Unità: Chiesa e scienza la paura e il bastone
questo tentativo di farci sembrare giusto che accanto a Darwin, sui libri di scuola, ci sia anche la storia di Adamo, del fango e della costola.
Chiesa e scienza la paura e il bastone
Fabio Bacchini
Alcuni di noi avevano sperato che il pensionamento di Camillo Ruini permettesse una maggiore apertura della Cei nei confronti della società e della scienza. Ma il suo successore, l'arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco, non è stato designato a caso. Qualche mese fa Bagnasco si è reso protagonista di un episodio grottesco che diventa opportuno ricordare oggi. Era stato invitato a partecipare al Festival della Scienza, e ha rifiutato spiegando che «il programma è troppo laicistico». Ha anche aggiunto che «una scienza libera e senza nessun vincolo, come oggi si sente dire, è condannata all'autodistruzione». Questo piccolo episodio di cronaca rivela quale sia l'atteggiamento del nuovo presidente della Cei, e di tutta la Chiesa, nei confronti del pensiero scientifico.
La Chiesa vede la scienza come un bolide dal motore formidabile e dalla pericolosità elevatissima. Bisogna che lo guidi qualcuno capace. La scienza può essere approvata soltanto se acconsente a essere governata da precisi valori morali. E qual è l'unica valida fonte di valori morali? La Chiesa stessa. Leggiamo le encicliche degli ultimi decenni: nella Humanae Vitae è scritto che «nessun fedele vorrà negare che al Magistero della Chiesa spetti di interpretare anche la legge morale naturale», e nella Veritatis Splendor che nessuno è autorizzato a mettere in dubbio «una competenza dottrinale specifica da parte della Chiesa e del suo Magistero circa norme morali determinate riguardanti il cosiddetto bene umano». Quando Bagnasco dichiara che «il progresso scientifico deve avere come scopo il bene dell'uomo nella sua totalità», quel che sta realmente dicendo è che la scienza viene tollerata solo se concede il proprio volante a un pilota la cui tuta sia una casula episcopale o, peggio, un abito civile che occulti una collanina con crocifisso.
Noi laici rispondiamo di solito, ormai sgolati, che esistono ottime teorie etiche che sono però perfettamente laiche. Per la Chiesa questa è un'eresia: l'ordine morale è una emanazione del piano divino, e il resto è errore e confusione. Ma il punto fondamentale è un altro: la scienza, intesa come avventura conoscitiva, non ha bisogno di alcuna guida morale. Scoprire cosa è vero e cosa è falso non può, di per sé, essere tacciato di immoralità. Possono essere immorali alcuni modi disinvolti di fare esperimenti (e qui ci vuole accortezza etica); possono essere immorali alcune applicazioni disoneste o distruttive di una certa scoperta; ma non può essere immorale il fatto stesso di appurare che la terra gira intorno al sole, o che discendiamo dalle scimmie. Eppure la Chiesa teme non tanto gli esperimenti, e non tanto le applicazioni: teme il disvelamento della verità. La Chiesa condanna Galileo e Bruno. Osteggia Darwin, e ancora oggi non vuole convincersi che siamo prodotti dell'evoluzione per selezione naturale. Guarda con odio ai laboratori in cui serenamente, giorno dopo giorno, si mandano in soffitta vecchie spiegazioni ricavate dalla Bibbia, sulla cui sopravvivenza la Chiesa fonda parte del proprio potere. Il pilota avrebbe il compito di indirizzare la scienza: «Questo è bene scoprirlo, questo no». Ma di una simile conduzione non c'è alcun bisogno; e si tratterebbe evidentemente di una insopportabile schiavitù. Per non lasciare andar via libera la scienza, la Chiesa (furba, furbissima) inventa la lamentela della par condicio violata. Abituati a vedere il mondo mediante le categorie televisive, reputiamo che Bagnasco abbia ragione: è ingiusto che una manifestazione (o una scuola pubblica; o un ordinamento giuridico) si sbilanci a ospitare il parere di ben duecento scienziati e di solo una manciata di preti. Anche qui l'errore è minuscolo, ma infettante. Richiamiamo alla mente cosa sia la scienza: è una intrapresa collettiva di critica e di messa alla prova di ipotesi su come è fatto il mondo. Tutti possono proporre le proprie teorie: la scienza le sottopone al tribunale dell'esperienza, usando i metodi più affidabili, e decreta quale sia la congettura più credibile. Quindi la voce della scienza è il risultato di una selezione operata su tutte le proposte possibili, alla luce dei fatti. Come si può pensare che questa voce abbia lo stesso peso di quella dei vescovi? Il vescovo crede per fede a una ipotesi teorica compresa tra le milioni di ipotesi che la scienza ha esaminato, e da cui ha estratto la più corroborata. Invocare qui una pari attendibilità di fronte alla verità è davvero sconclusionato.
In questo quadro, le pretese di Bagnasco preoccupano meno dei commenti che scienziati cattolici politicamente impegnati hanno rilasciato subito dopo. Bruno Dallapiccola ha dichiarato che «non è possibile che la Chiesa resti fuori dal dibattito scientifico». Paola Binetti, più insinuante, ha spiegato che «è come se tra scienza e fede dovesse cadere un muro di Berlino. L'una ha bisogno dell'altra. Non ci può essere progresso, in questo campo, senza sintesi». E ancora: «Oggi più che mai, abbiamo bisogno di un nuovo dialogo in cui fede e ragione si incontrino davvero. La sfida dev'essere quella di un’intelligenza che cerca il senso delle cose, anche alla luce dei valori della fede».
Sembrano belle parole. Ma lasciano passare l'idea che la scienza e la religione (cattolica), sul terreno di cosa sia vero e cosa falso, abbiano lo stesso grado di autorità. Al contrario, la scienza ha in questo campo un'autorità immensamente più alta che la religione. Non è augurabile nessuna sintesi, nessun dialogo alla pari, nessun incontro compromissorio. Incantati dalla tradizionale opposizione fra cattolici e laici, e identificando la scienza con la laicità, diventiamo inclini a trattare scienza e cattolicesimo come se fossero due partiti antagonisti. Le cose non stanno così. Accreditarsi in quanto voce allo stesso livello della scienza, e dotata di uguale credibilità, è l'operazione culturale più pericolosa che la Chiesa sta cercando di portare a termine in questi anni. Più di Ruini prima e di Bagnasco ora (e molto più di quanto la scienza possa spaventare loro), deve farci paura questa temibile avanzata della Chiesa in nome del politically correct, e questo tentativo di farci sembrare giusto che accanto a Darwin, sui libri di scuola, ci sia anche la storia di Adamo, del fango e della costola.