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Unità-Braccio di ferro con Berlusconi, Moratti sull'orlo delle dimissioni

Braccio di ferro con Berlusconi, Moratti sull'orlo delle dimissioni di Marcella Ciarnelli La bocciatura alla "riforma epocale" del fisco è arrivata dal ministro Letizia Moratti. Alla signora non...

27/11/2004
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l'Unità

Braccio di ferro con Berlusconi, Moratti sull'orlo delle dimissioni
di Marcella Ciarnelli

La bocciatura alla "riforma epocale" del fisco è arrivata dal ministro Letizia Moratti. Alla signora non è proprio piaciuto che tra i tagli previsti per consentire a Berlusconi di farsi la sua campagna elettorale ne fossero previsti anche nella scuola. "Ci mancherebbe che non mi muovessi se ci fosse un'ipotesi del genere" aveva detto il ministro non appena informata delle intenzioni del premier. E così ieri sera, prima che cominciasse un Consiglio dei ministri che sarebbe potuto durare anche pochi minuti stando alle dichiarazioni trionfalistiche del presidente del Consiglio solo ventiquattro prima, la Moratti ha puntato i piedi. "O le decisioni vengono modificate o io me ne vado" ha detto al sottosegretario Gianni Letta nella consueta veste di mediatore e, poi, al premier in persona. "Lo dico a voi, lo dico a Siniscalco: la scuola non si tocca. Quelle che avete pensato non sono misure di razionalizzazione ma un vero e proprio attacco" ha ripetuto più volte il ministro. Senza alzare la voce. Ma in modo fermo.
Per un paio d'ore il presidente del Consiglio ha temuto di veder tramutato il suo sogno in un incubo. I manifesti sono già sui muri delle città. La campagna d'informazione è pronta in concorrenza con quella di An che non accetta in cambio della sola poltrona della Farnesina di consegnare al premier l'intero merito della cosiddetta riforma fiscale. "Possibile che ognuno voglia dire la sua e non mi lasciano lavorare in pace" che poi significa lui da solo, ha commentato Berlusconi, davanti alla imprevista ribellione della titolare dell'Istruzione. Il Consiglio dei ministri, che Carlo Giovanardi nel pomeriggio aveva azzardato che sarebbe stato "molto tranquillo", ha avuto così un inizio tumultuoso nonostante Berlusconi avesse dedicato l'intera giornata a seguire di persona la stesura dell'emendamento da presentare entro lunedì al Senato. Tanto da dare buca ai capi di governo dei Paesi che aderiscono all'Ince che inutilmente lo hanno aspettato a Portorose in Slovenia e da cui sarebbe potuta venire qualche domanda scomoda sulla sua posizione nei confronti di quanto sta accadendo in Ucraina.

Meglio evitare l'ostacolo. Vai a pensare che Letizia Moratti si sarebbe messa di traverso. L'altro penalizzato, Antonio Martino, dopo un sussulto davanti alla sforbiciata al ministero della Difesa, era subito rientrato nei ranghi: "I tagli sono gravi ma sopportabili e poi i militari sono bravissimi ad impegnare in modo razionale le risorse". Insomma, obbedisco.
Resta ancora aperta la questione del rimpasto. La questione delle questioni. Che si trascina da mesi. Dopo aver dato a Fini il ministero degli Esteri bisogna fare entrare a tutti i costi Marco Follini nell'esecutivo. Berlusconi è convinto che una volta che i leader della coalizione saranno tutti sul carro del governo lui potrà guidarlo con molta più tranquillità. Anche se diventa sempre più difficile per il sottosegretario dell'Udc continuare a mostrare perplessità sull'operazione, non sembra che ci si arriverà a breve. Anche perché resta aperta la vicenda dell'emendamento 'salva Previti' inserito nella legge sulla recidiva contro cui l'Udc ha già votato in commissione. E non ha nessuna intenzione di ripensarci in aula.

Quella prossima potrebbe essere la settimana decisiva. Ma l'attesa potrebbe prolungarsi fino al ritorno del presidente della repubblica dalla Cina, il 9 dicembre. Il risultato a cui punta Berlusconi è di creare il minor scompiglio possibile in un esecutivo in cui il balletto dei ministri va avanti fin dall'inizio. Dentro, dunque, Follini come vicepremier senza deleghe, arrivo salutato con grande enfasi da Gianfranco Fini che ha detto di "auspicarlo vivamente", e Mario Baccini al posto del 'tecnico' Mazzella che non può proprio permettersi di protestare. Anche Rocco Buttiglione dovrebbe restare al suo posto. Nessun ministero per Miccichè o per tutti quelli che in questi mesi hanno avanzato richieste. L'epocale equilibrio instabile della coalizione ne potrebbe risentire fortemente.


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