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Unità: Avellino, quando la scuola diventa un lusso

A cinque anni al lavoro per aiutare mamma

11/03/2007
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l'Unità

Trentasei bambini abbandonati a se stessi. Per loro la scuola era un lusso, oppure un fastidio da evitare. Accade ad Avellino dove i Carabinieri hanno scoperto una maxi evasione dall’obbligo scolastico e denunciato 54 genitori. Da mesi, hanno scoperto i militari dell’Arma, i bambini non frequentavano le aule dei loro istituti, alcuni perché mandati al lavoro, sfruttati come piccoli uomini. Uno scenario da anni Cinquanta, quando nella campagne dell’Alta Irpinia o dell’Arianese a cavallo con la Puglia, i bambini venivano sfruttati nei campi come manodopera a costo zero, con le scuole di campagna inesistenti oppure organizzate in stalle e locali fatiscenti. Ma siamo nel 2007 e qui, in una realtà che sembra ripiombata all’indietro, le condizioni della gioventù destano un vivo allarme sociale. Episodi di bullismo in città, dove nelle strade della movida mesi fa si è registrato l’omicidio di un minore da parte di un altro ragazzo, e dove una ragazza in procinto di conseguire la laurea è stata uccisa dal compagno della madre per pura vendetta. Infine gli episodi di bullismo nelle scuole, che hanno dato origine all’indagine dei carabinieri. Una inchiesta che ha portato alla scoperta di una realtà sconvolgente. Perché oltre ai bambini che da mesi non frequentavano le elementari si è scoperto l’esistenza di un altro tipo di evasione scolastica, quella da sale giochi e videogames. Molti minori, infatti, non andavano a scuola preferendo passare il tempo in circoli privati.
«Nel più totale disinteresse dei loro genitori - spiegano al Comando provinciale dei Carabinieri -, per questa ragione le denunce sono state proposte in base all’art. 731 del codice penale». I carabinieri, spiega il comandante provinciale Antonio Sottili, hanno da tempo concordato con le autorità scolastiche provinciali una serie di iniziative che vanno dalle visite alle caserme delle scolaresche a conferenze tenute dai militari «per favorire la crescita e lo sviluppo educativo dei giovani in particolare attraverso la promozione della cultura della legalità».
L’inchiesta va avanti nei distretti di Avellino, Ariano e Sant’Angelo dei Lombardi, e promette, secondo indiscrezioni, nuovi allarmanti sviluppi. Il fenomeno è solo la punta dell’iceberg di una realtà che da anni soffre una crisi economica e sociale seria. Finita l’epoca della ricostruzione post-sismica (il 23 novembre 1980 l’Irpinia fu colpita da un terribile terremoto e per la sua ricostruzione furono spesi 60mila miliardi di lire), fallito il sogno dell’industrializzazione, la città e i 119 Comuni della provincia sembrano incapaci di ritrovare la strada della rinascita. Alcuni dati economici, infine, indicano il ritorno dell’immigrazione, un fenomeno che sembrava archiviato negli anni Settanta e che colpisce le fasce più giovani e professionalizzate.


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