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Unità: Cara Chiesa, ecco come puoi evitare altri "casi Galileo"

Usare «molta umiltà e circospezione» per non riproporre nuovi “casi Galileo”. Questa è la ricetta di Monsignor Pagano per la Chiesa cattolica quando si trovi a confrontarsi con i progressi delle scienze biomediche. Purtroppo sono parole destinate a cadere nel vuoto.

13/08/2009
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l'Unità

Sergio Bartolommei
Consulta di Bioetica
Università di Pisa

Usare «molta umiltà e circospezione» per non riproporre nuovi “casi Galileo”. Questa è la ricetta di Monsignor Pagano per la Chiesa cattolica quando si trovi a confrontarsi con i progressi delle scienze biomediche. Purtroppo sono parole destinate a cadere nel vuoto. È la pretesa di detenere la chiave circa il vero ordine morale del mondo e l’essenza dell’uomo. Di fronte alle innovazioni della ricerca biomedica la strategia è di evitare le discussioni nel merito. Si preferisce giocare con l’immagine di una scienza che sarebbe costretta entro verità «parziali e contingenti», incapace di cogliere la «verità intera, ultima, delle cose» (così ad esempio si trovava scritto in un recente articolo dell’Osservatore Romano). La verità ultima investirebbe la “questione antropologica”, la risposta cioè alla domanda sul senso e la natura dell’uomo. Il problema antropologico non sarebbe peraltro per le gerarchie e i loro interpreti di tipo confessionale, ma razionale, e di facile soluzione. Il “lume” della ragione basterebbe da solo a fare intendere che l’Uomo, così come lo conosciamo, è all’apice di un sacro ordine morale “gravido di essere e di promessa” per l’uomo stesso. In questo modo si ottiene un vantaggio: saltare alle conclusioni senza pagare il fio della dimostrazione. Così risulta per definizione nobile e conforme alla “vera antropologia” negare la libertà di ricerca sulle staminali embrionali, limitare il ricorso alle tecniche di fecondazione assistita, proibire la diagnosi pre-impianto, vietare la commercializzazione di una pillola abortiva, ostacolare la vendita di un contraccettivo di emergenza, prevenire la legalizzazione di nuove forme di famiglia, limitare l’autodeterminazione alla fine della vita.
È facile rendersi conto che ci troviamo in una situazione analoga a quella conosciuta da Galileo. Allora lo scienziato pisano fu perseguitato e condannato per aver sconsacrato l’universo geo-fisico e introdotto una nuova grammatica astronomica che sconfessava l’idea di una diversa qualità di terra e cieli. Oggi scienza e tecnica che presiedono alla rivoluzione biomedica vengono ostacolate perché mettono a nudo i processi biologici della vita umana proponendo nuove grammatiche del vivente che confutano l’idea di una antropologia qualitativa e sacra. La Chiesa eviterà il rischio di riprodurre nuovi “casi Galileo” se e quando prenderà atto che non è sostituendo alla ricerca un linguaggio nebuloso che si possono attingere nuove frontiere della conoscenza. Nel frattempo, sarà bene che le istituzioni dello Stato laico non indugino ad aspettare per qualche secolo i ravvedimenti della Chiesa e premano sul pedale della sovranità e dell’autonomia rimuovendo ogni ostacolo alla ricerca scientifica e all’evoluzione del costume


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