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Unità-C'è Chi Vuole Cancellare

C'è Chi Vuole Cancellare Nicola Tranfaglia C'è un paradosso che percorre l'Italia nel momento in cui per il quinto anno in molte città italiane ricorre quella giornata della memoria che u...

28/01/2005
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l'Unità

C'è Chi Vuole Cancellare

Nicola Tranfaglia

C'è un paradosso che percorre l'Italia nel momento in cui per il quinto anno in molte città italiane ricorre quella giornata della memoria che una legge dello Stato ha istituito il 20 luglio del 2000 e vale la pena segnalarlo proprio nel momento in cui in tutto il mondo, a cominciare dall'Onu, si ricorda il giorno della liberazione della più grande fabbrica della morte costruita dai nazisti al centro dell'Europa, il lager di Auschwitz.
Il paradosso consiste in questo
Le forze politiche e culturali che furono protagoniste della resistenza e della Costituzione repubblicana sono, per la massima parte, all'opposizione e al potere c'è, da quattro anni, una coalizione di forze che non partecipò alla guerra di liberazione, non contribuì a scrivere la Costituzione ancora vigente e, al contrario, lungo l'intero sessantennio è sempre stata dall'altra parte di questi valori e ideali che hanno guidato gli uomini più eminenti della vita repubblicana, da De Gasperi a Moro, da Togliatti a Pertini e a Berlinguer, per far solo qualche esempio. Governano quelli che hanno costituito, ha scritto qualcuno, il "sommerso della Repubblica".
Qualcuno dirà che nel partito di maggioranza relativa, in Forza Italia, c'è fior di ex democristiani e di ex socialisti che vengono dunque da forze pienamente partecipanti alla genesi della repubblica ma resta il fatto che anche loro hanno accantonato quei valori e quegli ideali e quando parlano pendono dalle labbra del leader carismatico così nostalgico di Mussolini e così dimentico di quel dice la nostra Costituzione sulla divisione dei poteri, sull'uguaglianza dei cittadini e sulle principali libertà, a cominciare da quella di informazione e di quella conferita ai magistrati di applicare le leggi in piena autonomia e indipendenza dal potere politico ed economico.
Altri ricorderanno che la Lega Nord di Umberto Bossi non è sempre stata, come è adesso, razzista e xenofoba, in prima linea nella lotta contro gli immigrati e i giudici indipendenti.
L'una e l'altra osservazione valgono, purtroppo, solo per il passato e il presente ci consegna un panorama assai diverso nel quale il revisionismo storico praticato sui mezzi di comunicazione di massa (televisioni e giornali, soprattutto) piuttosto che negli archivi e nelle biblioteche avanza a grandi passi, favorito dall'asservimento crescente di chi dovrebbe invece informare correttamente gli italiani.
Quanto alla destra, presente in tutte le formazioni della maggioranza, assistiamo a processi e a episodi che manifestano un tentativo costante di rivalutare il fascismo e i suoi esponenti a prezzo della verità storica e della documentazione esistente.
È uscito qualche tempo fa un libro di Francesco Perfetti sull'assassinio di Giovanni Gentile nel '44, edito dalla casa editrice Le Lettere di Firenze in cui si sostiene con sicurezza che fu Togliatti ad ordinarne la morte senza uno straccio di prova che permetta di arrivare a una simile conclusione. Senza contare i grossolani errori che infiorano il libro come quelli di scambiare la sigla GAP che vuol dire "Gruppi di azione patriottica" con l'indicazione di "Gruppi armati partigiani".
Un pamphlet di questo genere ha avuto il destino di numerose interviste televisive e radiofoniche senza che si trovasse un giornalista capace di chiedere su quali documenti l'autore si sia basato e il presidente del Senato Marcello Pera abbia affidato proprio a Perfetti la ricostruzione della morte del filosofo, guardandosi bene dall'invitare gli storici che hanno scritto le più documentate biografie di Gentile (come Gabriele Turi o Sergio Romano).
Ma gli episodi si moltiplicano e basta visitare i siti telematici o i manifesti della destra per averne la prova.
Nel Vocabolario di Alessandro Cochi della sezione Testaccio di Alleanza Nazionale, per fare solo un esempio, c'è un brano che dice con chiarezza come il giorno della memoria non abbia ragione di esser ricordato, a meno che si mettano anzitutto in fila i martiri fascisti e neofascisti che hanno perduto la vita nel sessantennio repubblicano, al di là delle violenze che quei martiri hanno compiuto nella sanguinosa stagione delle stragi compiute in collusione più o meno aperta con apparati dello Stato.
Né ci si può fermare a questi esempi.
A Torino è comparso nei giorni scorsi un manifesto di Alleanza Nazionale, di cui hanno parlato i giornali, che disegna una galleria di eroi della modernità e, accanto ai fascisti che ci aspettiamo di trovare, compare il nome di Piero Gobetti, il fondatore di Rivoluzione Liberale, che proprio dagli squadristi venne picchiato a morte dopo il delitto Matteotti.
Quanto al Museo Nazionale del Risorgimento, sempre a Torino, che si prepara a diventare il Museo dell'Europa, si sta decidendo, a quanto pare, di eliminare la sala che contiene le bandiere del movimento operaio e alcuni reperti legati all'antifascismo e alla resistenza.
Ora è vero che nell'ex capitale subalpina esiste poco lontano un museo della resistenza ma se il nuovo Museo ripercorre la storia d'Italia nelle sue tappe essenziali, é forse il caso di non cancellare una pagina di così cruciale importanza per la nostra identità nazionale.
Potrei continuare con molti esempi che riguardano molte città e regioni italiane.
Ma mi interessa di più ritornare al paradosso iniziale e chiedere al governo Berlusconi e alla sua maggioranza se l'offensiva revisionista non intenda espellere dalla nostra storia le radici della repubblica, il ricordo di quelli che caddero per abbattere i nazisti e i fascisti e sostennero i valori che ancora ci reggono e porre al loro posto quel "sommerso della repubblica" che oggi è sulla scena politica.


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