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Unità: Bagnasco benedice la scuola della destra

Assist della Cei al governo. Preoccupazione per l’intolleranza contro gli immigrati

23/09/2008
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l'Unità

di Roberto Monteforte / Roma

L’EMERGENZA Italia sotto la lente dei vescovi. Il dramma dell’emigrazione con quella carica di violenza che rischia di incrinare la solidarietà, sino ad oggi segno distintivo della società italiana. Ma anche l’emergenza sociale, le difficoltà economiche che at-
tanagliano sempre più le famiglie italiane. Domanda di giustizia sociale con fisco più equo e introduzione del quoziente familiare. Apertura sul federalismo fiscale, temperato però «dal senso di solidarietà e della comune appartenenza ad un solo popolo e alla sua storia». Quindi la giustizia e le questioni etiche, sino al testamento biologico. È ricca di spunti la prolusione con la quale il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco ha aperto ieri i lavori del Consiglio Permanente della Cei. Con aperture inattese, anche se parziali, come sul testamento biologico. Sì alla legge, ma restino fuori alimentazione assistita e idratazione, che «non possono essere considerate cure mediche»: sono i paletti posti dai vescovi che confermano il no all’accanimento terapeutico, ma nessuno spazio per l’eutanasia e per l’abbandono terapeutico.
Dal presidente della Cei arrivano inviti a trovare soluzioni adeguate, che tengano conto del «bene comune», attenti a quell’insieme di interessi di cui si fa portavoce la Chiesa, «esperta in umanità» e vicina alla gente comune. Inspiegabili allora risuonano le espressioni che la prolusione dedica alla scuola e alle misure assunte dal governo che pure tante preoccupazioni e proteste hanno suscitato tra i genitori e nel mondo della scuola. Bagnasco, quelle che molti considerano un’opera di vero smantellamento della scuola pubblica, le definisce «innovazioni e recuperi volti a dare una maggiore credibilità ed efficacia all'istituzione e ai suoi operatori». Un’inaspettata apertura di credito verso la «riforma Gelmini» dal presidente della Cei che, come a compensazione, esprime la sua stima «sincera e cordiale», verso tutto il personale scolastico, «a cominciare dai docenti per l'importanza e la nobiltà del ruolo che ricoprono a livello culturale, educativo e sociale». Ai vescovi sta a cuore il «riconoscimento del ruolo primario della famiglia» che - lo ribadisce - deve essere «messa in condizione di scegliere all'interno di un sistema effettivamente paritario e integrato». Più spazio, mezzi e risorse per la scuola privata e per chi la sceglie: questo è il messaggio sottinteso. Anche a discapito di quella pubblica. Resta fermo e prevedibile il no dei vescovi alle unioni di fatto. Nella sua prolusione Bagnasco fa solo un cenno sull’invito di Benedetto XVI al laicato cattolico affinché si impegni in politica e per evangelizzare il mondo del lavoro e dell’economia. È l’emigrazione il tema su quale si sofferma maggiormente e con preoccupazione il cardinale. Invita a non «sottovalutare» le violenze e i «segnali di contrapposizione» che sono emersi in questi giorni. Se sino ad oggi si sono evitate «spaccature sociali o situazioni drammatiche», ora - osserva - «stanno emergendo segnali di contrapposizione anche violenta che sarà bene non sottovalutare». Lancia il suo allarme. A questa emergenza «occorre dare risposte sempre civili», strategia europea e accordi di cooperazione con i paesi di provenienza degli immigrati per portare «alla legalità situazioni irregolari», «integrazione sociale» e accoglienza delle «domande di ricongiunzione familiare». «Anche gli immigrati irregolari sono nostri fratelli» ha ricordato Bagnasco.
L’altra preoccupazione è quella per la libertà religiosa e per il clima di «cristianofobia». Denuncia le violenze anticristiane in India, Pakistan e Iraq. La libertà religiosa, sottolinea, è «un caposaldo della civiltà dei diritti dell’uomo e garanzia di autentico pluralismo e vera democrazia». Non un optional concesso dagli Stati. E indica un nesso tra «la disinvolta pratica del relativismo, gli eccessi antireligiosi e anticristiani e la regressione culturale ed etica delle società».


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