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Unità: Chiamparino: «Così si creano le banlieue alla francese»

Il sindaco di Torino polemizza con la Lega. Maroni: i fenomeni sociali si governano così

19/10/2008
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l'Unità

/ Roma

DOVEVA ESSERE una prova di larghe intese tra Lega e Pd sui temi dell’immigrazione e della sicurezza, ma si è trasformato in un dialogo tra sordi, concluso
con qualche screzio. Le distanze tra il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, e il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, ministro ombra al Federalismo, intervenuti a Saint-Vincent al convegno di studi della Fondazione Donat-Cattin, sono rimaste incolmabili. Con il primo cittadino della città della Mole che ha evocato il rischio «banlieue» per le periferie delle grandi città, come possibile conseguenza dei provvedimenti del Governo sulle classi differenziate per gli immigrati, e il ministro che rispondeva categoricamente: «L’Italia è tra i primi Paesi europei per la qualità dell’integrazione».
A dare fuoco alle polveri è stato Chiamparino: «Il provvedimento del Governo che prevede classi differenziate per bambini italiani e stranieri rischia di essere la base per un fenomeno banlieue».
Il problema della marginalità delle periferie, esploso in Francia, è sotto la lente del Ministero dell’Interno che, ha rivelato Maroni, ha commissionato uno studio all’Università Cattolica di Milano: «Voglio evitare che succeda in Italia ciò che accade in Francia, voglio capire se c’è un rischio banlieue, cerco di guardare avanti perché i fenomeni sociali si governano in questo modo, non quando sono scoppiate le situazioni».
Sul piano dell’integrazione, la situazione dell’Italia, rivendicata dal ministro leghista, è di un Paese tra i migliori in Europa: «Siamo settimo posto su 25 Paesi dell’Unione, ci è riconosciuto di aver sviluppato un buon livello di integrazione e, se si considerano i cinque Paesi con il più alto tasso di immigrazione (Italia, Regno Unito, Spagna, Germania, Francia), il nostro è al primo posto». L’iniziativa di un tentativo di incontro tra le due posizioni è del sindaco torinese che, ad un certo punto, mette sul tavolo una proposta: «È necessario che la politica la smetta di brandire la paura dell’immigrato per regolare i conti al proprio interno, e per prendere voti: facciamo un patto non scritto, tra gentiluomini, a non utilizzare questi temi».
Un invito che il Ministro Maroni ha sostanzialmente ignorato nel corso della faccia a faccia. Poi, a margine, sollecitato dai giornalisti, ha attaccato: «Non siamo in campagna elettorale e per quanto mi riguarda non lo sarò fino a che sono il ministro dell’Interno, per me è un dato acquisito, dopo di che ...».
Ma per Chiamparino la risposta non è esaustiva: «Il ministro ha eluso tutte le mie domande a cominciare da quella sul patto politico per rinunciare all’utilizzo della paura come fonte di raccolta dei consensi». E ha aggiunto: «Maroni ha parlato come se fosse portavoce del ministero e non ministro». Il patto tra gentiluomini non si farà, per ora.


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