Unità-Ciampi alle forze politiche: Gli schieramenti sono legittimati dalla Costituzione
Ciampi alle forze politiche: Gli schieramenti sono legittimati dalla Costituzione di Vincenzo Vasile Molta carne al fuoco, dai conti pubblici (un "risanamento" da render più solido), ai rapporti...
Ciampi alle forze politiche: Gli schieramenti sono legittimati dalla Costituzione
di Vincenzo Vasile
Molta carne al fuoco, dai conti pubblici (un "risanamento" da render più solido), ai rapporti politici al calor bianco, fino al Mezzogiorno, priorità nazionale. Repetita iuvant. Spesso è meglio ripetersi. Specie se si tratta di ricordare, anzitutto, quella che per Ciampi è "una regola fondamentale della democrazia". E la prima delle regole consiste nel "reciproco, dichiarato riconoscimento" di legittimità democratica tra maggioranza e opposizione. Ambedue gli schieramenti - ricorda il presidente parlando alle autorità locali del Pistoiese - sono "egualmente legittimati" da due cose. Dal "voto popolare". E dall'"accettazione della Costituzione", come "patrimonio comune di tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento". Vuol censurare gli insulti rivolti dalla Destra ai girotondi e all'opposizione? Vuol criticare chi da sinistra "demonizza" - così dicono - l'avversario? Il Ciampi un po' amletico di ieri deluderà, magari, le attese all'indomani dell'imponente mobilitazione di piazza San Giovanni su diritti e legalità. Ma è questo discorso del metodo - già presente persino nella prima esternazione dopo l'insediamento al Quirinale - il primo messaggio che alla ripresa dopo le vacanze parte dal Colle. Ed è un metodo che, secondo una visione certamente ottimistica, dovrebbe portare, così Ciampi auspica, a "opportune collaborazioni", o almeno a una specie di bilanciamento dei rispettivi deterrenti dei due poli.
Il presidente ieri ha condito questa perorazione con un forte richiamo ai valori della Costituzione e all'unità anche "territoriale" del popolo italiano(che suona da monito al Bossi barricadero di domenica): "La memoria dei mesi tra il 1943 e il 1945 - aveva detto in mattinata a Larciano, ricordando le duecento vittime di un eccidio compiuto dai tedeschi in ritirata - ci fa riflettere su quanto fosse unito il popolo italiano che, dopo quasi due anni di divisione, anche territoriale, riconquistata la libertà, seppe subito ritrovare le ragioni profonde della sua unità nella ricostruzione materiale e morale che ha nella Costituzione della Repubblica il suo momento più alto".
È l'economia la chiave di tutto. Sull'economia nel discorso di Pistoia un monito, che sembra voler indicare la traccia, se non di vere e proprie iniziative future del Quirinale, certamente delle preoccupazioni più urgenti del capo dello Stato. Esse riguardano non tanto - sembra di capire - il terreno della giustizia, quanto piuttosto due piaghe dell'economia e della società italiana. Conti pubblici e Meridione: il divario tra un Nord forte che importa da dovunque le braccia dei lavoratori e i tassi di disoccupazione record del Mezzogiorno angustia Ciampi. Ed è lo staff a far notare la "scelta politica" di dire una cosa del genere al centro di un'area - da Firenze alla costa tirrenica - che lo stesso Ciampi ha definito "tra le più prospere e sviluppate d'Europa". Scelta, si può intuire, abbastanza poco in sintonia con gli indirizzi prevalenti e con le politiche economiche del governo. Su questi temi, che più risultano congeniali all'ex governatore di Bankitalia e all'ex-premier e superministro economico, Ciampi ha cercato di dettare un'agenda di priorità, con toni bruschi. Toni e temi che non si sa quanto potranno essere graditi a Palazzo Chigi e soprattutto dall'asse Tremonti-Bossi della coalizione.
Ci sono numerosi motivi di insoddisfazione e di ansia. Il catalogo è questo.
Primo: "Bisogna consolidare il risanamento dei conti pubblici". Consolidare. Parola ben soppesata. Che significa che l'eredità dei passati governi era di segno positivo, e che su quella strada bisogna proseguire. È vero che - osserva Ciampi - questo, dei conti, è un problema che l'Italia ha in comune con numerosi paesi europei, ma è pur vero che "la nostra struttura finanziaria è più esposta alle variazioni dei tassi di interesse" per via del peso del debito sul bilancio dello Stato.
Secondo: innovazione vuol dire miglior collegamento di ricerca, università e produzione. Si provveda. Terzo: il memento fondamentale riguarda il Mezzogiorno. Cui Ciampi dedica accenti particolarmente calorosi. Da Pistoia fa appello al cuore e al ragionamento di un'intera opinione pubblica nazionale. Pensa al divario abissale tra Nord e Sud, all'immigrazione nelle aree forti, alle imprese italiane e agli investimenti nell'Est europeo: "Non è accettabile", appunto, "per la coscienza nazionale" che il Nord e molte province del Centro abbiano raggiunto livelli di occupazione che rendono "indispensabile l'importazione di manodopera, o la delocalizzazione di imprese oltre confine", e al contrario nel Mezzogiorno "vi siano tassi di disoccupazione due, tre o anche quattro volte più alti".
Non si tratta solo di un imperativo morale. Ma l'economia italiana, lo dice uno che se intende, "sarà più forte quando saremo riusciti a creare le condizioni per impiegare tutta la nostra forza lavoro per dare un impulso decisivo al decollo del Mezzogiorno". Che, nella visione del capo dello Stato, si deve considerare "una grande riserva di risorse umane". In particolare per tutti quei giovani meridionali che "hanno un alto livello di istruzione e sono ansiosi di dar prova delle loro capacità". Investi menti e "delocalizzazioni" dal Nord e dal Centro verso il Sud e mobilità del lavoro da agevolare, anche con interventi sociali. Su questo non sembra che il Quirinale gradirà affatto che si proceda a tagli. Anzi si tratta di sviluppare nuovi capitoli di spesa. È anche un appello per un bagno della politica nella realtà sociale. Attenzione, si tratta di priorità, ammonisce Ciampi , "pari per importanza" alle riforme istituzionali.