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Unità-Cinquantamila "autoconvocati" a Roma a difesa della scuola pubblica

05.2004 Cinquantamila "autoconvocati" a Roma a difesa della scuola pubblica di gi.vi. ma.deb. "Letizia Mo - seguono due topi disegnati - non siamo quattro gatti": reggono lo striscione di testa ...

15/05/2004
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l'Unità

05.2004
Cinquantamila "autoconvocati" a Roma a difesa della scuola pubblica
di gi.vi. ma.deb.

"Letizia Mo - seguono due topi disegnati - non siamo quattro gatti": reggono lo striscione di testa del corteo sei bambini dall'aria fiera. Seguono in effetti oltre cinquantamila persone, tra studenti medi, genitori e insiegnanti. I bambini sono tanti. Gli insegnanti sono i più preoccupati. E molti di loro portano le bandiere dei sindacati, dalla Cisl ai Cobas, accanto a quelle dei partiti del centrosinistra. Ma è la manifestazione degli "autoconvocati" organizzata a partire dai comitati di lotta locali per la difesa del tempo pieno.

"Con la riforma - spiega Rosalba Cardamone, professoressa di lettere di una scuola media romana vengono sradicati due concetti base: il concetto di classe e il concetto di disciplina E per il futuro vediamo solo confusione. Come gestire il nuovo "tempo scuola" senza alcuna risorsa? Come insegnare l'informatica senza computer?". Mentre Adele, insegnante di inglese del XII municipio della capitale sottolinea: "L'inglese non è aumentato nelle scuole medie, anzi. Si passa dalle 3 ore a un'ora con gli stessi programmi. I ragazzi dovranno andare per forza negli istituti privati per impararlo".

"Quelle del ministro Letizia Moratti non sono riforme afferma il segretario dei Ds Piero Fassino, in piazza insieme alla capolista della lista unitaria Lilli Gruber - si tratta piuttosto di provvedimenti che stravolgono il sistema scolastico. Si sta riducendo la qualità della formazione e il patrimonio educativo che si trasmette ai ragazzi. Ai giovani si darà meno di quanto abbiano avuto fin qui".

I bambini, soli, davanti a tutti, guardati a distanza dai genitori o per mano nel corpo del corteo sono molti. I primi hanno il naso dipinto di nero, i baffetti da gatto disegnati sulle guance. E sono avvolti dallo striscione con i topi della ministra anagrammata. Guardano davanti, divertiti, il cordone di polizia e di fotografi. Si chiudono a cerchio, si tengono per mano, cantano il girotondo. Ma alla fine restano tutti in piedi. "Giù per terra", dicono, ci deve finire la signora ministro.

Perché la Moratti questo non lo ha scritto nelle sue Indicazioni Nazionali per la normalizzazione dei programmi scolastici. Ma per questi bambini le manifestazioni di questi mesi sono state meglio di tante ore di educazione civica. Ci parli e ti dicono che vogliono una scuola migliore, una scuola con più insegnanti e più risorse, una scuola dove poter studiare divertendosi. E ti dicono anche che hanno capito una cosa: che la riforma Moratti danneggia la loro scuola, perché smembra il tempo pieno, divide le classi, manda via maestri e professori. E poi ridono, si raccontano per l'ennesima volta di quando sono venuti per la prima volta a manifestare nelle strade di Roma, lo scorso gennaio, e di quando sono scesi nelle piazze delle loro città con le fiaccole in mano. Se alla fine gli chiedi qual è stata la manifestazione più bella, rispondono: "Questa naturalmente".

Forse lo è davvero. Basta vedere la fantasia degli striscioni che colorano il corteo. Decine di modi diversi per dire no al ministro. "La scuola torna sugli alberi", recita uno, memore della tentata eliminazione di Darwin dai programmi delle elementari, e si vede una fila di scimmiotti percorrere a ritroso le tappe dell'evoluzione umana. Su un altro è disegnato un pacchetto di sigarette: "Nuoce gravemente alla salute. La Moratti manda in fumo la scuola". E poi un grande Pinocchio ("Pinocchia affoga la scuola"), un sipario teatrale ("Squola azienda degli asinini. Va in scena la riforma"), un cumulo di spazzatura ("Spazziamo via la Moratti", dicono i bambini armati di ramazza.

Piccoli sovversivi plagiati da genitori comunisti? "Per niente risponde Laura, mamma senese, venuta a Roma con i figli Io ho votato per la destra. Ma sono venuta a manifestare contro la Moratti in difesa della scuola pubblica. Questa riforma appiccica un'etichetta ai bambini già alle elementari. Fosse per il nostro ministro, anche Einstein, bocciato in matematica a sette anni, non avrebbe più potuto studiare".

E poi i genitori a che servono? Gli alunni del 7° circolo didattico di Roma si sono fatti lo striscione tutto da soli. Ognuno ha colorato una lettera, ci ha aggiunto il disegno che più gli piaceva. "Moratti giù le mani dal tempo pieno", dicono i disegni messi insieme. "L'abbiamo scritto anche nel linguaggio di Atlantide", aggiungono, mostrando orgogliosi lo slogan tradotto in un angolo nel loro codice "segreto". Ed è proprio questo il loro linguaggio, un modo fantasioso e colorato per chiedere una scuola migliore, un linguaggio inventato da loro, che li tiene uniti ai genitori e agli insegnanti che camminano lì vicino.


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