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Unità-Berlusconi vede un nuovo miracolo

Berlusconi vede un nuovo miracolo Il Pil torna positivo (più 0,7%) nel secondo trimestre e il premier denuncia il disfattismo delle "cassandre". Ma l'uscita dalla crisi è ancora lontana...

12/08/2005
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l'Unità

Berlusconi vede un nuovo miracolo

Il Pil torna positivo (più 0,7%) nel secondo trimestre e il premier denuncia

il disfattismo delle "cassandre". Ma l'uscita dalla crisi è ancora lontana

di Felicia Masocco / Roma

BASTA POCO Basta un rimbalzo del Pil, indubbiamente positivo ma tutto da consolidare in un paese in cui si naviga a vista, e chi tiene le redini dell'economia sentenzia: è la svolta, siamo fuori dalla recessione, miracolo. Dopo che l'Istat ha reso noto il dato sul
prodotto interno lordo, l'indice che misura la crescita di un paese, la sua ricchezza, da parte del governo ieri è stato tutto un'esultare, uno squillar di trombe e manifestazioni di giubilo. Ebbene, nel secondo trimestre dell'anno il Pil italiano è cresciuto dello 0,7% rispetto al trimestre precedente, un dato incoraggiante e superiore alle attese. Paragonato allo stesso periodo del 2004 l'incremento è stato invece dello 0,1%. Ancora: il risultato del Pil è il migliore dal primo trimestre del 2001 e si tratta del primo segno positivo dopo due flessioni consecutive.
In questo quadro un sospiro di sollievo sarebbe stato più che sufficiente da parte del governo, la nostra economia infatti era e resta in affanno. Basti pensare che il Dpef per il 2005 fissa una crescita pari a zero (cioè nulla) e che, a detta degli analisti, potrà essere centrata proprio grazie al sorprendente dato di ieri. Gli analisti dicono anche che non bisogna farsi illusioni, è difficile che la performance di aprile-giugno possa ripetersi nei prossimi mesi in quanto "fortemente disallineata" ai principali indicatori.
Prudenza, dunque. Invece ecco il premier: "Il dato smentisce le Cassandre del "tutto va male" e dimostra che l'economia tiene". "La svolta c'è stata e la crescita appare a portata di mano nonostante il quotidiano tentativo di una sinistra catastrofista e distruttrice di creare un clima pessimista". Quale svolta? "Finché si parla di aumenti dello "zero virgola" non mi sembra ci siano elementi di svolta - è il commento del leader della Cisl Savino Pezzotta -. Certo è sempre meglio un +0,1% che uno zero, ma è sempre un segnale di una debolezza estrema della nostra situazione. Non possiamo illuderci, nè illudere". Dal Tesoro fanno sapere che il ministro Siniscalco rivendica la paternità dell'analisi: "Il dato del Pil riflette i segnali positivi già ricordati dal ministro un mese fa quando aveva affermato che l'Italia era uscita dalla recessione". Sembra sia una gara ad esorcizzare la crisi che si è materializzata in quattro anni: da Scajola a Maroni e La Loggia, da Alemanno a Urso è tutto un trionfalismo. Come se scegliere tra recessione e bassa crescita fosse il massimo delle prospettive.
L'opposizione invita a fare un bagno di realtà. Il dato del Pil va bene, un centrosinistra che si candida a guidare il paese non può che apprezzare. Ma ce ne vuole per invertire la rotta. "Adesso si tratta di rendere stabile questa tendenza -afferma Cesare De Piccoli, Ds-. È necessario che il governo esca dalla genericità che ha contraddistinto il Dpef. Serve una finanziaria di rigore". "Non sono certo i minimi scarti a poter nascondere il fallimento e la crisi del paese", afferma Oliviero Diliberto, segretario del Pdci. Anche per Enrico Letta della Margherita "non è una differenza sul dato annuo tra una crescita zero e una da +0,1 che può far cambiare il giudizio sulle politiche economiche del governo Berlusconi. In suoi trionfalismi sono un po' patetici". Sul fronte sindacale, la segretaria confederale della Cgil Carla Cantone si definisce una "Cassandra non pentita", "continuo a pensare che la politica economica del governo vada completamente rivista". Prudente il leader della Uil Luigi Angeletti, "una buona notizia -dice- ma per parlare di uscita dalla recessione occorre attendere il prossimo trimestre". "È il momento di darsi una mossa, anzi due" chiosa il presidente di Confcommercio Sergio Billè che esorta il ministro Scajola a passare dalle parole ai fatti.


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