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Unità: Bertinotti: «Ascoltiamo la Montalcini». Il governo assicura: «Troveremo i soldi»

«La soluzione si trova. Questo è certo». Continua a rassicurare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta dopo la ferma denuncia del premio Nobel e senatrice a vita Rita Levi Montalcini

12/11/2006
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l'Unità

di Roberto Monteforte / Roma

«La soluzione si trova. Questo è certo». Continua a rassicurare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta dopo la ferma denuncia del premio Nobel e senatrice a vita Rita Levi Montalcini. Dovrebbero stare tranquilli rettori, ricercatori, scienziati ed anche i parlamentari del centrosinistra, diessini in testa, che da tempo, da prima che la Montalcini minacciasse di far mancare il suo voto alla Finanziaria, hanno ricordato «programma dell’Ulivo alla mano», come l’impegno per la ricerca e in particolare per quella pubblica, sia strategico per il futuro del paese.
È quello che più volte ha ribadito anche il ministro per l’Università e la Ricerca, Fabio Mussi che non nasconde come tra i problemi della ricerca «made in Italy» vi sia pure quello dello scarso apporto dei privati. «Molti imprenditori italiani - sottolinea - sono più sensibili ad una banca o ad una squadra di calcio che agli investimenti in ricerca e innovazione». Il ministro, in piena sintonia con la Montalcini, continua a chiedere significative «rettifiche» alla Finanziaria. «Penso - ha spiegato - che due cose devono essere corrette, il taglio del 20% dei consumi intermedi degli enti di ricerca e il taglio previsto dall'art.53 per tutti i ministeri che ricade sugli enti pubblici di ricerca per 207 milioni».
Si vedrà quale sarà l’emendamento «salvaricerca» annunciato da Enrico Letta. Lo stretto collaboratore del presidente del Consiglio al momento non si sbilancia sui contenuti. Lo fa il sottosegretario all’Economia, Nicola Sartor. «Ci sarà un’integrazione delle risorse per il settore» annuncia. «Le risorse per i progetti di ricerca - chiarisce - non sono mai state messe in discussione. In ogni caso stiamo studiando la possibilità di introdurre un’integrazione». Forse non basta. Nell’operazione rassicurazione verso la Montalcini e i «preoccupati» interviene anche il capogruppo dell’Ulivo, Dario Franceschini: «Il governo sta cercando di risolvere il problema, sta valutando come reperire nuove risorse per la ricerca».
Ma vuole vederci chiaro il responsabile ricerca della Quercia, Walter Tocci. «La finanziaria infatti dimostra che il nostro governo non ha ancora compreso come il problema dell’università e della ricerca non possa essere considerato come una questione settoriale, ma che è invece l’unica via di salvezza del paese». «Nell’attuale finanziaria - osserva - non ci sono soldi alla ricerca pubblica perché prevale un atteggiamento di sfiducia verso di essa. Non è un caso infatti che i bilanci di atenei ed enti abbiano subito tagli e le poche risorse aggiuntive siano state allocate solo nei bandi di ricerca e negli incentivi alle imprese e per più di un miliardo di euro. Il messaggio è purtroppo molto chiaro: non vi diamo soldi direttamente, se volete i finanziamenti andate a prenderli dalle imprese o dai bandi». Per Tocci quella che può sembrare una linea ragionevole, invece, «è un modo per rendere ancora più piccola la ricerca italiana nella competizione internazionale», visto che «la vera anomalia italiana consiste nella debolezza della ricerca privata che è molto più bassa di quella pubblica». La sua critica è di fondo. «Certamente deve essere una priorità aiutare l'industria a fare ricerca, ma non può essere che proprio il punto debole del sistema diventi uno dei pochi canali di finanziamento della ricerca pubblica. È autolesionismo».
La sortita della Montalcini ha mosso le acque. Gliene danno atto in tanti, compreso il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, che dice: «Le preoccupazioni della senatrice vanno ascoltate con grandissima attenzione». Il premio Nobel ringrazia, conferma «la forte stima e fiducia per il nostro attuale Governo» e mette in chiaro: «Tagliare i fondi per la ricerca vuol dire affondare il Paese».


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