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Unità-Ci si laurea prima e si studia con maggiore regolarità

UNIVERSITÀ Ci si laurea prima e si studia con maggiore regolarità Ma non basta, il lavoro è sempre una chimera di Giuditta Boeti FIRENZE Non è vero che il "3+2 " sia uguale a zero, m...

27/05/2005
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l'Unità

UNIVERSITÀ

Ci si laurea prima e si studia con maggiore regolarità
Ma non basta, il lavoro è sempre una chimera

di Giuditta Boeti

FIRENZE Non è vero che il "3+2 " sia uguale a zero, ma non è neppure uguale a mille. Parliamo dell'università dopo la nascita del nuovo ordinamento, così come emerge dai risultati della ricerca realizzata da AlmaLaurea (il consorzio interuniversitario). Si scopre che gli studenti universitari italiani si laureano prima e studiano in modo più regolare. Ma, non mancano elementi su cui riflettere: a fronte di un aumento significativo delle esperienze di tirocini, risultano dimezzati i casi di studi all'estero. Fra i laureati di primo livello lo stage diventa parte della propria formazione, ma la partecipazione a programmi di studio all'estero rimane poco diffusa. In particolare, la ridotta adesione riscontrata negli atenei dell' Italia meridionale e insulare conferma inoltre quanto le reti di accordi europei sulla mobilità per studio continuino ad avere, in questa area geografica, minore efficacia. Dunque,l'internazionalizzazione degli studi -punto di riferimento fondamentale per il futuro prossimo- è uno dei terreni su cui ancora l'università italiana deve migliorare. Si tratta di un monitoraggio serio, quello condotto da AlmaLaurea, con l'osservazione di circa 140 mila studenti alla vigilia della laurea, che offre un eccelente base empirica per intervenire a migliorare l'intero sistema universitario italiano. Un ulteriore elemento positivo che emerge dallo studio è l'incremento dell'età all' immatricolazione, dovuto al rientro in formazione nelle lauree di primo livello da parte di studenti che hanno oltrepassato da tempo i 19 anni di età, le matricole nel 2001 avevano 20 anni, nel 2004 invece 21, dunque l' università comincia ad essere una sede di formazione permanente. Rimangono pressochè costanti le votazioni negli esami e alla laurea: fra il 2001 e il 2004 il punteggio agli esami è rimasto costantemente del 26,2; alla laurea la votazione è passata dal 102,5/10 a 103. In merito al carico di studio, l' 87,7% degli intervistati, ritiene gli insegnamenti complessivamente sostenibili. Il responsabile nazionale Ds scuola e Università - Andrea Ranieri- commentando questi dati punta, in particolare, su due elementi critici: "contestualmente alla riforma universitaria non è corrisposto una riforma degli ordini professionali". Insomma per diventare avvocato o docente la laurea triennale non basta. Questo spiega la forte propensione dei laureati triennali a continuare gli studi nelle aree specialistiche: è il segnale di percorsi di studio ancora poco professionalizzanti. O forse c'è anche la necessità di rimandare la complessa e travagliata ricerca del lavoro. Secondo Ranieri la causa è da ricondurre alla mancata riforma organizzativa e culturale dell'università italiana. Ma è altrettanto vero che a fronte di una richiesta lavorativa velocemente mutevole, risulta difficile far corrispondere un sapere ed una formazione in grado di adattarsi a tale complessità.


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