Unità: Antimafia, insegniamola a scuola
una legge di iniziativa popolare perchè la cultura dell’antimafia entri nelle scuole medie e superiori insieme all’educazione civica e nelle università con un corso di diritto specifico
Antimafia, insegniamola a scuola
Tania Passa
Peppino Impastato fu ucciso dalla mafia. Lui aveva dedicato tutta la sua vita e il suo senso dell’umanità alla ribellione contro il sopruso mafioso. Oggi vogliamo e dobbiamo riflettere di più, forti dell’esperienza di oggi e dei nuovi percorsi mafiosi nell’era dell’informazione.
Allora non comprendemmo appieno il ruolo della radio in quell’omicidio. Peppino attraverso la radio parlava ai molti e questa situazione era ingestibile dalla mafia. Essa vive e cresce nel silenzio e muore nel rumore delle informazioni che la riguardano.
Forse è da quel momento che la mafia ha cominciato a pensare di gestire quelle informazioni e quel rumore. E, nel 2007, le mafie, compiono uno scatto nel mondo delle radio e delle televisioni.
21 maggio 2007: l’emittente ionica «Blu tv» con sede a Scanzano Ionico (Matera)viene sottoposta a fermo preventivo, e si viene a conoscenza dagli ambienti giudiziari che era un veicolo di manipolazione informativa, con citazioni unilaterali di esponenti di comodo, oppure cercando di alterare il senso delle parole pronunciate da esponenti dell’opposta fazione politica.
Nello stesso giorno a Lamezia Terme un grave attentato incendiario colpisce l’emittente televisiva «RTV» di proprietà del candidato a sindaco di centrosinistra a Reggio Calabria.
11 giugno 2007: si scopre che a Napoli la Camorra usa la frequenza 99.10 per dialogare ad onde medie. Avviene quindi il sequestro di «Radio Nuova Ercolano» di proprietà del clan degli Iacomino-Birra. Si era scoperto che l’emittente radiofonica privata usava la scaletta delle canzoni con tanto di dedica in codice, per parlare con i detenuti.
Questo governo con la finanziaria 2007 ha sostenuto finanziamenti per 200 milioni di euro per sottolineare, giustamente, l’importanza della emittenza locale. I Ds, contemporaneamente, presentano emendamenti al Ddl Gentiloni che obbligano le emittenti locali a presentare certificazione antimafia qualora vogliano accedere ai finanziamenti dello Stato e dell’Unione Europea.
Un’organizzazione criminale è di fatto un’organizzazione di potere. Nella società dell’informazione uno dei più grandi poteri sono le radio e la tv cioè l’informazione del Paese. Tutti noi scioccati dall’11 settembre, dalla paura dell’islam e dei migranti, non abbiamo compreso appieno che una delle partite più pericolose la giochiamo in casa contro la mafia.
Questo Paese in molti casi rimuove questo dramma sociale girandosi dall’altra parte. A Palermo ci sono bambini che quando passa una macchina della polizia o dei carabinieri sputano a terra e purtroppo la famiglia non glielo impedisce.
C’è, nell’evoluzione umana, una legge precisa: quando la società evolve, non chiede permesso e di conseguenza non lo chiedono le nuove mafie.
I padrini sono morti, le nuove generazioni mafiose sono cresciute e ora puntano all’informazione del Paese poiché solo così possono avere in mano la società ed i suoi umori. Così potranno oscurare quei fatti sui quali la mafia vorrà porre il veto del silenzio. Non a caso le minacce mafiose si sono estese ai giornalisti e agli scrittori. Lo scenario è agghiacciante, poiché di fronte allo tsunami mediatico di questo secolo siamo tutti fragili come fuscelli, se tutto ciò dovesse passare nelle mani della mafia sarebbe finita la libertà di tutti noi sancita dalla nostra Costituzione.
Ma è la stessa Costituzione che ci consente di tutelare almeno il nostro futuro.
La lotta alla mafia può essere perseguita, da noi cittadini, attraverso una grande rivoluzione culturale. Per cominciare una nuova storia sarà fondamentale scegliere, attraverso i metodi che la Costituzione italiana ci consegna, l’indirizzo etico del Paese.
È per questo motivo che proporremo una legge di iniziativa popolare perchè la cultura dell’antimafia entri nelle scuole medie e superiori insieme all’educazione civica e nelle università con un corso di diritto specifico sull’antimafia all'interno delle facoltà di giurisprudenza e un corso sulla storia del giornalismo antimafia all’interno delle facoltà di scienze della comunicazione.
Non esiste altra soluzione che indirizzare questo Stato su una linea culturale specifica, che costruisca la piattaforma morale dei nuovi giovani nelle aule delle scuole e delle università.
Abbiamo scelto la formula della legge d’iniziativa popolare perché sarà un testo che i cittadini italiani sceglieranno di discutere in Parlamento, delineando così un monito civile e morale all’Italia intera. Ci sono momenti nella vita di un Paese in cui non ci si può più permettere di aspettare.
Nel nome di Falcone, di Borsellino e delle tante vittima di mafia possiamo essere ancora tanti e siamo vicini ai ragazzi di Locri, a Roberto Saviano a Rita Borsellino ai magistrati e alle forze dell’ordine che combattono in prima linea.
Per tutto questo il 26 agosto a Pesaro, alla Festa Nazionale de l’Unità sull’informazione, insieme al responsabile antimafia dei DS Lorenzo Diana, a Giuseppe Lumia, Pietro Ingroia , Elisabetta Caponnetto, Annamaria Pancallo dei ragazzi di Locri,a Roberto Morrione faremo un grande incontro sui nuovi linguaggi delle mafie, e sulla legge d’iniziativa popolare. Vi invitiamo così a firmare contro la mafia, per i vostri figli e per il futuro del Paese.
Dipartimento Informazione
ed Editoria dei Ds