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Unità: Caro Mussi, io non trucco. Dove sbaglio?

la lettera

25/09/2007
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l'Unità

Bellum omnium contra omnes. Chissà cosa avrebbe pensato Hobbes affacciandosi, magari furtivamente, all’aula di lezione del padiglione 10 dell’ospedale Sant’Orsola il 4 settembre.
Forse si sarebbe compiaciuto della ferocia che consumava i partecipanti al Concorso per aspiranti medici, della spietatezza della competizione fra candidati forti di preparazioni minuziose e di intuizioni geniali; o forse sarebbe inorridito nell’assistere al trapasso della «lotta» in subdolo complotto, alla morte non solo dell’etica, ma della legalità in quanto tale.
Le testimonianze si affollano sui giornali, tra l’indignazione delle matricole e il sarcasmo dei veterani disillusi. Certo, mica è un fenomeno nuovo. Mi sono diplomato col massimo dei voti e dopo due ore chino su quelle ottanta domande ho visto, alzando gli occhi, due furbi personaggi che, in barba alla flemmatica commissione esaminatrice, dopo aver tratto fuori dalle buste i propri fogli delle risposte, con noncurante naturalezza le hanno modificate, con la penna che altrettanto scaltramente (o scontatamente!) tenevano nascosta in tasca.
Io le dico, Caro Ministro, che non sono rimasto con le mani in mano di fronte al misfatto, ma dopo aver intimato ai due colleghi di smettere, mi sono alzato e ho denunciato l’accaduto ai membri della commissione, i quali hanno continuato imperterriti a non vigilare su quanto accadesse a più di un metro dalla cattedra sulla quale stavano ritirando le prove. Nessun problema, se non che l’aula conteneva duecento persone!
Ora mi chiedo, se fossi il figlio di un odontoiatra e mio padre si fosse amorevolmente seduto accanto a me; o se avessi avuto una penna in tasca da sfoderare nell’ora e mezza di ritiro delle buste; o se ancora avessi tenuto con me il cellulare, forse avrei capitalizzato quel punto che mi avrebbe permesso di entrare nei trecento fortunati? Badi bene un solo punto. Nessuno cerca scuse. Chi è preparato passa i test. Ma chi è nella fascia di bordo? Deve sedersi, calmarsi e rassegnarsi all’ingiustizia di una commissione che non vigila? A spaventose realtà di associazioni a delinquere? Io ho dovuto farlo.
Certo, la vita continua, ma mi è sorto il timore che l’intero sistema dei valori col quale sono cresciuto vada messo in discussione. E non parlo di valori cattolici, né intendo profondere inutili moralismi, ma parlo di legalità, di osservanza della legge e della certezza della sua applicazione, di rispetto dell’istituzione e di fiducia nell’onestà delle sue scelte, di fede nella meritocrazia, nel giudizio, di fiducia nel farsi valere perché alle conoscenze corrispondano le soddisfazioni.
Devo poi dedurre che la mia famiglia è stata profondamente ingenua a insegnarmi il rispetto delle regole e allo stesso modo che i miei furbissimi colleghi siano vincitori morali. Io, Signor Ministro, l’anno prossimo mi ripresenterò a quella prova, preparato come già lo ero quest’anno, senza cellulare, senza padre che poi è un geometra, senza penna e mi auguro che l’istituzione non si faccia, ancora una volta, mostruosa omicida della legalità e del diritto allo studio
Lorenzo Gasperoni


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