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Unità-Bolkestein-il lavoro senza più regole

DAL CORRISPONDENTEBRUXELLES C'è una "direttiva" che inquieta l'Europa. Si chiama "Bolkestein", dal nome del suo principale autore, l'ex commissario Frits Bolkestein, un liberale olandese. Non...

23/01/2005
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l'Unità

DAL CORRISPONDENTEBRUXELLES C'è una "direttiva" che inquieta l'Europa. Si chiama "Bolkestein", dal nome del suo principale autore, l'ex commissario Frits Bolkestein, un liberale olandese. Non è ancora una legge europea. È una proposta che tende alla "liberalizzazione dei servizi" all'interno del Mercato unico dell'Unione. Scarsamente conosciuta. In Italia se ne parla poco, l'opinione pubblica non è stata adeguatamente informata. In altri paesi, al contrario, è già tema di scontro e di scioperi: è accaduto in Francia e in Belgio. Eppure la "Bolkestein", ribattezzata dai suoi avversari come la "Frankestein dei servizi", è una normativa di forte impatto sociale. Se supererà, intatta, tutto il percorso legislativo dell'Unione (Consiglio Ue e Parlamento europeo), irromperà sul mercato del lavoro e nelle abitudini di vita dei consumatori.
I suoi sostenitori ritengono che la nuova normativa, varata dalla Commissione nel gennaio 2004, eliminando i numerosi ostacoli amministrativi e legali, sarà un volano per l'affermazione della libera circolazione e per la creazione di posti di lavoro; i suoi oppositori sostengono che si tratta di un pericoloso tentativo di sabotaggio del "modello sociale europeo" attraverso l'imposizione della concorrenza commerciale in settori cruciale dell'organizzazione delle società come, tra l'altro, la sanità e la cultura.
La "Bolkestein" sarà presto un tema di primo piano. Perché il suo destino è inevitabilmente intrecciato ai temi della "strategia di Lisbona" che dovrebbe fare dell'Europa, entro il 2010, l'economia più competitiva. Con un salto in avanti nella ricerca, nell'innovazione e nell'occupazione. La "direttiva", nelle intenzioni, peraltro molto contestate, dovrebbe aiutare questa strategia dal punto di vista della rimozione dei vincoli nel campo dei servizi. E lo farebbe con l'introduzione di una serie di strumenti che stanno sollevando molte polemiche.
Diciamo subito che la proposta mira a regolamentare ogni attività economica "che si occupa della fornitura di una prestazione oggetto di contropartita economica", così come specificato nei Trattati. Stiamo nel settore dei servizi e il provvedimento si rivolge ad un vastissimo campo di attività. Un elenco parziale: gli artigiani come idraulici e carpentieri, l'edilizia, la distribuzione, i trasporti, il turismo, i servizi sanitari, le attività culturali, le agenzie immobiliari, il settore turistico come le agenzie di viaggio, i servizi di sicurezza, i servizi a domicilio per gli anziani, le consulenze giuridiche, il collocamento.
Insomma, una lista infinita. Da cui sarebbero esclusi (ma l'interpretazione non è univoca) i servizi non a carattere economico, come l'istruzione statale, i trasporti e i servizi finanziari. E liberalizzare il mercato unico europeo significa che un prestatore di servizi di uno Stato potrà andare a svolgere la propria attività in un altro dei 24 Stati dell'Unione libero di impacci e di regole magari imposte nel Paese ospitante. Perché ci sarà una regola magica che spazzerà via tutto: il "POD", il "principio del paese d'origine". In base a questo "POD", un fornitore di servizi sarà sottoposto alle leggi del proprio paese e non più a quelle del paese che ospiterà la propria attività. Stessa cosa per i controlli: saranno affidati al paese d'origine. Una rivoluzione.
Per avere un'idea di cosa potrà succedere, si pensi che nelle scorse settimane i tassisti di Strasburgo hanno fatto uno sciopero per protesta contro l'"invasione" dei loro colleghi tedeschi di Khel. Questi hanno attraversato il ponte sul Reno e hanno cominciato a far servizio sulla piazza concorrente. E ciò quando ancora la "Bolkestein" non è in vigore.
Il "POD" è lo strumento su cui si riversano le più forti obiezioni e avversioni, insieme alla critica sulla massiccia estensione del campo di attività della direttiva e ai timori per le prevedibili violazioni dei diritti dei lavoratori distaccati in seguito alla mobilità. Il dibattito è già vivo tra gli addetti ai lavori: i ministri dei governi, il Parlamento, le organizzazioni sociali (sindacati e imprese). Il Consiglio "Competitività" ha già svolto una prima discussione e, adesso, l'attenzione è concentrata sul Parlamento europeo dove la "direttiva" ha cominciato ad essere esaminata e la votazione dovrebbe avvenire entro i prossimi mesi. Si attende una pioggia di emendamenti.
Gli interrogativi sono parecchi: megli eliminare il "protezionismo" oppure meglio evitare la grande incertezza giuridica che ne deriverebbe? Esempio: la professione di muratore è regolamentata in Germania e non in Gran Bretagna e di conseguenza il muratore di Berlino sarebbe soggetto al riconoscimento del proprio diploma mentre il suo collega britannico per nulla. Per la Ces (sindacati europei) la "Bolkestein" è una specie di macchina da guerra contro il servizio pubblico.
Il parlamentare europeo Antonio Panzeri, ex sindacalista, nel gruppo di lavoro Pse per la riforma della direttiva, dice: "Noi siamo per servizi efficienti, e rispettosi della concorrenza che garantisce maggiore qualità per i consumatori. Ma se ciò dovesse causare una destrutturazione del mercato del lavoro, allora no. La Bolkestein va riequilibrata". Panzeri ha fatto una relazione al convegno della delegazione parlamentare italiana del Pse che ha avviato un confronto pubblico, aperto l'altra sera da Nicola Zingaretti a Bruxelles, sugli effetti della direttiva. Susanna Florio (Cgil) commenta: "Sarebbero effetti devastanti. Vincerebbe la precarizzazione". Giovanni Berlinguer, relatore "ombra" in commissione Cultura, parla del rischio di "dumping giuridico oltre che sociale". Infatti, secondo i più, la "direttiva" invoglia le imprese a trasferirsi legalmente in paesi più permissivi e da lì muoversi per l'Unione. Forti del fatto che saranno in vigore le regole e i controlli del "paese d'origine". Paolo Nicoletti (Confindustria europea) è a favore della "direttiva" perché "porterà nuovo lavoro". Ma è disponibile a un confronto per cercare una soluzione di compromesso.
Dunque, che fare? Battersi per il ritiro della "Bolkestein"? Pierluigi Bersani, anticipa una posizione "fortemente emendativa" dei parlamentari italiani. Fondata su questi punti: restringere il campo d'azione, escludere con certezza i servizi d'interesse universale, eliminare i rischi del "POD". Poi, ben venga una liberalizzazione che possa contribuire al rilancio dell'economia europea. "Vanno ricercati i punti più sensibili della Bolkestein per modificarla - indica la deputata Anne Van Lancker, una delle relatrici - è un lavoro immenso. Ma va sempre tenuto presente che, quando si apre ai privati, le regole devono stare in mano sempre all'autorità pubblica".


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