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Unità-Cara Moratti faccia un Po' di Ginnastica

Cara Moratti faccia un Po' di Ginnastica Jury Chechi contro l'abolizione dell 'educazione fisica Massimo Franchi "Lottare perché sia ripristinata almeno la seconda ora di educaz...

18/02/2005
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l'Unità

Cara Moratti faccia un Po' di Ginnastica

Jury Chechi contro l'abolizione dell 'educazione fisica

Massimo Franchi

"Lottare perché sia ripristinata almeno la seconda ora di educazione fisica nelle scuole è una battaglia di civiltà che deve coinvolgere tutto lo sport italiano. Una battaglia non solo culturale, ma soprattutto pratica perché riducendo l'attività fisica dei nostri ragazzi mettiamo a repentaglio la loro salute". Jury Chechi è uno dei promotori della lettera con cui il Coni ha chiesto urgentemente un incontro con il ministro Moratti per cercare di evitare quello che sarebbe un ulteriore schiaffo alla già bistrattata considerazione che lo sport riceve dalla scuola italiana
Chechi, lei è stato uno dei primi a far sentire la sua voce contro l'ipotesi di riduzione ad una sola ora di educazione fisica nelle scuole. Ha trovato sostegno nei suoi colleghi?
"La lettera al ministro Moratti è stato un gesto molto importante da parte del Coni e del presidente Petrucci. Noi atleti siamo consci di quanto sia importante dare il giusto spazio allo sport nella scuola anche per educare i ragazzi al rispetto del proprio corpo e degli altri. Ora aspettiamo che il ministro ci convochi per esporre le nostre ragioni e farle cambiare idea in fretta. Sono convinto che il nostro intervento stia già dando i suoi frutti".
Da campione olimpico e da grande conoscitore delle varie realtà sportive mondiali quanto è importante per una nazione insegnare una corretta educazione motoria fin dalla scuola?
"È fondamentale. Tutte le grandi potenze mondiali nello sport hanno un numero di ore molto alto di educazione fisica nelle scuole. Noi, non lo dico io, lo dicono le statistiche, siamo il fanalino di coda in Europa, e di molto. Ora pensare di dimezzare ulteriormente il numero di ore e proprio appena concluso l'anno europeo dell'educazione attraverso lo sport mi sembra un autogol incredibile. Io sarei per raddoppiarle le ore soprattutto nei primi anni di scuola. Intendiamoci, non sto dicendo che l'educazione motoria sia più importante dell'italiano o della matematica, ma certamente avere una corretta attività dà benefici importantissimi per lo sviluppo fisico del bambino".
C'è poi l'aspetto più prettamente formativo&
"Tutti i pedagogisti sono concordi nel dire che lo sport è importantissimo nella crescita psicofisica di un ragazzo che grazie all'attività motoria può relazionarsi con i compagni in modo diretto e non mediato. C'è poi il problema obesità che merita un discorso a parte".
Prego, è un argomento spesso sottovalutato&
"In Italia il numero di bambini sovrappeso è in fortissimo aumento. Per combatterlo le strade sono due ed entrambe fondamentali. Una educazione alimentare che insegni ai bambini un rapporto sano con il cibo, da una parte, ma non si può prescindere da un'attività motoria settimanale che faccia muovere anche i bambini più pigri. Il segreto per farli avvicinare allo sport è quello di proporre attività che siano soprattutto ludiche, che facciano divertire i bambini. Io ho un bambino di due anni e un altro in arrivo e proprio per questo sono molto preoccupato se nel loro futuro scolastico l'attività motoria non avrà il giusto spazio".
Quale ricordo ha dell'educazione fisica fatta a scuola?
"Come tutti credo ne ho un ricordo positivo. Facendo ginnastica artistica quando iniziai le elementari avevo già cominciato a fare attività fuori dall'orario scolastico: Ma mi ricordo che appena si andava in palestra tutti erano contenti e non vedevano l'ora che arrivassero quelle ore. Dopo, alle medie, mi ricordo che i professori erano ben preparati e che riuscivano a collegare il momento ludico a quello educativo insegnandoci e facendoci conoscere molti sport, non solo il solito calcio a cui tutti volevano giocare".
Ora invece la Moratti vuole svilire il ruolo dei professori di educazione fisica&
"Che hanno invece sempre mostrato buone capacità didattiche. Ora poi che negli ultimi anni siamo riusciti a far avere loro un giusto riconoscimento, garantendo allo stesso tempo agli studenti che chi insegna ha seguito un percorso formativo importante, mi pare un controsenso togliere spazio a persone capaci e selezionate".
Infatti è così che quasi tutti hanno iniziato a fare sport, grazie alla dimostrazione di un certa disciplina nell'orario scolastico. In Italia la compenetrazione scuola-sport è alla base dei successi del nostro paese nelle varie discipline.
"Sì, è proprio così. Senza la "vetrina" su discipline anche poco conosciute che si fa nelle scuole molti sport rischiano di estinguersi o di veder ridurre di molto i loro praticanti. E questo non sarebbe giusto perché priverebbe i ragazzi della possibilità di scoprire la disciplina che più fa per loro".
Tornando all'aspetto culturale di questa battaglia, lei crede che nel nostro paese lo sport sia uno strumento educativo riconosciuto?
"Assolutamente no. Se in Italia abbiamo tanti problemi negli stadi lo dobbiamo anche al deficit culturale che la scuola non riesce a colmare. Nel nostro paese comanda il calcio e solo quello e ci si considera sportivi solo perché si va allo stadio o si guarda la partita alla televisione, anche se poi non si fa alcuna attività fisica durante la settimana. La scuola dovrebbe insegnare i veri valori sportivi, quelli della sofferenza e del sudore, del rispetto per l'avversario, combattendo la monocultura del calcio. Io vengo invitato in molte scuole per parlare della mia esperienza, ma è un lavoro autonomo e assolutamente non organizzato. Bisognerebbe fare molto di più, ma se poi si tagliano le ore di educazione fisica... ".
Ha un sogno a questo proposito?
"Sì, mi piacerebbe che tutti gli studenti sapessero chi sono i fratelli Abbagnale o Sara Simeoni e conoscessero le loro imprese. Migliorerebbero come persone e la scuola offrirebbe loro un buon servizio".
Massimo Franchi


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