali disegnato intorno agli interessi forti e a scapito delle produzioni locali e di qualità, dei diritti sociali e dell'ambiente di intere aree del Pianeta. È una crisi di crescita che colpisce anche il nostro Paese e l'Europa: deve farci riflettere.
Nessuno dei nostri Governi, però, sembra voler imparare la lezione, tanto che i Paesi occidentali, Usa in testa, esercitano pressioni fortissime per ottenere - con uno degli accordi chiave in sede Wto, il NAMA, che regola l'Accesso al mercato dei prodotti non agricoli - che i Paesi poveri azzerino completamente le tasse che applicano ai prodotti importati, per difendere le loro piccole industrie in crescita.
La liberalizzazione incentiva nei Paesi emergenti una crescita incontrollata fuori da ogni quadro legislativo internazionale rispettoso dei diritti sociali, del lavoro e dell'ambiente. Ma non è possibile indicare come colpevoli queste realtà, quando i nostri Paesi - in ambito Wto ma anche nelle Nazioni Unite - sono i primi responsabili della perdurante assenza di regole internazionali che inchiodino alle stesse responsabilità condivise tutte le realtà produttive e di Governo a livello globale.
Eppure le alternative ci sarebbero.
Le realtà della società civile e i movimenti in tutto il mondo promuovono ogni giorno esperienze di protezione dell'ambiente, di promozione della cittadinanza, della cultura, della partecipazione ma anche di commercio "dal basso" che funzionano.
Pensiamo alle aree verdi protette in tutto il mondo, allo sviluppo delle filiere "pulite" e dell'agricoltura biologica, all'animazione dei territori e della promozione dei diritti, ma anche alle esperienze di consumo critico, di finanza etica e di commercio equo e solidale - che da solo e da più di 40 anni rappresenta un'organizzazione mondiale del commercio giusto, e genera per i circa 10 milioni di produttori e lavoratori che sostiene nel mondo un reddito aggiuntivo di oltre 30 milioni di dollari.
Le nostre organizzazioni, protagoniste di queste pratiche insieme ad altre realtà della società civile italiana, organizzano per la Settimana di azione globale in tutta Italia eventi centrati sui diritti e le "buone pratiche" locali che in tutto il mondo stanno non solo rimediando ai danni collaterali delle liberalizzazioni ma anche indicando un'altra via, radicalmente alternativa allo stato di cose esistenti.
Domani a Genova si parlerà della crisi economica ed ecologica legata al petrolio dell'Ecuador, paese di provenienza della prima comunità di migranti della città. A Terni si affronteranno le crisi locali causate dalle delocalizzazioni e dalle regole globali del commercio, a partire dal caso delle acciaierie. A Roma si presenteranno le innovazioni delle amministrazioni locali su risparmio energetico, attività e apertura di spazi culturali, appalti verdi ed equi, ciclo corto, a partire dell'esperienza dei municipi. Con esse si confronteranno le "rondini" del Bangladesh, che da un villaggio distrutto hanno saputo far fiorire un piccolo distretto tessile amico dell'ambiente, ma anche la Grameen Bank, che promuovendo il microcredito ha fatto uscire dalla miseria migliaia di piccole comunità contadine.
Sono sfide importanti, che hanno bisogno dell'impegno di tutti noi, ma anche di un'agenda politica chiara, partecipata e ambiziosa, nel nostro Paese come in Europa.

Raffaella Bolini è responsabile internazionale Arci, Andrea Ferrante è vicepresidente Aiab, Maurizio Gubbiotti è coordinatore segreteria nazionale Legambiente, Alberto Zoratti è presidente Roba dell'Altro Mondo


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