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Unità-"Ci hanno tolto il futuro, e nessuno mai ci ascolta..."

"Ci hanno tolto il futuro, e nessuno mai ci ascolta..." Gli insegnanti al Professore: tolga di mezzo le aberrazioni della Moratti. "Siamo stressati da troppi anni, compresi quelli di Berlinguer" ...

15/05/2005
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l'Unità

"Ci hanno tolto il futuro, e nessuno mai ci ascolta..."

Gli insegnanti al Professore: tolga di mezzo le aberrazioni della Moratti. "Siamo stressati da troppi anni, compresi quelli di Berlinguer"

BOLOGNA In prima linea, ultimo baluardo tra le cosiddette agenzie educative, stretti tra il ripiegare della famiglie e il dilagare dei media. In prima linea ma demotivati, frustrati, dal punto di vista economico ma anche della stessa dignità professionale.
È un autoritratto piuttosto inquietante quello che gli insegnanti hanno consegnato ieri a Romano Prodi, durante una lunga giornata di lavori alla Fabbrica del programma. Una giornata dedicata proprio alla "fatica e l'orgoglio" degli insegnanti. Dal nord-est alla Sicilia, maestri e professori sono arrivati a Bologna per lanciare un sos al Professore, un'ultima chiamata, un estremo appello che arriva dopo anni difficilissimi. In cui hanno visto, appunto, la scuola pubblica svuotata dalla riforma Moratti, mentre si allargava la complessità dei problemi, a partire dalla presenza di un numero sempre crescente di alunni immigrati e di un disagio familiare che non dà segni di arretramento. "Ci hanno impoverito del futuro: in questi anni nessuno di noi si è sentito ascoltato, l'offerta formativa si è ridotta le classi sono diventate sempre più rumorose e le attività di sostegno sono state ridotte", dice Rita Frittelli, dirigente di un istituto tecnico a Napoli. "Oggi la scuola pubblica non è più un fattore di promozione sociale", dice Marco Rossi Doria, maestro elementare a Napoli dal 1975, impegnato anche in un progetto didattico ai quartieri Spagnoli. "Chi ha un padre o una madre in difficoltà non esce da scuola in una condizione migliore rispetto ai genitori: la scuola pubblica deve ritrovare la sua funzione di offrire di più a chi ha di meno, su questo il governo di centrosinistra dovrà invertire la tendenza, anche se sarà complicato". Rossi Doria, il più citato dai colleghi, fa una richiesta precisa a Prodi: "Tolga di mezzo le aberrazioni della Moratti e dia piena attuazione all'autonomia scolastica: non vogliamo aderire all'ennesima riforma caduta dall'alto". Non è il solo a battere su questo tasto. Spiega Angela Nava, una mamma: "Non mi interessa la battaglia linguistica sull'abrogazione, ma serve il senso di una discontinuità". Patrizia Gualtieri di Milano: "Ci aspettiamo l'abrogazione non di un decreto o dell'altro: è l'impianto ideologico che va cancellato, l'idea che ci siano persone nate per pensare e altre per lavorare". Chiara Acciarini, senatrice Ds, raccoglie: "Abrogheremo quella legge per ridare alla scuola il maltorlto; il tempo pieno e prolungato, l'autonomia nell'organizzaione del lavoro ed eliminando la forzatura del tutor. Non abbiamo parentele con il diritto-dovere all'istruzione della Moratti: la costituzione parla di obbligo di istruzione e lo porteremo a 16 anni". E Grazia Pagano, anche lei parlamentare della Quercia, dà voce all'unanime tema dell'autonomia da implementare: "Dobbiamo ripartire dalla legge sull'autonomia e dotarla di risorse".
Giancarlo Cerini, invece, chiede invece di "andare oltre il dilemma sull'abrogazione della riforma Moratti: non basta fare e disfare delle leggi, bisogna stanziare un punto in più di Pil per la scuola, dal 5 al 6%: 3mila miliardi di vecchie lire che potrebbero servire per ricostruire, dal punto di visto edilizio, la dorsale rappresentata dalle 56mila scuole italiane. Serve un piano decennale: ma le assicuro che un rofrma così la vivrebbero tutti, alunni, insegnanti e genitori". Gli esempi dello stato di salute non eccellente dell'edilizia non mancano, a partire dal Mezzogiorno: "Sono stata in una scuola a forma di scuola mezza volta nella mia vita", dice una prof. di un liceo palermitano. Diana Cesarini, maestra elementare, parla di "una sofferenza che sembra non finire mai, di un'energia che viene messa a dura prova: Vorrei dire che insegnare è bello ma è difficile, la verità è che è faticoso".
Mariangela Tedesco dice: "Ci siamo avviati su una china di scarsa stima sociale, che influisce anche sulla nostra autostima: il segno peggiore del malcontento è la corsa al pensionamento appena si apre una possibilità". "Più del 70% degli insegnanti ha votato per il centrosinistra", dice un'altra insegnante. "Dunque al Professore dico: attenzione a non bruciarci subito, siamo stressati da troppo anni, compresi quelli di Berlinguer".
Gaetano Passarelli, dal canto suo, punta il dito su un tassello del Moratti-pensiero, il ruolo degli insegnanti tecnico-pratici: "Il ministro vuole farci sparire, ma l'Italia ha bisogno di cultura tecnica, di laboratori dove imparare a prendere confidenza con gli strumenti della fisica: dovrebbero essercene anche nei licei". Prodi apprezza, e ricorda di aver sempre "trovato riscontro tra l'economia sana di una zona e la presenza in quel territorio di una buona scuola tecnica". "Vanno potenziate, non eliminate", dice. E Rosanna Nencini, maestra elementare toscana: "Ho un alunna con delle difficoltà, che si chiama Carolina. A domanda lei dice che le materie le piacciono tutte: mi chiedo cosa possa fare, questa scuola, per dare risposte al suo desiderio di sapere". a.c.


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