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Unità-Classe tutta islamica, la scuola non si ferma

Classe tutta islamica, la scuola non si ferma A Milano va avanti il progetto dell'istituto "Agnesi", gli insegnanti spiegano: vogliamo integrare i ragazzi, non ghettizzarli Susanna Ripamo...

13/07/2004
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l'Unità

Classe tutta islamica, la scuola non si ferma

A Milano va avanti il progetto dell'istituto "Agnesi", gli insegnanti spiegano: vogliamo integrare i ragazzi, non ghettizzarli

Susanna Ripamonti

MILANO Una studentessa musulmana indossa una parrucca palesemente finta e innaturale per eludere l'obbligo di non portare il velo a scuola, in nome della laicità dello Stato. La sua storia è raccontata in un film turco, presentato qualche anno fa alla Biennale di Venezia. La ragazza parla della sua perdita di identità, a scuola si sente un'altra persona, introversa, apatica "come quelli che stanno in manicomio - dice-. Sei lì e non sei lì, il cuore ti fa male. Ti fai coraggio pensando che è solo per qualche ora". Il principio della laicità dello Stato è salvo, ma quello del rispetto per la diversità culturale va in frantumi.
Quello che sta succedendo a Milano, a proposito della scelta di fare una classe islamica al liceo delle scienze sociali "Agnesi" ripropone in sostanza lo stesso problema. Da un lato un fronte compatto di critiche, perchè la scuola deve integrare e non ghettizzare, perchè deve essere laica e non piegarsi a richieste confessionali. Dall'altro il preside Giovanni Gaglio e gli insegnanti che spiegano: "Non si tratta di ghettizzare, ma di sottrarre questi ragazzi a un ghetto ancora più chiuso. È un primo passo verso l'integrazione, è un atto di amore e di accoglienza verso ragazzi, che senza questa mediazione non potrebbero venire a scuola e verrebbero privati del diritto all'istruzione".
Partiamo dall'inizio. I venti studenti che si sono iscritti al primo anno del liceo Agnesi (17 ragazze e 3 ragazzi) provengono dalla scuola semiclandestina di via Quaranta, che solo da qualche anno ha avviato un contatto con le istituzioni. È una scuola in lingua araba, dove si segue il programma delle scuole egiziane, al termine della quale si passa un esame fatto presso il consolato ottenendo un titolo di studio equiparato alla nostra licenza media e riconosciuto in Italia. Parliamo dunque di ragazzi che non hanno mai messo piede in una scuola italiana. "La comunità islamica - spiega Lidia Acerboni del Cisem, il centro milanese di sperimentazione e innovazioe educativa - si è messa in contatto con noi per chiederci un aiuto. Il loro problema era principalmente quello di evitare che questi ragazzi, attraverso la scuola e il contatto con gli studenti italiani, mutuassero modelli di comportamento occidentali che le loro famiglie non accettano. Ci chiedevano dei percorsi didattici per proseguire privatamente gli studi, perchè comunque non li avrebbero mandati in scuole italiane. Siamo stati noi a fare questa proposta che ha limiti evidenti, ma nel caso specifico era il minore dei mali".
Il preside Gaglio è noto a Milano dal '77, quando i suoi studenti occuparono il liceo Parini, dove all'epoca insegnava, per difendere la sua cattedra. I giornali hanno parlato spesso delle innovazioni che ha introdotto nella scuola: lo sportello regionale di volontariato, le merendine biologiche per una corretta educazione alimentare, l'ora di legalità "inflitta" a studenti sospesi dopo un'occupazione, l'abolizione delle interrogazioni al lunedì perchè alla domenica i ragazzi si devono riposare. Adesso, per niente scoraggiato dalle critiche, non ha nessuna intenzione di retrocedere. "Volete che non sappia che la soluzione corretta è l'integrazione e non la creazione di una classe separata? Ma il problema in questo caso è un altro: noi dobbiamo tutelare il diritto di questi ragazzi ad avere un istruzione, che diversamente sarebbe negato. Quelli che oggi (ieri per chi legge) andranno in consiglio Comunale a protestare per questa scelta hanno delle alternative? Hanno proposte da farci? Se c'è una soluzione migliore ce la suggeriscano, ma non continuino a parlarci di integrazione fingendo di ignorare che in questo caso significa avvallare l'esclusione".
Ieri c'è stata la prima riunione del collegio dei professori che insegnerà in questa classe. Si sono tutti auto-candidati e partono fortemente motivati. Il programma sarà quello ministeriale, si studieranno le crociate e il cattolicesimo del Manzoni senza possibili deroghe e se si leggerà qualche brano del Corano lo si farà nel pomeriggio, come attività integrativa. "Li educheremo alla libertà, alla giustizia, alla pace e alla tolleranza - dice il preside Gaglio - e ci misureremo coi problemi e con le differenze culturali. Ma siccome la scuola è anche socializzazione, un po' alla volta, col consenso delle famiglie, li coinvolgeremo in tutte le attività delle scuola. Io facevo sempre leggere ai miei studenti il "Trattato della tolleranza" di Voltaire. È una lettura che ancora adesso consiglio a tutti".


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