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Unità: Alta tensione tra governo e sindacati sugli statali

Cgil, Cisl e Uil: subito il rinnovo a 101 euro, poi discuteremo. Domani l’incontro

27/05/2007
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l'Unità

di Felicia Masocco / Roma

IL DETONATORE Il governo è fiducioso sul vertice di domani sugli statali. La Cisl è ottimista, Cgil e Uil non lo sono. Ma tutte e tre concordano su un fatto: i contratti pubblici vanno chiusi a 101 euro e con durata 2006-2007, cioè biennale. Dopo si può di-
scutere di tutto. «Non a questo tavolo», avverte Luigi Angeletti, per il quale la riforma contrattuale deve avere come protagoniste anche le controparti private. «Non a questo tavolo» e solo quando anche i contratti privati saranno rinnovati, è la posizione della Cgil che dice di non avere «chiusure aprioristiche» a confrontarsi sulla durata dei contratti pubblici non fosse altro perché il governo-datore di lavoro procede con bilanci su base triennale. Quanto alla Cisl da sempre incalza per la riforma. Ma anche per il sindacato di Bonanni prima si deve chiudere la partita attuale alle regole attuali, poi si deve aprire un tavolo «solo per il pubblico impiego» che tenga dentro struttura contrattuale, salari e Memorandum. «Se il governo proporrà di fare l’accordo solo a patto di allungare di un anno non ci stiamo», spiega il leader della Fp-Cisl Rino Tarelli.
A ben vedere i sindacati sono divisi fino a un certo punto. Anzi, da un certo punto in poi, cioè su come procedere per il futuro. E nel futuro, si sa, possono succedere molte cose. Al governo la decisione se tirare la corda o no. Se ritardasse ancora i rinnovi pubblici magari con l’intenzione di risparmiare sul 2008 si ritroverebbe tutti i sindacati contro e non solo nel pubblico. Luigi Angeletti e Raffaele Bonanni ieri hanno lanciato un allarme ricordando che sono 7 milioni e mezzo i lavoratori con contratti scaduti e quindi con salari fermi. Sarebbe un bel problema, osserva Angeletti, se emulando il governo-datore di lavoro le imprese si attardassero ulteriormente. Sarebbe un detonatore. «Si stanno creando le condizioni per conflitti sociali seri e duraturi, la pace sociale sarà un ricordo», dice il segretario della Uil, che addita Confindustria e Confcommercio, ma è un parlare a suocera perché nuora intenda. Anche per Bonanni i rinnovi devono tornare ad essere «fisiologici» e vale per il governo e per le imprese perché altrimenti «si rischiano forti scontri». L’esecutivo sta dando il «cattivo esempio», è la sua opinione. «Milioni di lavoratori perdono potere d’acquisto ma non interessa a nessuno».
L’impressione è che la vertenza degli statali si vada riempiendo di aspetti «impropri». Non è più confronto o scontro tra due parti, ma rischia di misurare la tenuta delle diverse anime del governo, quella del fronte sindacale e di riaprire lo scontro tra questi e le imprese. «Chi pensa di dividere il sindacato avrà un’amara sorpresa», è però la convinzione di Paolo Nerozzi della segreteria Cgil. Pessimista sull’esito dell’incontro di domani perché non vede «la volontà del governo», il segretario confederale definisce «insopportabile» la tesi secondo cui sulla triennalità Cisl e Uil sarebbero d’accordo e la Cgil no. «Non c’è nessuna chiusura aprioristica della Cgil - afferma Nerozzi -. Finiti i rinnovi pubblici e privati si potrà discutere» della riforma contrattuale. «Il sindacato è responsabile e l’ha dimostrato con la Finanziaria» è poi la risposta al premier, «al contrario della sua maggioranza che non faceva altro che proporre emendamenti». Conclusione, se si vuole scongiurare lo sciopero, si chiuda a 101 euro e si proceda con il Memorandum. Senza «trappole». È il leader della Fp-Cgil Carlo Podda a parlare di «un trucco banale» riferendosi all’ipotesi di passare da 2 a 3 anni per il contratto 2008-2010 «spalmando le stesse risorse su tre anni anziché due». Per un rinnovo triennale servono almeno 3 miliardi in più. «Ci sono»?
Il ministro Cesare Damiano è invece ottimista. «Abbiamo fatto 30 facciamo 31, siamo ad un passo dal traguardo. Spero si arrivi a conclusione». «Le risorse sono decise», afferma. Quanto alla triennalità «è una delle questioni in campo, ma riguarda il futuro. Naturalmente il sindacato deve essere d’accordo».


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